Roma FF17 – L’innocent: recensione del film di Louis Garrel

Il film, nella sezione Best of 2022 della 17esima edizione della Festa del Cinema di Roma, racconta una storia semplice e divertente, con un parte finale molto interessante, ma brusca a livello di ritmo.

L’innocent è la sesta opera da regista di Louis Garrel (The Dreamers – I sognatori, Un castello in Italia) che è stata presentata fuori concorso al Festival di Cannes. Un progetto che arriva immediatamente dopo La crociata (2021), breve titolo dallo spirito ecologista irriverente e surreale. Stavolta, però, si torna sui binari decisamente più tradizionali, ma non per questo meno efficaci. La realizzazione, infatti, ironizza con intelligenza sul tema della falsità e della finzione, intelaiando una storia semplice, ma di impatto.

L’innocent, presentato nella sezione Best of 2022 della 17esima edizione della Festa del Cinema di Roma (che racchiude alcune delle migliori opere internazionali provenienti da Festival in giro per il globo), è di base una commedia romantica classicissima che rivela una complessità tematica per nulla banale, con un’accelerazione di ritmo nella parte finale che è sia il più grande pregio che difetto della pellicola. Quest’ultima, distribuita da Movies Inspired, non ha ancora una data di uscita ufficiale per l’Italia.

L’innocent: ridere con sapienza ed eleganza

L'innocent - Cinematographe

L’innocent candidamente e con trasparenza si presenta al pubblico con una tensione amorosa già preponderante fin dalle prime battute: ovvero la relazione un po’ improbabile tra l’attrice Sylvie (Anouk Grinberg) e il ladro Michel (Roschdy Zem), che a breve sta per uscire dalla prigione. Un unione suggellata da un matrimonio, per nulla sostenuto dal figlio della donna, Abel (Louis Garrel) diffidente nei confronti di Michel e disilluso dalla vita sentimentale da quando qualche anno prima ha perso la moglie in un incidente. Per tale motivo Abel inizierà a pedinare l’uomo con l’aiuto dell’amica Clémence (Noémie Merlant) arrivando ad una sconcertante scoperta.

È fondante, all’interno del lungometraggio, il tema romantico, ovviamente un elemento che potrebbe sembrare ridondante, specialmente nella filmografia di Garrel, ma in questo caso assume dei contorni decisamente inediti non solo e soltanto per il tipo inusuale di relazione suggerito che ha già di per sé dei presupposti particolari, ma anche per le conseguenze tematiche che comporta. Difatti, i due mondi che appartengono a Michel e Sylvie fanno entrambi parte del progetto, riuscendo a garantire uno strano bilanciamento contenutistico.

Ecco che quindi, ne L’innocent, emergono prepotentemente due linee narrative fondamentali per lo sviluppo della storia che poi vanno a convergere: da un lato è importante ai fini della trama, in particolare nella sezione finale, il tema della falsità, nello specifico la finzione scenica che però lascia trapelare una verità significativa che riguarda Clémence e Abel. L’universo del crimine, invece, che alimenta in qualche modo la dimensione mistery del film, è suggerito già nella prima parte, ma anche questo raggiunge l’apice proprio nella sezione conclusiva, dove si allinea all’altro elemento attoriale.

Il risultato è davvero molto efficace, specialmente se pensiamo al tipo di ironia che viene perseguita nel lungometraggio, una comicità mai volgare, elegante e raffinata che in realtà genera risata non tanto sugli sketch in sé, ma ridendo delle caratteristiche fisiche e mentali dei personaggi. Proprio Abel è una figura che funziona grazie alla sue fragilità fanno divertire, ma anche riflettere gli spettatori. Lo stesso, in generale, si può dire su tutti i personaggi, siano essi principali o secondari: un lavoro di decostruzione e caratterizzazione sicuramente affascinante che non passa inosservato.

L’innocent: una rapina che stravolge il film, nel bene e nel male

L'innocent - Cinematographe

Registicamente parlando, ne L’Innocent Garrel ha scelto di dare visibilità ai vari primari e comprimari che si alternano su schermo, non rinunciando ad inquadrature d’insieme utili per comprendere il contesto nel quale si svolgono le vicende. Peraltro, trattandosi di un racconto che ha un respiro in parte mistery, la macchina da presa in alcuni momenti si concentra sui dettagli, sugli indizi per lasciare spazio allo spettatore. In generale lo sguardo del regista non presenta virtuosismi particolari ed in realtà ciò è perfettamente in linea con l’intento progettuale, un piccolo lungometraggio che però nella sua compostezza risulta elegante.

Questa macchina della risata, purtroppo, si inceppa proprio nella parte più dissonante e curiosa della pellicola, ovvero nel colpo finale (non vi diciamo altro per non rovinarvi la sorpresa). Anticipata da uno dei dialoghi più belli ed intensi della realizzazione, tale fase della commedia sviluppa una sezione action molto dinamica che stravolge completamente quanto costruito fino ad ora e ciò ha ripercussioni sia positive che negative. È sicuramente apprezzabile il fatto che l’autore abbia voluto sperimentare, proponendo al pubblico un cambio di ritmo così repentino, ma è altrettanto vero che questa soluzione va ad alterare l’equilibrio brillante di narrazione e regia.

Degno di nota, però, è il ribaltamento finale che riporta l’intero progetto alla situazione iniziale con qualche cambiamento che è il risultato dei vari eventi che si sono susseguiti durante tutta la realizzazione. Ciò fa pesare molto le azioni dei personaggi, dandogli un’importanza notevole e questo fa capire che lo scopo ultimo della pellicola non era una leggerezza fine a sé stessa, ma un’ironia con delle ripercussioni forti capace di far riflettere con intelligenza. Poche parole sul cast: mantengono perfettamente uno standard qualitativo buono dall’inizio alla fine, anche se una follia o una divergenza in più sarebbe stata apprezzabile.

L’innocent è una commedia costruita con sapienza, nonostante non proponga nulla di nuovo. Si affida ad un linguaggio ironico semplice, frizzante e mai banale, portando avanti degli argomenti fondanti, in particolare il tema della falsità e della realtà che si va a scontrare con l’anima più dinamica e mistery della produzione. Un titolo leggero ed efficace nel suo ribaltamento conclusivo che però nella parte finale cambia bruscamente ritmo accelerando i processi registici e narrativi, croce e delizia di un lungometraggio divertente che si regge principalmente sulla caratterizzazione dei personaggi.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.5

3.5