Mezzogiorno di fuoco: recensione del film con Gary Cooper

Fra le pellicole che hanno segnato indelebilmente il genere western e in generale il cinema americano del dopo guerra, un posto d’onore lo merita sicuramente Mezzogiorno di fuoco, film del 1952 diretto dallo straordinario regista austriaco Fred Zinnemann. La pellicola si avvale della strepitosa performance di Gary Cooper, premiata giustamente con l’Oscar al miglior attore protagonista, e dell’incantevole presenza scenica della futura Principessa di Monaco Grace Kelly, al primo ruolo importante della sua breve ma memorabile carriera. Da segnalare inoltre l’esordio sul grande schermo in un piccolo ruolo di Lee Van Cleef, che diventerà in seguito una vera e propria icona del cinema western e indimenticabile protagonista del capolavoro di Sergio Leone Il buono, il brutto, il cattivo. Girato in un abbagliante bianco e nero, Mezzogiorno di fuoco è un film che non ha minimamente risentito del passaggio del tempo, e che riesce ancora oggi a coinvolgere lo spettatore in un clima di crescente attesa e tensione, impostando al tempo stesso un’efficace riflessione sull’ipocrisia e sulla meschinità della società.Mezzogiorno di fuoco

Mezzogiorno di fuoco: un ritratto cinico e disincantato dello squallore e dell’aridità del genere umano

Ci troviamo nella cittadina di Hadleyville nel Nuovo Messico nella seconda metà dell’800. Lo sceriffo Willy Kane (Gary Cooper) è appena convolato a nozze con la giovane quacchera Amy Fowler (Grace Kelly), e ha quindi deciso di dare le dimissioni per poter cominciare una nuova e più tranquilla vita con la moglie. Durante l’attesa per il nuovo sceriffo, una notizia inaspettata sconvolge la cittadina: con il treno di mezzogiorno arriverà in città la banda guidata da Frank Miller (Ian MacDonald), fuorilegge arrestato dallo stesso Kane anni prima ma ora scarcerato. Con la lealtà e il senso del dovere che lo contraddistinguono, Kane rinuncia alla fuga e decide di cercare di organizzare una difesa della cittadina dall’imminente assalto dei banditi; dovrà però scontrarsi con la codardia e con la viltà dei suoi concittadini, restii ad aiutare il dimissionario sceriffo nella lotta con un personaggio così pericoloso.

Mezzogiorno di fuoco

Mezzogiorno di fuoco è un western decisamente atipico sia per le tematiche che per la struttura narrativa. Fred Zinnemann sceglie infatti di raccontare gli eventi in tempo reale, rimarcando il progressivo avvicinamento della minaccia portata dal bandito Frank Miller con frequenti inquadrature di orologi e conseguenti riferimenti allo scorrere dei minuti e dei secondi. Questo genera un senso di profonda inquietudine e di crescente tensione nello spettatore, che si ritrova così a empatizzare con il protagonista, sempre più solo nella sua ardua missione, e a vivere la sua sfiancante attesa. Gary Cooper centra quella che è probabilmente la prova più riuscita della sua eccezionale carriera, delineando con le pieghe del suo volto e con la malinconica severità del suo sguardo uno degli eroi più intensi e profondi del cinema western. Lo sceriffo Willy Kane è infatti caratterizzato da un grande coraggio e senso del dovere, ma anche da una palpabile paura, che si trasforma nel corso del film in rassegnazione al proprio imminente destino e in sconforto per il comportamento delle persone che credeva amiche. Non è difficile leggere nel miserabile e omertoso comportamento dei cittadini di Hadleyville, che per paura o convenienza abbandonano Kane al proprio destino con le scuse più disparate, una feroce critica all’allora imperante maccartismo, che aveva generato in tutto il territorio statunitense e in tutti i livelli della società americana (Hollywood compresa) un clima da caccia alle streghe contro la crescente minaccia comunista. In questa metafora della società americana, la vera minaccia non è dunque rappresentata dai criminali, ma dalla stessa popolazione, sempre più schiava del conformismo e paralizzata nelle proprie azioni da un clima di sospetto e dalla paura di essere considerata nemica della patria e perciò perseguitata. Non stupisce la scelta dello sceneggiatore Carl Foreman di caratterizzare i personaggi secondari in maniera più sbrigativa e superficiale, mettendo così in risalto l’aridità e lo squallore morale di molti di loro. A emergere insieme al protagonista assoluto Willy Kane è così il personaggio della moglie Amy Fowler, che nel corso della pellicola abbandona il suo candore morale e la sua reticenza a qualsiasi tipo di violenza per supportare il marito abbandonato da tutti, dimostrando un carisma e una forza d’animo insospettabili. È la definitiva esplosione dell’astro nascente di Grace Kelly, che negli anni successivi incanterà il mondo con la sua classe e la sua grazia, arrivando all’Oscar e diventando la musa di Alfred Hitchcock prima di abbandonare il mondo del cinema e dedicarsi alla vita da principessa.

Mezzogiorno di fuoco

Pur essendo formalmente cinema di genere, Mezzogiorno di fuoco ci parla di temi profondi e universali come l’onore, l’importanza di combattere per i propri ideali e della miseria e della falsità che si annidano nell’animo umano. Le eccellenti musiche di Dimitri Tiomkin, fra cui spiccano le variazioni dell’indimenticabile Do Not Forsake Me, Oh My Darlin, rappresentano il perfetto completamento alle vicende della pellicola e all’accecante e a tratti volutamente opprimente fotografia di Floyd Crosby, che fa percepire allo spettatore l’asfissiante situazione vissuta dal protagonista. Quattro meritatissimi Oscar e l’apprezzamento universale da parte di critica e pubblico non rendono comunque l’idea di un’opera fondamentale per ogni cinefilo e dalla portata cinematografica incommensurabile. Alcune sequenze come l’inquadratura dei binari del treno protesi verso l’orizzonte, il tanto atteso duello o la stella dello sceriffo simbolicamente gettata a terra con sdegno e l’utilizzo del tempo, dello spazio e della tensione narrativa da parte del regista Fred Zinnemann  sono ancora oggi studiati e analizzati nel dettaglio nelle più importanti scuole di cinema in tutto il mondo, che donano così continuamente lustro e una seconda vita un capolavoro assoluto della settima arte.

Regia - 5
Sceneggiatura - 4.5
Fotografia - 4.5
Recitazione - 4.5
Sonoro - 4.5
Emozione - 5

4.7