Manodopera: recensione del film di Alain Ughetto

La recensione di Manodopera (Interdit aux chiens et aux italiens), il film in stop-motion di Alain Ughetto, al cinema dal 31 agosto 2023.

Un mondo plastico, fatto di macchie di colori, di personaggi tutti occhi e cuore e di un passato personale e collettivo, che dialoga con un presente in divenire. Manodopera scorge nel titolo italiano non solo la sua manifattura artigianale, ma anche il fulcro dell’intera narrazione. Quello originale, invece, Interdit aux chiens et aux italiens (cioè “vietato ai cani e agli italiani”) è più diretto e quasi ustionante: è il collegamento senza filtri a un tempo non troppo lontano, di un trattamento riservato a un popolo. Il regista Alain Ughetto narra – poggiandosi su una sceneggiatura scritta da lui stesso insieme ad Anne Paschetta e Alexis Galmot – la storia della sua famiglia portandoci nei paesaggi piemontesi degli inizi del ‘900 e instaurando un dialogo immaginario con la nonna Cesira. Così facendo l’autore riscopre vicende intime ma comuni a molte famiglie. Storia di amori, figli, preoccupazioni e cambiamenti fatti pur di sopravvivere. Una storia che, servendosi della stop-motion, si prende la briga di interferire graficamente con la presunta finzione: c’è questa mano del regista che si intromette nella scena, fornendo ai personaggi ciò che occorre affinché ci sia un prosieguo. E fa domande e ottiene risposte da un’anima che si materializza donna e madre, quella della nonna Cesira appunto, a cui presta la voce in lingua originale Ariane Ascaride. Ughetto allora crea rotte che solo apparentemente si localizzano nel passato, nella vita di quei nonni che vanno al di là delle Alpi in cerca di una vita migliore e nel marasma della sopravvivenza si premurano, semplicemente, di amarsi. Ci sono morti, lì nei paraggi, ci sono aerei di guerra, politica e fascismo; c’è il disagio di vivere secondo certe regole, ma a emergere, alla fine dei giochi, è la grammatica elementare di un amore che sconfina oltre il tempo e i luoghi. Come dice Cesira, rispondendo alla domanda se le manca o meno l’Italia: “non apparteniamo a un Paese, apparteniamo alla nostra infanzia”, cioè ai nostri ricordi, a ciò che riconosciamo come “casa”. Manodopera, che è costata all’autore ben sette anni di lavoro, affila poche parole e tanti silenzi, mette in scena poesia intarsiata dalla musica delicatissima e leggiadra di Nicola Piovani e, nello spazio che separa il passato dal presente, infila tutti i presenti e tutto il futuro; tutto l’amore e il dolore di chi parte e chi resta e di chi poi eredita quella vita, quel nomadismo, quelle mani sapienti e quella mania di narrare e creare.

Manodopera: valutazione e conclusione

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Alain Ughetto ci consegna, con Manodopera, uno spaccato di vita antica e contemporanea al contempo e lo fa con uno stile carico di magia e incanto, in cui ogni gesto è distillato e ogni dettaglio acquista un fascino particolare. L’intromissione del reale è puntuale e inattesa e, se proprio c’è una pecca, sta nel minutaggio dell’opera, che a tratti ci induce a pensare che sia più del dovuto. In ogni caso, il film di si presenta allo spettatore come un’opera singolare dal punto di vista visivo: un’esperienza immersiva e suggestiva, resa certamente tale anche dalla maestria di David Roussel (che ha ideato i personaggi insieme al regista), dalla fotografia di Fabien Drouet e Sara Sponga, dalla scenografia di Jean-Marc Ogier, dal montaggio di Denis Leborgne e dal contributo di Marjolaine Parot (capo animatrice), Nicolas Flory (direzione di fabbricazione), Camille Rossi (assistente alla regia e storyboard). Presentato per la prima volta alla 75° edizione del Locarno Film Festival e scelto come film di chiusura del 40° Torino Film Festival, Manodopera è stato premiato come Miglior Film di Animazione agli European Film Awards 2022, vincendo anche il Premio della Giuria al Festival International du Film d’Animation di Annecy 2022. Arriva nelle sale italiane il 31 agosto distribuito da Lucky Red Il film è co-prodotto da Film Commission Torino Piemonte – Piemonte Doc Film Fund, Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, Eurimages.
Regia - 4
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 3.5

3.8