Lovely Boy: recensione del film Sky di Francesco Lettieri sull’abuso di droghe

Lovely Boy di Francesco Lettieri, qui al suo secondo film, è un ritratto doloroso e reale sulla vita di un giovane trapper.

Presentato alla 78ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, Lovely Boy di Francesco Lettieri arriva ora su Sky Cinema Uno e NOW. Il film si presenta come un racconto sul mondo della trap e l’abuso di droghe, ma ciò che ci risulta chiaro fi dà subito è che questi elementi fungono solo da cornice. La storia di Nic/Lovely Boy, emergente trapper romano, è in realtà fatta di scelte. È il percorso di redenzione di un antieroe, perché il nostro protagonista non può essere racchiuso in una semplicità dualità tra bene e male. Davanti abbiamo un racconto vivido sulle conseguenze di un mondo che può darti tutto per cinque minuti, e toglierti altrettanto per il resto della vita. Non ci sono carnefici, figure da incolpare, ma solo demoni da affrontare. Quelle di Nic sono scelte che si accumulano in una spirale discendente verso il vuoto e l’annichilimento.

Questo tipo di tematica non è nuova al cinema, basti pensare a film come Amore Tossico, Requiem for a dream, Trainspotting o Non essere cattivo. Se da una parte alcuni puntano alla speranza, altri chiudono il cerchio con amarezza. Lovely Boy rimane invece nel mezzo, sospeso tra passato e futuro; quello di Lettieri è un finale aperto a varie interpretazioni. Lovely Boy è un’opera interessante, asciutta e tagliente. Non mancano di certo errori, piccole sbavature sul disegno, eppure la storia ci colpisce lo stesso con tutta la sua forza. Il regista sperimenta, taglia, eclissa, sottrae e poi esalta. Dopo Ultras, l’universo del videoclip da cui proviene Lettieri ritorna qui in una formula distorta, come lo è appunto la vista di Lovely Boy.

Lovely Boy e il vuoto di un mondo senza responsabili

Lovely Boy - Cinematographe.it

Roma, il giovane Nic aka Lovely Boy (Andrea Carpenzano), è un trapper emergente. Insieme all’amico Borneo (Enrico Borrello) formano un duo alla ricerca della fama e del successo. Alle loro spalle un produttore in divenire, il rapper fallito interpretato da Riccardo De Filippis. L’amore della famiglia e della ragazza (Ludovica Martino) non possono nulla con le dipendenze di Nic, che cade inesorabilmente in un vortice di droghe e alcool. Gli amici intorno a lui girano lo sguardo dall’altra parte, lo deridono ma non fanno nulla per aiutarlo. L’unica soluzione possibile è il recupero, così il ragazzo viene mandato in una comunità di recupero sulle Dolomiti. Qui farà la conoscenza di altri che, prima di lui, hanno dovuto affrontare il suo stesso fardello.

La crudezza del film risiede proprio nel non avere responsabili. Alle spalle del protagonista non troviamo traumi, problemi relazionali o amicizie tossiche. Ed è qui che la realtà supera ogni fantasia, alla facilità con cui si può entrare nel vortice senza vere motivazioni. E allora Nic ci appare un ragazzo fragile, preda delle sue debolezze. Ma Lovely Boy non riesce a guardarsi dentro, a capire la ragione del suo essere così. È un vuoto incolmabile che le droghe, sul momento, possono solo lenire. Eppure, ciò che inizialmente per il trapper sembrava la cura, diventa uno squarcio che ingigantisce il vuoto. Il suo è uno sguardo perso nei secondi, mentre il mondo è andato avanti di ore. Il corpo rimane così indietro, si avvizzisce mentre coloro che prima gli stavano affianco ora vanno avanti senza di lui.

Un film freddo, tagliente e soprattutto reale

Lovely Boy - Cinematographe.it

La sceneggiatura di Lettieri, scritta insieme a Peppe Fiore, non cerca risposte né di proseguire un racconto psicoanalitico sulle scelte del protagonista. Lovely Boy racconta la vita di Nic così com’è, senza fronzoli drammaturgici. Lettieri non calca mai la mano sulla drammaticità delle scene, anche quando queste rappresentano momenti forti e pesanti. È come se una patina visiva desaturasse lo spettro emotivo dei personaggi. Ma in realtà è il mondo di Lovely Boy come lo vedono i suoi occhi. Il vuoto incolmabile lo avvolge in guscio di apatia apparente, ma ciò che succede al suo interno non ci è dato saperlo. Per noi i suoi sentimenti rimarranno un mistero, come misteriosa è la vita di un estraneo. È la vita reale, quella di qualsiasi persona ci possa passare accanto. A tal proposito è d’impatto il passaggio da Lovely Boy e Lonely Boy. Una solitudine interiore e profonda che si tramuta in cicatrici visibili.

Lettieri utilizza il salto temporale per raccontarci il prima e l’adesso, la caduta e il percorso di rinascita. Non avremo il momento catartico, la riuscita finale e ottimista del protagonista. Dall’altra parte abbiamo il mondo della trap, essa permea l’intera figura di Lovely Boy, il suo essere senza vergogna; eppure è un ricordo ormai lontano. Gli autori rappresentano una scena musicale spietata, che mastica, sputa e ricicla quegli autori a cui aveva promesso tutto. Il film è un ritratto freddo e reale sull’abuso di sostanze stupefacenti. Non è perfetto e neanche fatiscente, ma anche la vita non lo è sempre. I salti temporali alla lunga stancano la visione, per quanto siano ben costruite le scene del passato. Lo scarso spettro emotivo del protagonista causa anche una mancanza di piena immedesimazione. Eppure Lovely Boy riesce a catturarci anche in virtù dei suoi errori.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.3

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