Berlinale 2020 – Never Rarely Sometimes Always: recensione

La recensione di Never Rarely Sometimes Always, il film di Eliza Hittman con Sidney Flanigan presentato alla Berlinale 2020.

Il titolo Never Rarely Sometimes Always deriva dalla risposta che la protagonista deve scegliere durante un’intervista pre-aborto a Planned Parenthood, una clinica di New York dove è possibile interrompere una gravidanza indesiderata. Autumn, interpretata da Sidney Flanigan, è una ragazza semplice che lavora in un grande magazzino e ama la musica. Un giorno scopre di essere incinta e decide di fare un viaggio a New York con la sua migliore amica Skylar per porre fine alla gravidanza. Il film di Eliza Hittman è stato applaudito alla 70° edizione del festival di Berlino, anche per aver trattato un tema delicato come l’aborto con rispetto e sensibilità.

Autumn è una ragazza di 17 anni che è quasi risentita per il fatto che qualcuno si interessi al suo benessere. La telecamera esplora il viso di Flanigan per lunghi momenti, come per trovare delle risposte e comprendere i suoi pensieri prima, durante e dopo una decisione così definitiva.

Questo dramma al femminile affronta tutti gli step di una donna che decide di abortire negli Stati Uniti. Lo stato richiede che i minori ottengano il consenso dei loro genitori e poi c’è bisogno di soldi per portare a termine l’operazione a New York. Infatti l’amica di Autumn, Skyler (Talia Ryder) ne ruba alcuni dal negozio in cui entrambe lavorano e inizia l’avventura. Never Rarely Sometimes Always è semplicemente una rappresentazione del nostro presente.

Con Never Rarely Sometimes Always Eliza Hittman affronta la tematica dell’aborto con rispetto e sensibilità

Never Rarely Sometimes Always cinematographe.it

I film precedenti di Eliza Hittman, It Felt Like Love e Beach Rats, erano film per adulti in cui sesso e pericolo erano indissolubilmente intrecciati per i giovani personaggi che esploravano i propri desideri in erba nei regni a volte ostili dell’età adulta. Never Rarely Sometimes Always è invece lontano da quell’idea, e la protagonista deve gestire un effetto indesiderato del sesso. Il film vibra con il panico claustrofobico di essere intrappolato in un processo biologico, soprattutto quando Autumn inizia a cercare di indurre un aborto ingoiando manciate di pillole di vitamina C e dandosi pugni sulla pancia. Questi momenti rendono il film crudo ed emotivamente intenso per lo spettatore, mentre ne esce fuori anche un ritratto di un’America contemporanea ostile e brutale.

La brutalità che la regista infligge ai suoi personaggi viene fatta attraverso uno sguardo di indifferenza o abuso così istituzionalizzato che difficilmente viene riconosciuto come tale. È la brutalità a cui Hittman si appoggia a volte più del necessario, facendo sembrare che il mondo non abbia alternative per due ragazze adolescenti. Al centro del film una relazione di amicizia e complicità che non ha bisogno di essere sentimentalizzata per spezzare il cuore. Autumn non parla, ma Skyler non ha bisogno che lei lo faccia: la decisione di avventurarsi a New York insieme viene presa senza discussioni prolungate, come un atto di lealtà e amore che arriva senza fanfara. In un film in cui non esiste un posto sicuro, sia che si tratti della tua città natale o delle strade di Manhattan, un piccolo gesto che sembra enorme: il fatto di non essere solo.

Premiato col Gran Premio della Giuria a Berlino, il film vede nel cast oltre a Sidney Flanigan anche Talia Ryder, Théodore Pellerin, Ryan Eggold e Sharon Van Etten. È stato presentato in anteprima al Sundance Film Festival il 24 gennaio.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2
Recitazione - 3
Sonoro - 2
Emozione - 3

2.5

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