Peppermint – L’angelo della vendetta: recensione

Jennifer Garner è la protagonista di peppermint - L'angelo della vendetta, un action fuori tempo massimo che non riesce a rendere nulla credibile

Il cinema e l’audiovisivo dell’ultimo decennio hanno dimostrato le loro preferenze per le decadi passate. È il regno degli anni Ottanta quello che più sembra aver influenzato l’immaginario collettivo e il medesimo che ha invaso, con una sorta di costanza, gli ultimi prodotti della cultura visuale. Un’epoca che, probabilmente, verrà surclassata per dare spazio ad ulteriori periodi, come già avvenuto con l’ambientazione 90s dell’ultimo film sui supereroi Captain Marvel. Ma c’è una bella differenza tra il voler rappresentare una fase diversa dalla nostra e la negligenza del non saper inserire un lavoro nel proprio contesto temporale.

È ciò che è avvenuto con Peppermint – L’angelo della vendetta, action adattato ai nostri giorni, ma pregno di un’atmosfera retrò e inadeguata al cinema contemporaneo, che non riprende coscientemente uno stile passato, né mostra una solida volontà di attribuire un tono particolare alla pellicola. Ma si ritrova, comunque, fuori tempo massimo. Un film scontato dalla patina impossibile da poter riproporre, con glitch nel montaggio e quell’aria da servizi segreti dei più kitsch e sdoganati.

Peppermint – L’angelo della vendetta: l’ingiustificabile action/thriller di Pierre MorelPeppermint - L'angelo della vendetta cinematographe

Una vicenda non propriamente originale quella di Peppermint – L’angelo della vendetta, ma che non giustifica il trattamento anacronistico della pellicola. Jennifer Garner è Riley North, che ha visto uccidere davanti ai propri occhi marito e figlia piccola. Una tragedia in cui la donna non ha potuto trovare nessuna pace giuridica. I colpevoli da lei visti, legati al cartello della droga, vengono rilasciati da una politica corrotta e impenetrabile, che spingerà Riley a darsi all’anonimato e pareggiare i conti alla propria maniera.

Un po’ di Giustizia Privata, un po’ di Io vi troverò – siamo di fronte allo stesso regista, il francese Pierre Morel -, ma molti meno momenti da cui poter tirare fuori un cult o che possano giustificare le scelte di ripresa, l’assemblaggio di scene e la delineazione dei personaggi del film Peppermint. Una sceneggiatura che basa la propria formazione su puri atti, su gesta prevedibili, ma che non riescono a interagire bene per la creazione di un thriller d’azione che si addentri più in profondità, invece di rimanere sui proiettili volanti e i combattimenti corpo a corpo.

Peppermint – L’angelo della vendetta: la superficialità tecnica e di script del filmPeppermint - L'angelo della vendetta cinematographe

Momenti di superficialità che intaccano anche la protagonista. Non solo un’attrice, la Garner, per nulla in parte, ma di una credibilità che mette a dura prova la facoltà del cinema di farti presumere l’improbabile. Una sfida, in questo caso, fallita, tutta rappresentata dal volto fintamente corrucciato e intenso della sua interprete principale. Gravità che passa, prima ancora che per l’espressività di Jennifer Garner, per la scrittura dello script firmato da Chad St. John, che del generico fa la sua marca ufficiale. Che un’onesta lavoratrice americana, madre amorevole e ligio senso del dovere, possa trasformarsi in un killer assassino con addestramento militare, impeccabile nell’utilizzo di armi pesanti e agilissima lottatrice quando si deve venire alle mani, possiamo anche immaginarlo. Ma è la completa mancanza di dettagli sulla sua trasformazione che rende arduo il compito di seguire senza ridire la sua storia. Una trascuratezza imperdonabile, che pensa di poter fare dei pochi accenni tutto ciò che di sufficiente può servire all’attenzione dello spettatore.

Una scarsità nel racconto a cui la fattura tecnica non vuole di certo sottrarsi, abbracciandola a piene mani e attribuendola anche al compartimento della fotografia e del montaggio – come già nominato. Nonché pompando il lavoro sul suono fino a renderlo fastidioso e al limite dello stridente, aumentando la rozzezza della pellicola e abbinandosi a quel 90 style già ampiamente criticato. Un film che non funziona, impantanato in un immaginario action retrogrado e mal sviluppato.

Peppermint – L’angelo della vendetta, prodotto da Lakeshore Entertainment, Huayi Brothers e Tang Media Productions, sarà nelle sale dal 21 marzo, distribuito da Universal Pictures.

 

 

Regia - 1.5
Sceneggiatura - 1
Fotografia - 1.5
Recitazione  - 1
Sonoro - 1
Emozione - 1

1.2