Mother: recensione del cortometraggio di Antonio Costa

La campagna soporosa, silenziosa, una casa, isolata, abitata due uomini. John (David White), costretto a letto a causa di una malattia grave, Plazen (Oltjon Bilaj), una sorta di figlio, un fratello che si prende cura, accarezza addolcisce le giornate, un amico che c’è sempre anche quando le scelte si fanno difficili, complicate. Racconta di questi personaggi Antonio Costa (François, Anne, 2011, A casa, 2012, Felice, 2015) nel suo cortometraggio Mother, prodotto da Antonio Tozzi con Yanez Film, in concorso al festival Capri, Hollywood e in proiezione su MyMovies dal 1 al 4 gennaio 2021. L’opera – il cui titolo si comprende solo lungo il cortometraggio – di Costa narra la storia di John e Plazen, delle loro malinconiche e struggenti vite, dell’isolamento nella campagna, di una mucca che sente ciò che sentono i due protagonisti.

Mother_Cinematographe.itMother di Antonio Costa: una parabola della misericordia e del dolore

Mother parla di sofferenza, quella di John che non riesce più a respirare autonomamente, quella di Plazen che assiste e partecipa al calvario di quell’uomo a cui è così legato, quella dell’unica mucca che assiste inerme e dolente a quel quadro asciutto e intenso. Il cinema di Costa arriva, grazie ad una regia fatta di primissimi piani e di campi lunghissimi, al centro delle cose e delle immagini, al nucleo della storia senza narrare troppo, senza troppe parole né spiegazioni. C’è qualcosa di inspiegabile e incredibilmente affascinante nei silenzi tra i due uomini, nei colpi di tosse e nei mugugni di John che risuonano nella campagna, negli occhi rossi e pieni di lacrime di Plazen che si trova di fronte ad una scelta difficile e straziante. John con la barba incolta e il volto segnato dal male chiede aiuto a Plazen, gli chiede di porre fine alla sua vita, nonostante le cure dell’infermiera e di Ana (Francesca Carrain). Non ce la fa più, tutto è difficile. Il calvario non può più andare avanti.

“Uccidimi”

Quest’unico verbo detto con un filo di voce, la poca rimasta al malato, è un imperativo quasi categorico che solleva John dal suo patimento quotidiano ma tortura Plazen. La parola cade come una scure su di lui mentre è intento alla lavanda dei piedi, alza gli occhi verso John. Non ha forza di rispondere o meglio la risposta sta in quel volto lagrimoso, frantumato e dilaniato. Il dubbio lo abita e la notte è abitata dai soliti rumori e dagli occhi sbarrati di Plazen che riflette e si tormenta. Mother ha il peso e la forza di un racconto per immagini che tocca nel profondo, un poema bucolico per l’ambientazione ma drammatico per il contenuto, che prorompe proprio in quell’assenza di parole che spesso si rivelano superflue e inutili. Si tratta di una parabola della misericordia e del dolore, di due uomini che si trovano in posizioni diverse ma che convergono nella stesso punto, l’essere lì, in quella stanza l’uno di fronte all’altro, l’uno che dà le spalle all’altro. Fuori dalla finestra c’è il terzo personaggio della storia, la loro mucca che osserva le attenzioni pietose verso John, guarda lo strazio che accade in quella camera con il distacco di chi è al di sopra di ogni cosa ma anche abbraccia gli infelici con una carezza partecipe.

Mother Antonio CostaTra morte e vita

Tutto è cupo; è come se una luce soffusa avesse avvolto quella casa, vuota, povera perché in essa esiste solo una cosa: il dolore. Plazen prende le luci natalizie, addobba stanze, finestre, letto, la mucca e sul volto di quel Cristo pop, anche se per pochi brevi istanti, si posa un sorriso. Per il giovane invece il patimento è continuo: sente i respiri affannosi, i colpi di tosse angoscianti, vede il corpo di chi una volta era forte, assottigliarsi sempre più, solamente quando è solo può lasciarsi andare e piangere. La sensazione è quella di vivere trascinandosi e di attendere qualcosa, attesa che è una costante nel cinema del regista, rappresentazione di un tempo da una parte dilatato, dall’altra sospeso come accade in campagna, dove è la Natura stessa a scandire ore, giornate, mesi.

Plazen prepara John, lo rade, lo prende in braccio e lo porta ad assistere al Miracolo della Natura: la nascita. Sta proprio qui molto del corto di Costa, nel rapporto tra vita e morte, Passione e nascita, la pietà per chi se ne va e la partecipazione per la madre che partorisce, si stringe in un quadro religioso ma anche profondamente terreno in cui i personaggi di questa storia si ricongiungono: John che tiene in braccio il padre, riproposizione filmica della Pietà di Michelangelo, la mucca che con gemiti e spinte dà origine ad una nuova vita. Ogni cosa è lì, in quei quadri di vita al termine e di vita all’inizio, di dolore e gioia.

Di nuovo una sola parola scioglie ogni cosa, il presente complicato, il passato, probabilmente non sempre semplice.

“Mi dispiace”

Plazen e John si guardano, si sorridono e il giovane bacia l’altro sulle labbra per dimostrargli quanto lo ami e quanto non si debba scusare di nulla.

Mother Antonio CostaMother di Antonio Costa: una storia che diventa universale

Mother è un corto che tocca chi guarda perché, nonostante gli abiti, l’ambientazione, mostra una storia universale. All’interno del casolare, in una grande distesa pugliese in cui la fattoria è immersa, in quel mondo agreste soffuso e velato, c’è il dramma di chi se ne va e di chi assiste il malato, c’è il punto di congiuntura di chi sta capendo e di chi è troppo stanco per capire. Costa con il suo occhio e la sua mano felice è capace di realizzare quadri di estrema poesia – quelle lucine di Natale che illuminano la notte, le pareti nude di quelle stanze, la mucca che placida assiste e partecipa – , ma anche le scene di profondo e sordo dolore di Plazen. La poetica di Costa è maturata se possibile rispetto alle sue opere precedenti. Ci sono molti dei temi (la morte, l’attesa, la malattia, il rapporto uomo-animale) e dei luoghi narrativi della sua arte (il silenzio che come una coltre pesante copre ogni cosa) ma c’è qualcosa in più, si ha infatti la sensazione di trovarsi di fronte ad un lavoro che si è evoluto lungo gli anni della realizzazione.

Mother_cinematographe.itUn cortometraggio struggente che tocca nel profondo

Costa ha realizzato un cortometraggio lirico e autentico, ha narrato uno dei momenti più drammatici – aiutato anche dalla colonna sonora, realizzata sempre da lui, che pone l’accento su i sentimenti dei personaggi – dell’esistenza umana con rispetto e asciutto struggimento. Mother è un’opera complessa, intima che commuove grazie ai primissimi piani dei volti disperati e stanchi di John e Plazen – i cui interpreti danno corpo e senso ad ogni espressione, ad ogni respiro affannoso -, alla storia stessa e al rapporto con la natura – la mucca che sembra avere una corrispondenza con i suoi padroni, il verde che sembra sostenere, accogliere e difendere il dramma dei protagonisti. Mother è un cortometraggio che merita di essere visto da più pubblici possibili non solo da quelli frequentatori dei Festival.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 4.5
Sonoro - 4
Emozione - 4.5

4.2