Likemeback: recensione del film di Leonardo Guerra Seràgnoli

Tre ragazze, una barca, trentamila followers: Likemeback cerca di coinciliare mondo femminile, social e amicizia con poca efficacia.

Il cinema è illusione. Ha detenuto il primato della finzione per più di un secolo, creando mondi paralleli, svelati dal potere della tecnologia e dell’ispirazione. Ma i tempi cambiano, gli anni guardano in avanti e anche l’immaginario attraverso cui ripensiamo e ricostruiamo il mondo è mutato considerevolmente. Sono i social media ad aver ridefinito il concetto di immagine, di diffusione e di formazione di ideali visivi e narrativi, da cui la nostra contemporaneità non può più distaccarsi. E proprio il cinema e l’audiovisivo si sono premuniti di raccontare la trasformazione di un universo che erano stati i primi a rivelare, utilizzando i mezzi tecnologici – smartphone, GoPro, camere leggere – oppure rendendoli protagonisti assoluti delle loro storie.

Likemeback rientra in quest’ultimo girone. L’intersecarsi di microcosmi, dal ristretto luogo di una barca al trio di amicizie, tutti filtrati e ridefiniti sotto la lente severa seppur manipolabile della comunicazione in rete. Una potenzialità che diventa pianeta a sé in cui oramai è obbligatorio abitare e di cui la società ne risente le indefinite e insieme oppressive dinamiche. Esplicate dall’esperimento-film dello sceneggiatore e regista Leonardo Guerra Seràgnoli, che al secondo lungometraggio della sua carriera si approccia all’influenza dell’era digitale e ne rappresenta gli effetti sulle generazioni d’oggi.

Likemeback – La claustrofobia dei social e del mareLikemeback cinematographe.it

Poste su di un’imbarcazione, in viaggio tra le isole della Croazia, tre amiche sfidano la claustrofobia del mare e delle tensioni che un cellulare può esercitare. Da un clima di spensieratezza e libertà, il percorso nei social e la continua ostentazione della propria presenza sulle piattaforme online causerà nervosismo e ripercussioni nello scambio umano delle giovani, impossibilitate nel distaccarsi del tutto dal loro corrispettivo mediale.

Angela Fontana, Blu Yoshimi e Denise Tantucci si muovono libere all’interno degli spazi ristretti della barca e nella spontaneità ancora maggiore di una sceneggiatura che, partendo solo da un canovaccio di dodici pagine, ricerca la naturalezza e la casualità delle interazioni di oggi. La macchina da presa rimane incollata alle loro fisicità, prima di tutto al loro volto, e ne invade la privacy come se il social network fosse lì pronto a diffondere le loro intimità nell’etere di internet. Ma l’istintività richiesta dallo script, dall’atmosfera che l’autore vuole riportare, abusa della sua stessa disinvoltura, per sfociare in un caotico reportage di una realtà che, invece di corrispondere all’agghiacciante attualità social, ne depotenzia la carica oltraggiosa e di crescente pericolo, abbandonandosi a un’isteria macchiettista.

Likemeback – Quando anche i social non hanno nulla da condividereLikemeback cinematographe.it

Per quanto l’operazione di Likemeback permetta bene di capire le motivazioni della propria fattura, è l’assenza di un perno che si agganci alla quotidianità che ne declassa il risultato, facendo a meno di quella dose di paura, inquietudine e apprensione che un simile tema porta inevitabilmente con sé e che l’industria dell’audiovisivo ha già saputo trattare in ben altri modi e con ben altri meriti. Affossato, inoltre, da dialoghi che non esprimono il vuoto delle relazioni giovanili, essendo di loro già privi di qualsivoglia pregnanza ed efficacia. Problema a cui le tre attrici non possono sottrarsi e che una direzione approssimativa – e, ancora una volta, eccessivamente emancipata – rende poco fluide nell’interazione col film, che nella sua seconda parte fa della confusione di racconto e idee il suo status principale.

Un concetto chiaro fin dall’inizio, consumato con tanta velocità da non permettere a Likemeback di sfruttare fino alla fine le facoltà di sviluppo. Una dimensione al femminile che ne minimizza le sfumature e con personaggi destinati a essere tagliati con l’accetta, nelle descrizioni e nelle conversazioni. Telefonini come presenza costante, ma che con il cinema, in questo caso, non hanno poi molto da condividere.

Likemeback, prodotto da Essentia, Nightswim e Indiana Production Company, sarà in sala dal 28 marzo, distribuito da Nightswim in collaborazione con Altri Sguardi.

Regia - 3
Sceneggiatura - 1
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2
Sonoro - 3
Emozione - 1

2.1