L’Odissea (The Odyssey): recensione del film su Jacques Cousteau

Un film che narra la vita dell'uomo che preferì il silenzio degli oceani, mentre il resto del mondo correva verso la scoperta dello spazio.

L’Odissea (The Odyssey) è un film di Jérôme Salle, con Lambert Wilson e Audrey Tautou, che racconta della vita del regista, oceanografo e navigatore francese Jacques Cousteau.

Questo biopic, film di chiusura al San Sebastian 2016, ci porta tra le onde solcate dalla figura leggendaria di Cousteau, che da militare approdò alla National Geographic Society, inventore nel 1943 dell’aqua-lung, il primo autorespiratore ad aria, che rivoluzionò le immersioni subacquee, teorizzò che in futuro l’uomo avrebbe popolato il mare nell’era dell’Homo acquaticus, fino a divenire il volto di un’epoca che fornì determinanti nozioni ecologiche necessarie per apprendere tutto sull’ambiente sottomarino.

L'Odissea

L’Odissea ritrae il periodo storico che lo vede nascere come regista, come esploratore e accompagna la vita di Cousteau per un arco lungo 40 anni. Cousteau si avvicina agli oceani lavorando per la marina francese, cominciando a imbracciare velivoli e apprendendo di più sul mondo sottomarino. La sua smania di gloria e di divulgare i suoi saperi gli permise di mettersi davanti e dietro la cinepresa, riprendendo le sue gesta di esploratore, finanziate anche da aziende petrolifere senza scrupoli, o mediante metodiche invasive a discapito degli animali. Ciò a cui teneva più al mondo, oltre che la ricerca, era proprio il cinema. Le sue invenzioni prima e i suoi documentari poi lo resero celebre, e mentre il mondo puntava lo sguardo verso gli astronauti e la Luna, lui mostrava il mondo silenzioso, il mondo interno, attraverso la televisione.

Lo speciale di National Geographic The World of Jacques-Yves Cousteau diventò poi una serie televisiva: The Undersea World of Jacques Cousteau. Ma Cousteau non fu solo un mito.

Era pieno di debiti, in crisi esistenziale con la sua famiglia, con la moglie, che vendette tutto per costruire la sua Calypso, famigerata nave che lo affiancò in tutte le avventure. Finiti sul lastrico, furono costretti a vivere sulla nave, la sua natura irascibile lo portò a distaccarsi totalmente dal figlio Philippe; dapprima i due si affiancarono per realizzare i lungometraggi, ma per divergenze lavorative e visioni del mondo totalmente opposte si divisero per anni. Ma Cousteau ben presto capì il suo errore e abbracciò la vocazione ambientalista del figlio, riunendosi nel ’73 sotto la Cousteau Society, attraverso cui informavano il mondo dell’importanza della conservazione degli ecosistemi marini, impegnandosi insieme sul fronte comune per la difesa degli oceani.

L'Odissea

Nonostante ciò, L’Odissea (The Odyssey) resta una pellicola visivamente molto potente ma dialetticamente piatta.

Le profondità oceaniche che si mostrano in modo vorticoso non vengono accompagnate da una struttura narrativa rigorosa; non c’è una buona caratterizzazione del personaggio principale, Cousteau si perde nelle sue debolezze, il desiderio instancabile di farsi accompagnare ogni sera da una donna diversa, la fama, i produttori, la mancanza di finanziatori, una moglie stanca e sconfitta. Gli unici rapporti interessanti e che danno alla trama una nota positiva sono il ruolo di padre, soprattutto nei confronti del figlio Philippe, e il suo totale asservimento per il mare. Il suo ruolo di padre sembra dimenticarlo, lo mette in secondo piano, ad inizio film è antiteticamente mostrato nel suo periodo d’oro, quando i figli trovavano in lui esempio di conforto e gioia per il proprio lavoro.

Gli scenari marini, la costruzione di Calypso, i viaggi, le immersioni, sono state tutte riprese da Cousteau in vari lungometraggi, e gli sono valsi tre Oscar al miglior documentario, nel ’57, nel ’60 e nel ’65. Salle di suo ha ricostruito le stesse ambientazioni ricercandole tra la Croazia, il Sud Africa, l’Oceano Indiano, il Golfo Persico, il Mar Rosso, proprio laddove Cousteau navigava con la sua Calypso, il cui nome si pronuncia come un’allegoria, il sinonimo semantico di sé stesso.

L'Odissea

D’altronde lo stesso Cousteau non è mai stato solo un marinaio, un esploratore e un divulgatore, è un personaggio che per i suoi tratti contraddittori può dividere, permeato da una complessità rudimentale. Ne L’Odissea viene mostrato l’uomo dietro il mito, basato su linguaggio ipotattico, calibrato da alcuni aspetti di vita precisi e ben strutturati e dagli anni sulla terra ferma di Cousteau diversamente descritti in modo frivolo, nebbioso, mal composti e nettamente subordinati rispetto al resto della trama.

Detto questo, il lascito di Cousteau attraversa la pellicola in modo abbastanza efficace, soprattutto nel tratto finale. Lambert Wilson incarna senza infamia e senza lode un uomo che avrebbe potuto tributarlo di un encomio sublime, ma che purtroppo veste senza quel quid che riesce a rimanere impresso nella mente dello spettatore. Audrey Tautou d’altro canto si misura col ruolo di una donna e moglie passiva, deferente e che non rende giustizia a un’attrice così talentuosa; resta negli angoli, all’oscuro della trama e della vita di quest’uomo.

L'Odissea

L’Odissea lancia un messaggio importante, determinante soprattutto oggi.

Jacques Cousteau è d’ispirazione per chi si sacrifica e dedica la sua vita in difesa dell’ambiente, ha lasciato un’eredità tangibile anche oggi, grazie ad alcune leggi che tuteleranno ancora per molti decenni l’Antartide da sfruttamenti del territorio in ambito petrolifero.

L’Odissea sarà in prima tv su Sky Cinema Cult HD domenica 25 giugno alle 21.00.

Regia - 4
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 4
Recitazione - 2.5
Sonoro - 3
Emozione - 3

3.2