Biografilm 2020 – Margaret Atwood: A Word After a Word After a Word is Power: recensione del film

Al Biografilm un documentario di Nancy Lang e Peter Raymont dedicato a Margaret Atwood, signora delle lettere canadesi e straordinaria icona femminista. 

Da bambina Margaret Atwood si assentava spesso da scuola, talvolta per addirittura due mesi di fila in autunno e per due mesi di fila in primavera: insieme a suo fratello maggiore, seguiva suo padre entomologo nella foresta del Québec, luogo di infinite avventure. La madre, con un passato da maestra, suppliva alle loro inevitabili carenze didattiche impartendo ai figli le nozioni di base di ogni disciplina. Un’infanzia in cui a Peggy, come Margaret Atwood – matriarca della letteratura canadese e una delle principali voci internazionali contemporanee – veniva chiamata in famiglia, era permesso di sperimentare la natura in libertà e in cui, ad eccezione della canoa, tutte le attività pratiche, anche quelle tradizionalmente maschili, erano concesse. Solo più tardi, intorno ai nove anni, assistendo alla visione del film Scarpette rosse, si rese conto di come, al di fuori del suo microcosmo famigliare, la cultura dominante fosse ancora permeata dalla discriminazione di genere e dalla dicotomizzazione tra successo professionale e realizzazione privata imposta alle donne: fin da piccole, alle ragazze veniva, infatti, inculcato che scegliere tra carriera e famiglia fosse necessario. Alla logica dell’aut aut, la Atwood si è, però, sempre ribellata.

Un documentario monografico sulla matriarca delle lettere canadesi

margaret atwood

La piccola Margaret Atwood in uno degli scatti privati mostrati nel film

Nancy Lang e Peter Raymont costruiscono con cura e attenzione quasi archivistica un documentario visivamente splendido e riuscito anche dal punto di vista della narrazione, grazie a un ritmo che ben si confà ad una maestra dello storytelling, dedicando il loro omaggio non soltanto alla straordinaria vicenda letteraria di Margaret Atwood, ma anche al suo spessore umano e al suo impegno in campo extra-letterario, soprattutto a favore dei diritti civili e della promozione di una maggiore sensibilità ambientale. Il sovrappiù di valore del film è, inoltre, dato dalla sua paradigmaticità: si guarda Margaret Atwood: A Word After a Word After a Word Is Power e si comprende come non sia soltanto la storia di una chiamata alla scrittura ma anche di un’esperienza di vita che ha lasciato il solco nel campo ancora accidentato delle lotte femministe.

«Nel manuale della mia scuola, solo cinque erano le professioni indicate come femminili: l’infermiera, l’insegnante di scuola pubblica, l’hostess, la segretaria, l’esperta di economia domestica», ricorda l’Atwood, che sognava, invece, di farsi strada nel giornalismo. «Ma anche se fossi diventata giornalista, avrei potuto scrivere solo necrologi o cronache di moda». Ecco allora che, con la prospettiva di vivere da randagia a Parigi, la Atwood, già autrice di alcune poesie, inizia a frequentare un corso di lingua e letteratura inglese dell’università di Harvard, ma anche lì, in uno dei templi del sapere, è costretta a fare i conti con le disparità di genere: l’unica biblioteca che contiene volumi di poesia moderna è ad uso esclusivo degli uomini.

Margaret Atwood: A Word After a Word After a Word Is Power, storia privata di una femminista (d’eccezione)

margaret atwood

Margaret Atwood con il suo compagno storico Graeme Gibson, scomparso lo scorso anno, e la figlia Eleanor Jess.

Spiritosa e senza peli sulla lingua, avvezza a rispondere a tono a intervistatori che le chiedono perché sia solita scrivere opere così crude e crudeli («non è lo è forse il mondo?»), la Atwood sottolinea energicamente, nell’interlocuzione con gli autori del documentario, come il suo romanzo più celebre, Il racconto dell’ancella, non sia nato dalla sua più sfrenata fantasia, ma sia invece e frutto di un paziente assemblaggio di spunti derivanti dalla cronaca. Uno scrittore è più che un sognatore un osservatore, il suo compito è di non chiudere gli occhi, di cogliere in ciò che lo circonda il germe di un futuro prossimo e poi trasformarlo, trasfigurarlo, farne racconto, ma senza rinunciare a quel fondo di profetico che ogni evento, anche il più apparentemente insignificante, dispiega agli occhi di chi sa vedere. La distopia è un’utopia al contrario, è uno slancio visionario che, anziché illuminare il domani, lo rabbuia perché la presa sulla realtà è, in verità, molto salda, la consapevolezza di quel che spetta all’uomo intensamente acuta.

Margaret Atwood: A Word After a Word After a Word is Power è, quindi, un saggio  filmico monografico che non si rivolge solo a chi l’autrice canadese la conosce e la legge, ma a chiunque della letteratura ha una considerazione alta e crede che sia un’arte preziosa, in grado di cambiare le cose, di edificare la civiltà, di sottrarci alla nostra cecità, di recuperare una verità che non può e non deve essere irrilevante. Margaret Atwood, raccontando la sua storia di libertà, determinazione e talento, ci racconta una storia di fede nella parola come strumento del vero, anche se a questo vero diamo il nome di fantascienza e di distopia, poiché il vero di cui è portatrice la parola letteraria è molto più radicale, nel suo farsi ponte tra la cronaca e il mito, di un semplice discorso di realtà.

 

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Sonoro - 4
Emozione - 4

4