Venezia 80 – Pinoquo: recensione del cortometraggio di Federico Dematté

La recensione di Pinoquo, il cortometraggio di Federico Dematte presentato nella Settimana Internazionale della Critica di Venezia 80.

Succede di notte, in periferia, quella più profonda e tormentata. Questo è il mondo da cui nasce Pinoquo, il film di Federico Dematté, in concorso alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, nella sezione Settimana Internazionale della Critica.

Pinoquo: il racconto di una notte tumultuosa

Cora è una sedicenne come molte altre, ha degli amici, inizia a frequentare un ragazzo e, una sera, quando lei e il suo gruppo vogliono andare a realizzare un graffito all’interno di una scuola, lei vorrebbe portare anche il ragazzo con cui esce e un amico di lui – che sono di “West Milano”. Questa richiesta, scatena gli animi. “Gente che non conosco, a disegnare, non la voglio”, l’amico è chiaro, categorico, non dà possibilità di allargare le maglie, di “mercanteggiare”, lei invece continua, insiste, lo accusa di mancare di coraggio – l’amico teme di venire scoperto e pagare per tutti – e quella notte porta il ragazzo e l’amico. Lei non retrocede. Pinoquo racconta una notte tumultuosa, ore in cui i due gruppi di adolescenti si affrontano proprio dentro quella scuola vuota dove avrebbero dovuto semplicemente fare un graffito. Di lì a poco una tempesta umana, non metereologica, si abbatte, quei ragazzi e quelle ragazze finiscono per riversare nei corridoi della struttura tutto il loro turbamento, fra tradimenti e violenza.

Dematté è lì, in mezzo a quei ragazzi di cui conosce il linguaggio, i gesti, il suo occhio si avvicina talmente tanto alle facce dei ragazzi da farci sentire la loro rabbia, il loro rancore, il desiderio di andare oltre, ribellarsi, fare qualcosa che oltrepassi steccati e limiti. 

Cora e i suoi amici, tra tradimenti, vandalismo e ricostruzioni

“Siamo qui per fare serata non per litigare”

Di fronte/dentro quella scuola che per le luci e le ombre notturne diventa di volta involta parco di divertimenti, luogo di studio e noia, prigione e luogo non luogo in cui vivere senza regole. Fumano, ballano, vanno sullo skateboard, si abbracciano e si guardano di nascosto, furtivamente. Esplode poi tutto, i ragazzi rompono, distruggono, proprio come fanno con i loro rapporti. Al centro di tutto c’è Cora che dovrebbe essere colei che tiene tutto insieme, invece non riesce a farlo, anzi. Pinoquo è la fotografia di un’età precisa, è rappresentazione di tutto ciò che si crea e si distrugge, cose, rapporti. Basta poco e le relazioni, i legami si annodano e si sciolgono e Cora è il punctum introno a cui questi fili si attorcigliano.

“Sincero, non c’ho tanta voglia di andare a casa”

Pinoquo è anche una narrazione di amicizia e di fratellanza, Cora ha il suo gruppo di amici, è colei che sbaglia, che fa scelte sbagliate, a causa sua finiscono male anche gli altri ma loro sono anche uniti da un legame solido, qualcosa che li tiene uniti nonostante tutto.

Pinoquo: conclusioni e valutazioni

C’è un’età in cui tutto è tormento e rabbia, liti e amore, scontri e deflagrazione e Pinoquo mette tutto questo in campo. Dematté, con l’aiuto di una colonna sonora che spiega perfettamente la tensione vissuta in quelle ore, entra tra le piaghe e le pieghe della pelle di questi ragazzi e di Cora, si avvicina per sentire ogni parola, per carpirne i sentimenti, per far capire allo spettatore che si tratta di una storia anche di tradimento e gelosie, di vandalismo e caos. Potrebbe sembrare una storia alla Giulietta e Romeo, due fazioni, due parti diverse di Milano, facenti parte di un contesto differente, potrebbe sembrare un’istantanea di un gruppo di ragazzi alle prese con i loro turbamenti, Pinoquo invece è un cortometraggio che mette in luce quanto sia difficile essere giovani, quella notte diventa metafora di ciò che Cora ha dentro – o meglio di ciò che molti hanno dentro.  

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3
Sonoro - 3.5
Emozione - 3

3.3