Petit Paysan – Un eroe singolare: recensione

Un film che rappresenta bene la simbiosi tra allevatore e mandria in una storia tra il documentario e il thriller. Petit Paysan - Un eroe singolare è al cinema dal 22 marzo!

È di mucche che Hubert Charuel vuole parlare nel suo primo lungometraggio. Di fattorie e della simbiosi che si va a creare tra allevatori e animali. Una mandria e un’epidemia che il regista elabora assieme alle sue origini contadine, a cui va poi a dare forma attraverso l’opera Petit Paysan – Un eroe singolare. Una storia di perdita e di ciò che la parola fine può veramente significare per uomini e donne di campagna.

Pierre (Swann Arlaud) è un allevatore. Un buon allevatore. Ma, nonostante il suo svolgere con premura le mansioni che come tale gli spettano per preservare il proprio bestiame, quest’ultimo viene comunque afflitto da un morbo che si sta rivelando mortale già in diversi paesi. Una malattia, che dopo Olanda e Belgio, anche la Francia si ritrova ad affrontare. Ed è tentando di mantenere viva la propria attività che Pierre deciderà di non fare con nessuno parola delle sue mucche vittime del malanno. Un segreto assolutamente non facile da mantenere.

Petit Paysan – Un eroe singolare: la simbiosi tra l’allevatore e la sua mandriapetit paysan un eroe singolare cinematographe

Pierre è il “principe delle mucche” eppure non riesce a mantenerle in vita. Un disagio evidente, dolore e preoccupazione trasparenti nel personaggio principale di Petit Paysan – Un eroe singolare, interpretato con l’ombra del timore dal francese Swann Arlaud. Un volto che è paura, sia del proprio stare nel mondo sia nel proprio essere nel lavoro. Perché chi è allevatore lo è anche quando torna a casa, chi è allevatore può esserlo soltanto in funzione della propria mandria. E se quella mandria muore anche l’allevatore è costretto a morire.

Il film di Hubert Charuel – vincitore di tre premi César per la migliore opera prima, migliore attore protagonista e migliore attrice non protagonista – torna alla terra come soltanto una persona nata su quel suolo avrebbe fatto. Quella veridicità nella sofferenza di un uomo di fattoria che, più di qualunque altro lavoratore, venendo privato della materia prima del proprio mestiere perde anche la propria identità, in balia di uno Stato che non sapendo guardare neanche ai grandi, è del tutto impossibilitato ad aiutare le comunità più ristrette.

Petit Paysan – Un eroe singolare: un quadro tra realismo e finzione della vita dell’allevatore

petit paysan un eroe singolare cinematographeÈ dal rischio di un’epidemia, da un male su larga scala che colpisce indifferentemente un numero maggiore o minore di soggetti, che Petit Paysan – Un eroe singolare  parla del singolo, entrando nello specifico nelle problematiche di un proprietario il quale, tra rabbia e tristezza costante, non può continuare ad occultare ciò che di terribile affligge le sue creature. Avvalendosi della conoscenza sul campo del regista, il film si addentra nella campagna dove il volare delle mosche è continuo e riproposto in tale maniera anche davanti alla macchina da presa. Un rispecchiamento della quotidianità dell’allevatore che entra talmente nel dettaglio da portare alla pellicola un tratto documentaristico, che viene meno solo quando il regista prova a dirottare verso suggestioni da thriller la propria pellicola.

Un film sincero Petit Paysan – Un eroe singolare, che tra il realismo e la finzione crea una commistione dove è facile constatare le mansioni delle fattorie e il senso di amarezza che proviene dal suo protagonista Pierre e va riversandosi poi sugli altri personaggi. Un’opera che sa cosa vorrebbe dire passare una vera disgrazia, ma la quale sul finale tende a tirarla troppo per le lunghe, appesantendo leggermente una narrazione che per più di metà film si era rivelata snella e in grado di sfruttare le potenzialità della mescolanza di generi. Un quadro comunque leale verso la professione e l’unione che va legando nel contesto agreste umani e animali. Un’interconnessione e la desolazione successiva che ne può derivare al momento della scomparsa di una delle due parti.

 

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 2.5

2.8