Maigret: recensione del film di Patrice Leconte con Gérard Depardieu 

Maigret si propone come più di un semplice giallo, dipingendo un ritratto della vita umana con un ritmo e lento e costante.

Il regista francese Patrice Leconte dirige Maigret, un film basato sul commissario nato dalla penna di Georges Simenon e le sue indagini nel romanzo Maigret e la giovane morta. Una giovane donna viene ritrovata morta. Non ci sono indizi che possano ricondurre al colpevole. Il commissario Maigret indaga sul caso in una Parigi tenebrosa e indifferente alla sofferenza umana. Ciò che stupisce subito del film è il suo ritmo: intrigante, lento ed essenziale con pochi dialoghi misti a scene silenziosi cariche di tensione emotiva. Gerard Dépardieu dona a Maigret una presenza fisica che mette in risalto la figura sua imponente, schiva e crepuscolare, ricordando il lavoro svolto da James Gandolfini nella serie I Soprano. Maigret soffre di un problema ai polmoni e non rinuncia alla pipa nonostante le indicazioni del suo medico e si trova ad affrontare una dieta alimentare forzata.  

Maigret recensione Cinematographe.it

Un commissario di polizia dall’aria stanca, vecchia e disilluso dalla vita, “brancola nel buio”, come lui stesso afferma, e si muove a fatica e quasi controvoglia nell’alta società parigina in cui sembra si sia consumato l’omicidio della ragazza. Il regista sembra voler far passare in secondo piano la storia e la sceneggiatura concentrandosi sul lato umano dei personaggi che popolano la pellicola. Non ci sono particolari colpi di scena, scene d’azione al cardiopalma o conturbanti spiegazioni ai limiti del credibile come Sherlock Holmes. In Maigret tutto procede lentamente: il corso delle indagini, la caratterizzazione dei personaggi e la scoperta di una Parigi nostalgica ma al tempo stesso stagnante.  

Maigret: una pellicola che mira ad essere più di un semplice giallo

La soluzione del mistero viene rivelata quasi subito e non ci sono sorprese. Ciò porterebbe a considerare Maigret più come un film psicologico e drammatico piuttosto che un giallo. Infatti, basandosi semplicemente sulla costruzione della scena del crimine, Maigret apparirebbe un film piuttosto debole che fallirebbe nel riuscire a intrattenere chiunque abbia fame di un thriller elaborato. Ma Maigret è molto più di questo. Nel corso delle sue indagine, Maigret incontra una ragazza giovane e amareggiata dalla vita, amica della defunta che riesce a far breccia nella sua corazza emotiva ricordandole la figlia morta che ha segnato indelebilmente la sua vita. Ed è così che grazie al suo incontro trova una rinnovata forza per addentrarsi in una Parigi che assume quasi il significato di purgatorio, cercando di muoversi con cautela senza causare dolore che non sia necessario poiché anche lui stesso è stato toccato dalle ingiustizie della vita. Il finale, esattamente come tutta la struttura del film, è classico e perfettamente in linea con la storia derivante dalla fonte letteraria originale.  

Maigret osserva da lontano i frutti delle sue azioni durante tutto l’intreccio narrativo con un’aria stanca ma con una parvenza di speranza nello sguardo. Il film è imbevuto della malinconia propria dei film di Leconte e della filmografia francese in generale (con un omaggio alle atmosfere dei film di Godard) e dalla presenza fisica ed emotiva di Gérard Depardieu. Un film assolutamente consigliato che tuttavia potrebbe lasciare delusi chi cerca un classico thriller o un giallo caratterizzato da una trama elaborata. Il film sarà disponibile nelle sale italiane dal 15 settembre.  

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Regia - 4.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 5
Emozione - 3.5

4.1