Match Point: recensione del film di Woody Allen

Quanto peso diamo al fato? La sorte, il destino… Veri motori degli eventi o metafisiche scusanti per liberarci dal peso delle conseguenze dei nostri liberi atti arbitrari? Per il protagonista di Match Point la fortuna è la miccia in grado di far girare la ruota della vita e, come in una quotidiana sfida di tennis per la sopravvivenza, è il caso a sospingere la caduta di quella palla nel pezzo di campo che può portarci a favore o a sfavore, a raccogliere quel punto guadagnato per il riscatto o per l’umiliazione, a spingere verso la nostra desiderata vittoria o verso quella che irrimediabilmente risulterà in fine essere la nostra rovina.

Ritiratosi da poco tempo dalla carriera di giocatore professionista, l’irlandese Chris (Jonathan Rhys-Meyers) insegna a facoltose personalità l’arte del tennis. Ardito ascoltatore di opera lirica, sarà tale passione ad avvicinare l’introverso Chris al suo allievo Tom Hewett (Matthew Goode), ricco soggetto appartenente ad una nota famiglia benestante.

Stretto un legame di amicizia con l’abbiente Tom ed inserito da quest’ultimo nel giro delle sue conoscenze, il timido Chris dalle umili origini si ritroverà circondato improvvisamente dalla sontuosità di un’esistenza agiata e soprattutto dalla prospettiva di un futuro confortante, essendo diventato da subito oggetto amoroso della sorella del suo amico Chloe (Emily Mortimer).

Sistematosi così nella prosperosa borghesia inglese, sarà l’incontro con la fidanzata di Tom, l’aspirante e seducente attrice Nola Rice (Scarlett Johansson), a sconvolgere i piani di benessere di Chris, che si ritroverà così irrimediabilmente coinvolto in una turbolente spirale di bramosia, tradimenti e false verità.

Match Point – La quotidiana partita a tennis con la fortuna

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Scena iniziale del film Match Point

La fortuna, il desiderio, l’amore, il fato: l’equivalente cinematografico moderno del grande classico letterario Delitto e Castigo del russo Dostoevskij si forma e prende vita per il regista statunitense Woody Allen nel suo intrigante, sensuale, quasi mefistofelico film del 2005 Match Point, opera cinicamente lucida sulla crudeltà del raggiungimento dell’agio nella vita dove nessuna colpa viene necessariamente espiata, ma la freddezza d’animo regna sovrana sui sentimenti di pentimento e sugli ideali di moralità.

Nell’insidiosa scalata al rango sociale, mai ambita in precedenza, ma agognata dal momento in cui la sola punta delle labbra ne ha assaporato per un attimo la dolce ambrosia, il protagonista si ritrova ad incespicare inevitabilmente nel corpo e nei modi della provocante tentatrice Scarlett Johansson, ed è così che la razionalità vacilla, che il pragmatismo ostentato si lascia risucchiare in quel vortice che lo stesso Dante aveva riservato ai lussuriosi.

Improvvisamente la carne sovrasta la mente, il godimento offusca tra alti campi di grano il raziocinio mentre si lascia bagnare da una pioggia torrenziale, fino a che il personale egoismo non rispunta prepotentemente fuori come fulmineo era per breve tempo scomparso, occultando ogni possibile amore, ogni consumata libido ed ogni impronunciabile segreto.

Match Point – Lo scettico epilogo sulla rettitudine della vita

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Il protagonista Chris (Jonathan Rhys Meyers) e l’aspirante attrice Nola Rice (Scarlett Johansson) si abbandonano ad un momento di lussuria

Carico di sottotesti e pulsante di un’intensità da lasciar saturo di forti sensazioni lo spettatore, è innanzitutto il caso a determinare in Match Point le scelte e i risvolti del giovane protagonista interpretato dall’affascinante Jonathan Rhys-Meyers, la fortuna che in quanto cieca posa la sua ala favorevole su persone o crimini pur quando dovrebbe essere la giustizia a chiedere riscatto; la sorte che benevola non aiuta solo gli audaci, ma coloro che pur di riuscire nei loro individualismi sacrificano la purezza e l’integrità.

Sceneggiatura candidata all’Oscar per un notevole dramma tra thriller e sentimento che fa eco al più lontano e leggero lavoro dello stesso regista Woody Allen Crimini e Misfatti del 1989.

Match Point è l’illusione di poter scegliere il proprio destino quando questo in realtà è già stato scritto.

È l’imprudenza del cadere nei propri istinti eppure riuscire a risanarsi senza lasciarsi logorare dal senso di colpa, la rigidità dei sentimenti per il raggiungimento dell’ambizione e del denaro. Lo scettico epilogo sulla rettitudine della vita.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 4

4