Roma FF16 – No tenemos miedo: recensione del documentario di Manuel Franceschini

No tenemos miedo, presentato alla 16esima edizione della Festa del Cinema di Roma nella sezione Riflessi, parla di una delle più grandi rivolte recenti che è avvenuta in Cile, a causa dell'aumento dei prezzi dei biglietti dei mezzi pubblici.

No tenemos miedo è il nuovo documentario diretto da Manuel Franceschini (Biopiratas) incentrato su un argomento che ha un impatto importante sugli equilibri globali. Si parla infatti delle rivolte popolari avvenute in Cile nell’ottobre del 2019 quando il governo ha deciso di aumentare i pezzi dei biglietti per i mezzi pubblici. Tale evento da una parte è un campanello d’allarme per ciò che concerne il sistema economico del paese sudamericano ovvero una vera e propria crisi del neoliberalismo, dall’altra fa riflettere su alcune complessità strutturali per nulla da sottovalutare e tra queste il fenomeno della Primera Línea è tra i maggiori argomenti di studio dell’intera realizzazione che non è da considerare in maniera superficiale come un semplice e banale movimento armato.

No tenemos miedo è tra i lungometraggi della sezione Riflessi nell’ambito della 16esima edizione della Festa del Cinema di Roma. Il film, distribuito da Lucky Red, è prodotto da quest’ultimo insieme a Istituto Luce Cinecittà.

No tenemos miedo: affrontare un problema con diverse prospettive

 No tenemos miedo, Cinematographe.it

No tenemos miedo comincia con un doveroso accenno storico, che aiuta a capire il contesto in cui ci troviamo: nell’ottobre del 2019, dopo che il Cile ha affrontato diverse tassazioni importanti da parte del governo, di stampo dichiaratamente neoliberista, si erge contro i propri governanti. Dopo che, infatti, aumentano i biglietti dei mezzi pubblici, la rivolta popolare esplode, mobilitando tantissime persone. Nonostante le intenzioni pacifiche, la polizia cilena attacca senza pietà i rivoltosi e ciò porta, inevitabilmente, alla costruzione di un particolare movimento “armato” ovvero la Primera Línea, organizzato in difesa dei cittadini contro i soprusi  delle Forze dell’Ordine. Per svariati mesi continuano ad infuriare le rivolte, con il governo che non riesce a gestire la situazione e il Covid che blocca momentaneamente la rivoluzione, ma che arresta solo temporaneamente le cose.

Il documentario è organizzato in modo tale da vedere l’argomento principale attraverso diversi punti di vista: in primis il regista riporta filmati di repertorio di telegiornali locali e dichiarazioni del governo cileno, così da porre le basi. Successivamente, in maniera intelligente, l’autore esplora quelle che sono le verità effettive riportando non solo delle interviste ai principali protagonisti di questa storia, semplice gente del popolo che combatte per il proprio paese, ma anche immergendo gli spettatori nella protesta. Il pubblico è reso partecipe, con delle riprese dal vivo, così da mostragli effettivamente cosa significano le rivolte nello Stato sudamericano.

Come collante perfetto di questa macrostruttura, No tenemos miedo si avvale di un repertorio musicale d’eccezione, tutto rigorosamente nell’idioma locale, che racconta tramite le note, testi e rime che importanza ha la Primera Línea e cosa sta accadendo nel Cile, visto che questa situazione è passata fin troppo in sordina. Ecco che quindi la colonna sonora, oltre ad avere un valore contenutistico imprescindibile, guida saldamente la realizzazione, inframezzando i vari registri stilistici usati in sede di regia e riportando inoltre un’importante documento socio culturale. Da sempre la musica, dalla sua nascita, è sempre stata uno strumento forte di divulgazione politica e questo ne è un calzante e brillante esempio.

In realtà, all’interno del film, non abbiamo una vera e propria sceneggiatura se non quando Manuel Franceschini decide volontariamente di usare una voce fuoricampo per introdurre alcune tematiche. Tendenzialmente, quindi, il film-maker lascia spazio direttamente a coloro che stanno vivendo questa storia che, ovviamente, essendone parte integrante posso presentare la loro versione dei fatti che per la maggior parte differisce da quello che invece diffondono i media. Per quanto sia suggestivo e corretto questo approccio in medias res nel problema, mancano fin troppo dettagli per capire effettivamente l’origine delle rivolte e soprattutto, come mai il neoliberalismo ha fallito nel Cile.

No tenemos miedo: quali sono le origini dell’argomento?

No tenemos miedo, Cinematographe.it

Certo, viene ribadito più volte che questo sistema economico privilegia una piccola parte della popolazione a scapito della maggior parte degli abitanti del Cile, ma per il resto non è spiegato altro visto che si va subito al cuore del discorso. Ciò è un peccato perché fornire degli effettivi dettagli in più sull’argomento poteva essere realmente utile per tutti i coloro che non conoscono la situazione cilena e vogliono effettivamente approfondire la cosa. Lo sguardo del creatore del lungometraggio è volutamente schierato e racconta principalmente la storia del movimento politico di cui vi abbiamo parlato poc’anzi, tenendo conto anche di qualche intervento esterno di qualche intellettuale locale.

Ecco, la scelta di tali figure si dimostra realmente efficace, perché, tra le loro riflessioni più importanti ne emerge una davvero interessante sul fatto che la Primera Línea non deve essere ricondotta solo ad una reazione eversiva nei confronti del Governo, ma ha una complessità tale da richiedere tanti studi, con una propria cultura, folklore, canti, “martiri” immolati per la causa e molto altro ancora. La pellicola, in questo caso, non diventa quindi una semplice testimonianza storica, ma ci rende partecipi di un aspetto affascinante: un popolo che pensa in modo autonomo ai propri bisogni senza necessitare di una forza autoritaria che impone dall’altro le proprie regolamentazioni.

Un altro elemento che stona un po’ con il resto è il finale: è chiaro che non ci potevamo aspettare qualcosa che realmente ponesse conclusione alla questione considerando che è ancora in corso, ma le ultime battute della realizzazione sono fin troppo in sospeso non tirando per nulla le somme sul tema. È come se idealmente si fosse posto un primo tassello un pochino incompleto sul problema e che si dà per scontato che ci sia in futuro un seguito. Ovviamente non sappiamo se il film-maker riprenderà successivamente tutto questo, ma per ora il senso di parzialità è evidente.

No tenemos miedo ha il grande merito di porre l’accento su un argomento quasi sconosciuto in tutto il mondo e lo fa mettendo in luce la vera storia della Primera Línea, iniziativa militante ingiustamente additata dalle fonti giornalistiche come semplice terrorismo violento. Una struttura efficace organizza il discorso da diverse prospettive, ma si dimentica più volte di andare alle radici del problema, descrivendo effettivamente nel dettaglio come si è arrivati a tutto questo. Oltre a ciò anche la conclusione ci sembra estremamente incompleta, lasciando tutte le varie riflessioni in sospeso. Il perfetto collante dell’intero documentario è la colonna sonora, scelta con cura e rigore e che inserisce l’opera in un contesto socio-culturale più ampio e variegato.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3.5
Sonoro - 4
Emozione - 4

3.8