Number 23: recensione del film di Joel Schumacher

Ci si può far ingannare da un numero? E se non fosse un inganno ma solo la tua vita che si compie?

Queste domande vanno ad infrangersi attraverso le lancette di un uomo che vive le sue giornate come chi abita la sua apatia con una grazia e un disinteresse che ha un non so che di ammirabile, consapevole che il suo lavoro, il suo quotidiano non ha grandi svolte, non trattiene slanci per il futuro ma ciò non implica necessariamente che abbia un’esistenza infelice.

Number 23 è un film del 2007, diretto da Joel Schumacher, in cui Walter Sparrow (Jim Carrey) è un accalappiacani ed il suo lavoro lo porterà ad incrociare i suoi passi con quelli di un essere singolare, un cane che bazzica tra le vie di un cimitero e che sembra faccia la veglia ad una persona ben precisa.

Ma come nei migliori libri di Stephen King l’effetto domino che sorgerà dal morso di quel cane porterà la pellicola a misurarsi con una trama di un libro, un diario-thriller firmato Topsy Kretts. Sua moglie Agatha (Virginia Madsen) coglie Number 23, questo pezzo di letteratura dimenticato dall’uomo, in una libreria da marciapiede e che con allusioni visionarie e magnetiche, lo porgerà ad un ignaro Jim Carrey che lo leggerà dapprima con le sopracciglia arpionate alla fronte e poi con il fare di chi osserva il proprio ritratto laddove non si aspetta che sia stato posto.

Number 23

Mentre Walter legge e i capitoli si susseguono affannosamente, egli evoca e trasla quelle parole che ritraggono le sventure del detective Fingerling e della sua amante Fabrizia, il quale apprende di un caso di una donna perseguitata da paranoie e ossessioni derivanti dal numero 23: questo numero bislacco e funereo segnò la vita della sua famiglia e dei suoi genitori, che scelsero il suicidio come unica via. Questa donna comprende bene di come anche lei sia stata raggiunta dagli spunti malefici di quel numero sventurato: lo vede ovunque, in ogni suo passo, nelle scelte più impulsive come il colore di una sciarpa, o le scarpe su un ripiano. Il libro si sofferma anche su dettagli di poco conto, piccole impressioni e ricordi del protagonista che vanno a riallacciarsi con la vita di Walter che inizia a sospettare che quel libro parli di lui e di come possieda una speculare deviazione delle sue scelte.

Number 23: l’ossessione per un numero che torna sempre ad indicare una fine, un modo di non poter essere artefici di nulla

Il cane è una sorta di bianconiglio e Walter un’Alice succube che cerca di farsi spazio tra ricordi rimossi e il presente che non sa spiegarsi. Ebbene questo numero è disseminato nella trama nel film così bene che quasi sfugge all’osservatore disattento: è nelle curve che Walter compie per tornare a casa, è nelle insegne luminose, nelle parole, nei gesti. Evidentemente il regista ci ha giocato molto e non ha temuto di misurarsi con la sua logicità paradossale, questo numero viene assecondato e compreso che sembra quasi recitare una sua parte, funesta e colpevole. Tutto riconduce li, ma sarebbe superficiale addurre che questo piccolo particolare sia solo una profonda e insistente coincidenza.

Number 23

Anche la storia parla chiaro: alcuni esempi citati proprio nel film sono l’Apocalisse di Giovanni, la bomba che venne lanciata su Hiroshima precisamente alle 8:15 (8+15=23), le cifre 11/09/2001 che sommate danno 23, come anche le cifre 15/04/1912 quando affondò il Titanic ed anche i Maya che erano convinti che il mondo sarebbe terminato il 23 Dicembre del 2012 (20+1+2=23). Da qui si nota come questo numero torni sempre ad indicare una fine, un modo di non poter essere artefici di nulla, di come sia molto temuto e vada tenuto lontano.

Ma se il destino mentisse? Se finanche il libro che riesce a dare uno slancio rivelatore e infausto al suo lettore più accanito, in realtà sia solo il risvolto di un peccato da condannare e di un peccatore che non ha potuto redimersi? Walter vuole capire, va a fondo alla storia leggendo ogni passaggio con precisione e comprendendo di come la struttura stessa del romanzo fosse divisa magistralmente da quel numero e di come si sveli e porti ad una sola verità. Precipitosa e inaspettata. Joel Schumacher lascia che ogni certezza si stacchi dalle pareti e celi un’anteriorità, un mondo disatteso e sepolto che andava riscoperto, analizzato e messo in discussione ancora una volta.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3.2

3.1