Licorice Pizza: recensione del film di Paul Thomas Anderson

Anni '70, minigonne e amori proibiti. Paul Thomas Anderson torna al cinema con Licorice Pizza, al cinema dal 17 marzo 2022.

Un ragazzo conosce una ragazza. È una storia familiare, declinata, abusata, esaltata, spesso impoverita ma non qui. Licorice Pizza è la summa estetica di Paul Thomas Anderson, un microcosmo che è ontologia, un indizio nascosto per derivare una legge d’amore univoca, attingibile, materica. L’amore è repulsione, attrazione, distanza e mantenimento, equilibrio e vuoto ossessivo, è il silenzio stretto tra labbra che vorrebbero gridare ma delegano agli occhi, unico mezzo d’elezione, il compito di tenere in vita un sentimento.

Nato Soggy Bottom, il 9 settembre 2021 Licorice Pizza prende il nome definitivo dalla popolare catena di dischi della California meridionale, un legame con gli anni ’70 che il regista e sceneggiatore – qui accreditato direttore della fotografia con Michael Bauman – sottolinea in ogni squarcio di cielo della San Fernando Valley.

Il cast stellare, composto da Bradley Cooper, Benny Safdie, Maya Rudolph e Sean Penn alimenta in verità le fila dei comprimari, personaggi di contorno e di contesto, rappresentanza del mondo dei grandi, degli adulti, della Hollywood in via d’estinzione sullo sfondo della crisi economica e del vacuum politico. Sono Alana Haim, incredibile alla prima esperienza sul grande schermo, e il figlio d’arte Cooper Hoffman a guadagnare la luce, mentre si rincorrono veloci, muti e verbosi, personaggi semplici, mai fuori posto, ordinari, credibilmente consumati dall’amore.

Candidato agli Oscar (2022) nelle categorie di Miglior Film, Miglior Regista e Miglior sceneggiatura originale, Licorice Pizza è al cinema dal 17 marzo 2022 con Eagle Pictures.

Cooper Hoffman e Alana Haim sono Gary e Alana in Licorice Pizza, il nuovo film di PTA

1973, San Fernando Valley. L’incontro tra l’attore quindicenne Gary Valentine (Cooper Hoffman) e la venticinquenne Alana (Alana Haim) – assistente di un fotografo nella sua scuola – è già una storia d’amore. La differenza d’età li convince, nonostante il sentimento reciproco, al tacito accordo di far parte della vita dell’altro: amanti silenziosi, poi amici, ancora colleghi per il lancio di un’azienda di materassi ad acqua, gelosi il più delle volte, libertini, passionali, si allontanano e avvicinano continuamente, ambigui padroni di un sentimento figlio della purezza. La tensione sentimentale, cui fa da sfondo la pesante, costruita leggerezza degli anni ’70, alimenta un arco narrativo che si contrae e distende fino all’atto finale, in cui la maturità del sentimento tenuto in vita sovrasta ogni resistenza. Il gioco di sguardi, l’affezione, la chimica, la distanza asfissiante, le corse contro vento per ricongiungersi, la pulsione tradotta dai vinili, sotto il cielo azzurro della San Fernando Valley diventano un transfert possibile per chiunque desideri amare, o abbia bisogno di una spinta.

“You’re a very powerful feeling”: tutto il cinema di Paul Thomas Anderson in una frase

Licorice Pizza è un romanzo di formazione tradotto per il grande schermo, un viaggio emotivo, mai didascalico, che istruisce senza manuale. È una vita episodica quella che il regista edifica e descrive attorno ai personaggi di Gary e Alana, un film che sussurra in controluce, riverente al grande cinema da cui sembra coscientemente estromettersi. Eppure Licorice Pizza è un grande film, nel bagliore situazionale che il regista è capace di elevare ad eloquente atmosfera, nel tempo che concede a due amanti per potersi ricongiungere senza perdere nulla. Viversi senza il bisogno di definirsi, così Anderson avversa l’imperativo categorico che la nostra generazione asseconda temperando ogni sfumatura sentimentale, mossa dall’ardore impaziente di evincere l’epilogo di una corsa prima ancora di aver posato il piede sull’asfalto.

Licorice Pizza è un sentimento reale, potente, nutrito dal lirismo magnetico di Alana Haim tanto quanto dalla presenza scenica ereditaria di Cooper Hoffman, figlio dell’attore feticcio di Anderson, Philip Seymour Hoffman, recentemente scomparso. Eloquente al punto, forse, di riuscire a tratteggiare in pochi secondi il senso dell’opera, la scena della conversazione muta tra Gary e Alana: un momento infinitesimale, palpabile, riproducibile in un simulato anacronismo. Ecco forse la chiave di lettura del cinema di Paul Thomas Anderson, la sua riproducibilità dell’amore in tempi e spazi diversi, il valore metafisico del tempo, le lunghe strade, così familiari tra loro, da concedere a due estranei l’occasione di ritrovarsi. Nell’incendio emotivo, ridimensionato, covato, protetto di Licorice Pizza arde la fiamma dell’umanità intera, avida di pulsioni reali, proibite, condivise, familiari, assolte dal peccato morale e finalmente concesse da un taglio onirico che Anderson ricerca con vigore nel montaggio, accurato ed elegante nel suo scivolare in dissolvenza tra realtà e desiderio.

“Io non ti dimenticherò e tu non dimenticherai me” sussurra Gary ad Alana nell’incipit: una previsione che si estende per osmosi all’opera intera, forse, il gioco umano più riuscito di Paul Thomas Anderson.

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Regia - 5
Sceneggiatura - 4.5
Fotografia - 5
Recitazione - 5
Sonoro - 5
Emozione - 5

4.9