Lock & Stock – Pazzi scatenati: recensione del film di Guy Ritchie

La recensione dell'esordio alla regia di Guy Ritchie , una prova generale di cinema postmoderno in un contesto da commedia british.

Ammettiamolo: rivisto con gli occhi di oggi, Lock & Stock appare invecchiato, superato, persino sopravvalutato. Quel tipo di narrazione grottesca completamente sopra le righe, derivativa e ludica non funziona più, ma non solo: in verità ha funzionato poco anche all’epoca, e sono pochi i registi che hanno avuto la fortuna di cavalcare l’onda prima di risultare fuori contesto e imbarazzanti. Tra questi c’è Guy Ritchie, che prima di diventare marito di Madonna è stato un regista di videoclip che a 29 anni ha deciso di fare il grande salto verso il mondo della Settima Arte.

Occorre fare quindi uno sforzo, e pensare all’impatto che questi pazzi scatenati hanno avuto sul cinema di oltre una generazione fa, nel 1998. Lock & Stock rappresenta un curioso cortocircuito, un’opera genuina e assieme artificiosa. La genuinità è quella di un autore che vuole emergere e mettersi in mostra, caricando il suo lavoro di decine e decine di sollecitazioni e citazioni; il manierismo rimanda invece ad un certo esibito meccanicismo, una coazione a ripetere di ralenti per mostrare muscolarmente le proprie abilità tecniche.

Lock & Stock – Pazzi scatenati: armi, bagagli e canne di fucile

Lock & Stock - Pazzi scatenati, Cinematographe.itSi potrebbe iniziare dal titolo originale: laddove l’italiano semplifica connotando semplicemente la natura dei vari personaggi in gioco, l’inglese pigia l’acceleratore sull’ambiguità di senso. Lock, Stock and Two Smoking Barrels significa “otturatore, calcio e canna del fucile”, ma anche “armi, bagagli e barili fumanti”. E allora la storia dei quattro amici dell’East Side londinese che restano invischiati in un gioco più grande di loro, nella tela dello spietato boss Harry a cui devono restituire 500.000 mila sterline entro una settimana, avrà a che fare con borse piene di soldi, fughe rocambolesche, grandi bevute al bar e fucili (d’epoca).

Guy Ritchie non si fa e non ci fa mancare nulla, dichiarando apertamente di emulare Trainspotting, Quentin Tarantino (“Ma che è, Pulp Fiction questo?”) e il noir in stile Raymond Chandler. Un contesto innegabilmente divertente, anche se a volte appesantito dai continui eccessi, dagli ammiccamenti al pubblico e dall’autoreferenzialità. Stupisce – ma sempre con una certa dose di senno di poi – la bidimensionalità dei personaggi, macchiette (anche i più riusciti, come l’esattore dei debiti interpretato da Vinnie Jones) sullo sfondo di una vicenda in cui a contare realmente è solo il tono frenetico e grottesco.

Sulle tracce del postmoderno

Lock & Stock - Pazzi scatenati, Cinematographe.itIn questo luna park di scurrilità, violenza caricaturale (che resta però sempre fuori dall’inquadratura), prolissità e musiche accattivanti (James Brown, The Stooges, The Stone Roses) risiede l’anima più sporca e tagliente di quello che potremmo definire un calzante esempio di cinema postmoderno, in cui la storia ha un’importanza relativa, il rapporto con lo spettatore è improntato al mero divertimento e nulla di nuovo si inventa ma tutto si ricrea. E da questo punto di vista successivo e più conosciuto Snatch – Lo strappo (2000) rappresenta per Ritchie la perfetta quadratura del cerchio della sua poetica.

Ma la ricetta – a forte rischio parodia (di se stessi) – lo ha portato poi a ripetersi e ad esibire il medesimo stampo narrativo all’infinito (compreso l’ultimo The Gentlemen, ancora inedito in Italia). Nulla che non ci possa permettere di godere appieno del continuo citazionismo (l’exploitation anni ’70, il cinema demenziale colto incarnato dai due scagnozzi imbranati), delle presenze inaspettate (Sting!) e dei continui colpi di scena – che azzerano quanto visto fino a quel momento – presenti in Lock & Stock. Nonostante la nostalgia e la consapevolezza di essere di fronte ad una prova generale che non supera più brillantemente come un tempo la prova del tempo che scorre.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 2.5
Recitazione - 4
Sonoro - 3
Emozione - 2

2.9