Magari resto: recensione del film di Mario Parruccini

Una storia di verità svelate e indagine interiore. Le vicende dei personaggi fanno da sfondo alla bellezza del paesaggio del Cilento, vero protagonista della pellicola. 

Diretto dal giovane regista Mario Parruccini, Magari Resto debutta nelle sale cinematografiche il prossimo 10 settembre. Una commedia leggera, che aspira ad assumere le fattezze di un dramma personale ma resta ancorata alla superficie e finisce per gettare benzina senza far divampare il fuoco. Vero protagonista del film è il Cilento, che Parruccini – anche direttore della fotografia – ci mostra nella sua bellezza più selvaggia, sul tratto di costa di Marina di Camerota.

La trama di Magari Resto

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Francesca (Caterina Misasi) sta per sposarsi, ma proprio negli ultimi giorni di preparativi viene assalita da mille dubbi. Mentre Francesca si domanda se il matrimonio sia davvero la scelta giusta da fare e se si senta effettivamente pronta al “grande passo”, i suoi familiari e le sue amiche si danno un gran da fare per il gran giorno. Sarà il prete della parrocchia locale, Don Fabio (Enrico Lo Verso) a sostenere la ragazza ascoltandone le incertezze e provando a dare una risposta di incoraggiamento alle sue tante domande. Mentre Francesca vive una sorta di crisi interiore, il suo fidanzato non le è certo d’aiuto: la ragazza scopre di sentirsi più che mai sola, proprio nel momento in cui la madre e la zia sono pronte a rivelarle una pesante verità che le è stata nascosta per tutta la vita. Nonostante togliere il velo non sia mai facile, Francesca riuscirà a trovare la forza di ripartire, cominciando proprio da se stessa.

Ambizione alta, ma si stenta a ingranare la marcia

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Magari Resto è un film che ha in sé l’ambizione di non essere solo una commedia, una di quelle da trangugiare in novanta minuti per dimenticarsi dei propri problemi fintanto che si è avvolti dal buio materno della sala cinematografica. Peccato, però, che manchi lo sviluppo: c’è tanta carne al fuoco, ma niente fumo. C’è una sceneggiatura con due personaggi potenzialmente interessanti da esplorare, primo fra tutti quello di Francesca – la protagonista – alle prese con la sua indagine introspettiva, poi quello della madre che con la sua verità nascosta dà una svolta a una storia che sembra proseguire fino all’ultima parte del film in maniera del tutto piatta. Alla fine del film ci accorgiamo di non sapere niente di nessuno: troppi i personaggi che vanno in scena, senza che mai lo spettatore possa entrarvi in empatia, diversi i nodi narrativi mai sciolti.

Se la regia e la fotografia sono all’altezza delle aspettative – si tratta pur sempre di una commedia – è la parte dei contenuti a lasciare insoddisfatti: nonostante il cast abbia volti abbastanza noti, la recitazione non è delle migliori e gli attori non sono certo aiutati dai dialoghi che vanno dal farraginoso al “troppo diretto”.

Magari Resto alla fine osa ben poco, come nel montaggio così anche nel caricare i personaggi di carisma, di sfumature e di un bagaglio psicologico che abbia un certo peso. Il punto di forza della pellicola sono senz’altro le riprese aree che, grazie all’uso dei droni, ci mostrano una scenografia naturale davvero straordinaria – quella del Cilento. La natura incontaminata e un po’ selvaggia della costa di Marina di Camerota diventa inspiegabilmente la protagonista del film, non più relegata a far solo da sfondo alla storia. Tutto accade lì, tra le barche dei pescatori ormeggiate al porto e tra le baie di sabbia bianca del litorale e fa sì che Magari Resto sia un sincero omaggio a una delle terre più belle d’Italia.

Da vedere? Di certo non imperdibile.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2
Sonoro - 2
Emozione - 2

2.2