RomaFF13 – Monsters and Men: recensione del film di Reinaldo Marcus Green

Un dramma che esamina le conseguenze degli ormai frequenti “Police shooting” negli States.

Presentato al Sundance Film Festival 2018, Monsters and Men indaga nuovamente una tematica trattata più e più volte nella letteratura, nel cinema e nelle arti in generale. Diretto da Reinaldo Marcus Green, la realizzazione di Monsters and Men, ennesima pellicola sul razzismo, indica quanto ancora sia forte la necessità di parlare al mondo, di rendere cosciente ogni persona su quanto ancora siano attuali discriminazioni e razzismi nei confronti della popolazione di colore.

Un dramma che esamina le conseguenze degli ormai frequenti “Police shooting” (sparatorie attuate dai poliziotti per colpire persone di colore spesso senza un movente) negli States, tramite il punto di vista di tre protagonisti diversi: un testimone che riprende col cellulare una sparatoria in cui muore un amico, un poliziotto Afro-Americano che, nonostante la sua professione, deve confrontarsi ogni giorno col peso di essere una persona di colore, e un giovane ragazzo – promessa del baseball – che passa dall’essere un tacito osservatore a un partecipante di manifestazioni ed eventi contro il razzismo.

Monsters and Men: il dramma del razzismo attraverso la silenziosa reazione dei tre protagonisti

Monsters and Men Cinematographe

Come se fossero tre mini episodi differenti di una stessa miniserie, Monsters and Men presenta con un approccio empatico tre casi diversi di persone che condividono una stessa tradizione culturale, con la quale continuano ancora a fare i conti a distanza di secoli. Marcus Green traccia una linea soft e delicata per raccontare la drammatica situazione degli Stati Uniti nei confronti delle persone di colore. Ciascuno dei tre diversi episodi viene presentato come una sorta di fatto di cronaca patinato – basti notare anche il modo in cui appare la fotografia del film, con un’opacità e una nitidezza che si discostano molto dalle atmosfere cupe e se vogliamo crude di film come Detroit o The Birth of a Nation – che termina con un finale aperto. Il regista decide, intenzionalmente, di non apporre un punto di chiusura alle tre vicende.

Il film di Marcus Green non è propriamente un film di accusa, quanto piuttosto una pellicola che mira a riaccendere un certo tipo di consapevolezza attraverso le parole non dette, gli sguardi abbassati, e i gesti bloccati dei tre protagonisti, il testimone Manny Ortega (Anthony Ramos), il poliziotto Dennis Williams (John David Washington) e l’atleta liceale Zyrick (Kelvin Harrison Jr.). Per paura delle ripercussioni che le loro parole o le loro azioni possano avere sul comportamento degli ufficiali di polizia, i tre personaggi principali preferiscono tacere, trasmettendo però – attraverso la capacità performativa dei tre rispettivi interpreti – le loro vere emozioni e i loro più autentici pensieri. Occorre precisare che questo spessore psicologico, che offre dei personaggi a tutto tondo nonostante non sappiamo che direzione prenderanno i loro destini, viene anche veicolato da particolari indizi musicali e specifiche inquadrature e movimenti di macchina.

Tuttavia, in questa volontà (forse talvolta maniacale) di creare un’empatia tra personaggi e spettatori, si tende a non comprendere totalmente alcune decisioni o gesti compiuti dagli stessi protagonisti, rendendo alcune scene inconcludenti e controproducenti, poiché possono far sorgere dei dubbi irrilevanti.

Monsters and Men: un vademecum sul comportamento da attuare davanti agli ufficiali delle forze dell’ordine

Monsters and Men Cinematographe

È come se sempre più film su questa tematica (come per esempio anche i film di prossima uscita The Hate U Give e If Beale Street Could Talk, anch’essi presentati alla 13° edizione della Festa del Cinema di Roma) si ponessero come obiettivo la diffusione di un vademecum sul modo in cui persone di colore devono comportarsi ogni volta che incrociano sul loro cammino un ufficiale delle forze dell’ordine. Le parole d’ordine sembrerebbero essere: mantenere la calma e non reagire.

Esagerare con la ripetizione ed essere troppo ridondanti non potrebbe sortire l’effetto opposto ed essere controproducente al messaggio che si vuole veicolare? Certamente Men and Monsters è un dramma che fa riflettere e che ancora una volta tenta di far immergere il pubblico all’interno di certi meccanismi razziali dalla prospettiva delle vittime, ma non colpisce in modo incisivo, lasciando una sensazione di inconcludenza.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3

2.9