RomaFF14 – Mi chiedo quando ti mancherò: recensione del film di Francesco Fei

La recensione di Mi chiedo quando ti mancherò, il film di Francesco Fei tratto dall'omonimo romanzo di Amanda Davis con protagoniste Beatrice Grannò e Claudia Marsicano.

Mi chiedo quando di mancherò (2019) è il nuovo film di Francesco Fei (Onde, 2004; Segantini – Ritorno alla Natura, 2016; Dentro Caravaggio, 2019), che, come suo costume, ne ha curato anche soggetto e sceneggiatura, affiancato da Chiara Barzini e Luca Infascelli, nonostante la pellicola sia in questo caso tratta dall’omonimo romanzo di Amanda Davis.

Le due protagoniste assolute sono Beatrice Grannò e Claudia Marsicano; accanto a loro c’è un cast italo-sloveno composto da Marusa Majer, Dragan Mishevski, Federica Fracassi e Riccardo Alemanni. La fotografia è stata curata da Brand Ferro, mentre il montaggio da Claudio Bonafede.
La pellicola è stata prodotta da Apnea Film, Invisibile Film, Casta Diva Pictures, Petra Pan Film Production e Rai Cinema, con il sostegno di Slovenia Film Fund, Fondazione Sardegna Film Commission e Lombardia Film Commission. La distribuzione è a cura di Istituto Luce Cinecittà. Mi chiedo quando di mancherò è stato scelto per far parte della sezione Panorama Italia di Alice nella Città, evento autonomo e parallelo la 14esima Festa del Cinema di Roma.

Mi chiedo quando di mancherò: la trama del film di Francesco Fei

mi chiedo quando ti mancherò, cinematographe.it

Amanda è una ragazza di diciassette anni con una vita resa difficile dal suo aspetto fisico e dalla sua timidezza, cause per cui viene ripetutamente fatta oggetto di bullismo a scuola, anche da coloro che pensava fossero dalla sua parte.

Incapace di farsi ascoltare dalla madre, con la quale vive, Amanda si ritrova completamente sola ad affrontare le conseguenze delle terribili attenzioni di cui è vittima, almeno finché, dopo un gesto estremo, la ragazza si ritrova improvvisamente con un’amica, diciamo, singolare ed esuberante.

Sarà la loro amicizia a permettere ad Amanda di uscire dalla brutta situazione in cui si era trovata per tutta la vita e a fuggire per andare lontano e costruirsi una nuova realtà, una nuova immagine e una nuova se stessa. Poco importa poi se l’amica sia immaginaria o meno.

Mi chiedo quanto ti mancherò: un bel tentativo

mi chiedo quando ti mancherò, cinematographe.it

Francesco Fei mette l’anima in Mi chiedo quando ti mancherò e questo va sempre rispettato.

La pellicola osa. Osa nella regia, nel montaggio, nella fotografia, nella recitazione e nella scrittura, sia per la sua decisione di vivere a cavallo tra due generi sia per il meccanismo del doppio racconto del passato e del presente. Con risolutezza Fei sceglie un tema delicato, complesso e sfaccettato e carica a testa bassa, accetta la sfida e decide di raccontarlo. Per fare ciò ci vuole una grande dose di coraggio, ma non sempre si riescono a soddisfare tutti i requisiti necessari ad una risoluzione all’altezza.

Il montaggio accompagna la narrazione in maniera pressante e autoritaria, tant’è che quest’ultima si arrende infine a lui, lasciandogli facoltà di registrarne tempi e respiri. Ciò può funzionare in un film come questo, che non segue un ordine cronologico, ma che decide di portare lo spettatore avanti e indietro nel tempo secondo un percorso autonomamente stabilito; si corre però il rischio di mandare in confusione gli eventi, sminuendoli e avvilendoli, tanto nel racconto del loro svolgimento autonomo, quanto nell’importanza nel contesto generale, ed è questo quello che succede. Se poi ad un montaggio squilibrato si aggiunge il passaggio continuo, e a volte scellerato, da un genere all’altro (si passa da un road-movie di formazione ad un drammatico adolescenziale fino a qualche ripresa a tema orrorifico) la frittata è fatta.

La recitazione non brilla di autenticità e a farne le spese è soprattutto il rapporto tra le due protagoniste, molto poco valorizzato da dei dialoghi stentati e che si basano su poco più che un paio di battute tutt’altro che ficcanti. La regia sperimenta, passando da primi piani improvvisi a ripetute sequenze panoramiche di fermo, riuscendo in qualcosa, ma peccando su gran parte del resto, di certo non aiutata da una fotografia che sà veramente troppo di B-Movie. Lo squilibrio generale ha una netta riconferma nella messa in scena, spaesante nel suo alternarsi arbitrario di pochezza e ricchezza.

Mi chiedo quando ti mancherò è un film anarchico, immaturo, caciarone e, forse eccessivamente, coccolato invece che guidato; ma è un film che ha un’anima grande e, nonostante i suoi mille difetti, riesci a restituire un essenza poetica che ti permette di percepirlo.

Il film è al cinema dall’1 luglio 2021 con Istituto Luce – Cinecittà.

Regia - 1.5
Sceneggiatura - 1.5
Fotografia - 1
Recitazione - 1.5
Sonoro - 2
Emozione - 2

1.6