Biografilm 2018 – Minding the Gap: recensione del documentario di Bing Liu

Con Minding the Gap Bing Liu fotografa la storia di tre giovani che hanno fatto dello skateboard uno strumento di evasione.

Minding the Gap è un documentario diretto da Bing Liu, vincitore del concorso internazionale della 14a edizione del Biografilm Festival di Bologna.

Ambientato a Rockford, Illinois, il film di Bing Liu parte dalla sua città e dalla passione per lo skateboard. Bing ha 24 anni e decide di realizzare un documentario sulla sua vita e i suoi amici d’infanzia, Zack e Keire. In men che non si dica Bing apre uno squarcio sul passato, su tante storie personali e familiari drammatiche, intervistando i suoi amici, i genitori e ripercorrendo a ritroso i bei tempi passati assieme, tempi in cui l’unico vero sfogo era lo skate, e l’unico desiderio che serbavano era scappare da una realtà troppo stretta e da famiglie infelici.

Minding the Gap inizia come una storia sull’amicizia, sulla passione di tre amici per lo skate, ma diventa tutt’altro, scorre in direzioni inaspettate e sottolinea sempre nuovi temi. Il film combina filmati di alta qualità con immagini meno nitide di Liu, i suoi amici e le loro buffonate, catturando ogni acrobazia e ore e ore di conversazioni. Ma c’è anche tanto altro, ovvero momenti di confessione, interviste attuali e rivelatrici, in cui il regista offre uno sguardo sulle difficoltà di fare i conti con un passato insostenibile, tentando di sfuggire alle sue grinfie.

Minding the Gap: il documentario vincitore del Biografilm Festival 2018

Minding the Gap Cinematographe.it

Bing, Zack e Keire, oltre ad essere amici decennali, sono ad un punto di svolta: si trovano a dover affrontare l’età adulta in modo inaspettato, forse impreparati a ciò che gli attende. Ognuno ha un dilemma che lo imprigiona in una condizione di maturazione forzata: Zack deve prepararsi a diventare padre, quindi è costretto a diventare un uomo, pur non sentendosi pronto. Keire si sente intrappolato a Rockford, non ha mai affrontato seriamente la morte del padre e deve comprendere e fare i conti con la propria identità afro-americana. Liu stesso ha un trauma trascorso che desidera ardentemente superare.

La cosa che riunisce questo trio affiatato, e che li rende identicamente nella stessa condizione di transizione, è aver subito abusi e violenze in famiglia. Sia Liu che Keire sono stati maltrattati dai propri padri, e con il tempo hanno represso il doloroso trauma. Ma Liu ha uno scopo ben preciso, uno scopo terapeutico con il suo documentario: ognuno deve affrontare il proprio passato.

Minding the Gap tesse la storia di tre giovani che si sono rivolti alla passione e al mondo dello skateboard per evitare le proprie famiglie in difficoltà. Liu è abile e chirurgico, ed è disposto a parlare apertamente del proprio passato e di quello dei suoi amici, non solo per esorcizzare i demoni di antichi traumi, ma anche per sensibilizzarli per il futuro, come potenziali padri.

Bing Liu fotografa la storia di tre giovani che hanno fatto dello skateboard uno strumento di evasione

Minding the Gap Cinematographe.it

Infatti, mentre il film viene realizzato, la ragazza di Zack rimane incinta e Keire sta affrontando il trauma per la perdita del suo papà. Così Bing trova il coraggio di intervistare sua madre, a proposito degli abusi che entrambi hanno subito per anni dal padre, ormai scomparso. Queste, purtroppo, sono tutte persone con un trascorso oscuro, provengono tutti da una realtà familiare che confonde l’abuso con la disciplina. Ma i tre ragazzi non sono più bambini che vivono su uno skate per sfuggire al dolore; i tre protagonisti maturano, invecchiano e le prospettive cambiano.

Minding the Gap percorre passaggi pieni di ricordi e paure, il film cattura il loro processo di maturazione per un lungo periodo, mostrando cosa significa sentirsi emarginati e repressi, in un mondo che fa male. Come afferma lo stesso Keire nel documentario, dallo skate si cade, ci si monta sopra mille volte ma continuerai a caderci e a farti male, ma nonostante ciò non puoi fare a meno di amarlo, proprio come un genitore violento.

La cinepresa è libera e senza regole, sembra non esserci mai nulla di preparato o studiato, è tutto un racconto liquido, uno stile di osservazione libero, un ritratto preciso anche di Rockford che sembra una città fantasma. Il regista scivola al fianco dei suoi amici, mostrando le loro abilità e il modo in cui vivevano la quotidianità, scorrazzando per le strade, spesso abbandonati a loro stessi. Il risultato è una finestra unica, un documentario intimo con cui raffrontarsi. Minding the Gap racconta della vita di tre ragazzi la cui infanzia è stata preda di abusi e solitudine, in cui spesso l’inerzia ha avuto la meglio, ma che adesso potranno ottenere un sincero riscatto.

Regia - 4
Fotografia - 3
Sonoro - 2.5
Emozione - 2.5

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