LFFEC17 – Rage: recensione del film di Lee Sang-il

Dal Lucca Film Festival 2017, Rage (Ikari), buon thriller giapponese in concorso nella sezione lungometraggi, scritto e diretto da Lee Sang-il.

Rage (Ikari) è un film giapponese presentato al Lucca Film Festival in concorso nella sezione lungometraggi. Scritto e diretto da Lee Sang-il (Villain, Unforgiven), è un thriller drammatico interpretato da Ken Watanabe, Kenichi Matsuyama e Mirai Moriyama.

Rage orbita attorno a tre storie differenti e parallele e un omicidio efferato. Una giovane coppia viene brutalmente assassinata nel proprio appartamento, a Hichioji city. Tutta la casa è piena di strisce di sangue fin su le pareti. La polizia cerca di capire chi possa essere stato a uccidere in quel modo disumano, seguendo tracce e segni nella casa. Ed è proprio nella ricerca di segni che gli agenti si imbattono in una scritta macabra sul muro dell’appartamento, un ideogramma scritto col sangue della parola Rage, rabbia.

Un anno dopo, attraverso dei reportage televisivi, i cittadini apprendono che la polizia è sulle tracce del killer, che è stato avvistato in diverse zone del Giappone e che di certo ha subito un’operazione di chirurgia plastica che ne ha cambiato alcuni tratti del viso. Il volto del killer viene diffuso in tutte le televisioni ed è una vera e propria caccia all’uomo, da Tokyo ad Okinawa.

Rage

Ed è proprio da qui, a partire da questo omicidio, che si intersecano le tre storie principali, quella di una figlia e di suo padre che lavora al porto a Chiba, Aiko e Yohei, un ragazzo che lavora per una grande azienda pubblicitaria, Yuma, e due studenti di Okinawa, Izumi e Tatsuya.

Aiko è una ragazza molto semplice, porta ogni giorno il pranzo al porto per il padre Yohei. Un giorno nel suo tragitto incontra un ragazzo, Toshiro, anche lui lavora lì, è un ragazzo molto timido, taciturno e vive solo. Aiko si affeziona a lui, i due si frequentano e si innamorano. Yohei non vede di buon occhio la cosa poiché Toshiro non vuole rivelare nulla del suo passato e la cosa lo indispettisce particolarmente.

Rage

Parallelamente la storia si sofferma su Yuma, un ragazzo che vive la sua omosessualità in gran segreto. Yuma è solito frequentare dei locali gay, una sera in una saletta più intima conosce Naoto. Escono spesso insieme, si piacciono e instaurano una relazione seria. Naoto conosce la madre di Yuma che è ricoverata in ospedale, entra a far parte della sua vita quotidiana, ma quando Yuma fa delle domande sulla vita e sulla famiglia Naoto non risponde mai, è molto reticente nel parlare di sé e tende a mantenere il silenzio assoluto sul suo passato.

La terza storia è incentrata su due ragazzi, Izumi e Tatsuya, due studenti di Okinawa che con la barca hanno l’abitudine di approdare su un isolotto vicino la costa, un posto disabitato e intimo che è un po’ la loro piccola oasi. Un giorno però Izumi trova un ragazzo molto eccentrico accampato lì in una casa semi distrutta, Tanaka. Tanaka chiede a Izumi di non dire a nessuno che lui si trova lì, lei non ha alcun problema e assieme a Tatsuya stringono amicizia e una sera escono assieme a cena.

Rage

Ma le vicende tenderanno ognuna verso il peggio. Toshiro verrà preso in considerazione dalla polizia come possibile killer dell’appartamento, tesi anche mediamente supportata da Yohei. Naoto comincerà a comportarsi in modo sempre più distaccato e proprio quando Yuma riceve una chiamata dalla polizia che gli pone domande sulla sua presunta conoscenza con Naoto, lui scompare nel nulla senza lasciare alcuna traccia.

Invece, dopo la cena, Izumi e Tatsuya rimangono soli e Tanaka se ne va lasciando i due ragazzi al loro appuntamento. Ma Tatsuya, che durante la cena aveva bevuto molto, si perde nelle vie buie del porto di Okinawa, lasciando Izumi sola. Proprio mentre Izumi cerca il suo amico, un gruppo di americani la intravede all’uscita da un locale, la insegue e dopo varie resistenze e grida d’aiuto, la violenta senza che nessuno nei dintorni accorra a salvarla.

Ogni storia ha una motivazione e un senso che la contiene. Il silenzio, le violenze e le sparizioni, anche se impunite e incomprensibili, troveranno il proprio ruolo alla fine, quando ogni carta verrà scoperta, ogni sospetto verrà sollevato e la fiducia sarà tradita da ogni lato.

Rage

Rage è una storia che è legata a doppio nodo con la caccia al killer, killer che tutti avranno il timore di avere accanto senza accorgersene.

Timore che nasce dalle somiglianze, da quello che è stato il cambiamento dell’assassino, dal taglio dei capelli al taglio degli occhi. Ogni storia ha un suo personaggio nuovo che si interseca all’interno delle vite dei protagonisti, personaggi quali Tanaka, Toshiro e Naoto che hanno una fisionomia e caratteristiche in comune con le immagini diffuse del killer, creando suspance e attesa nella mente dello spettatore e non solo.

Gli stessi protagonisti dubiteranno ognuno dei silenzi del proprio compagno, cosa che mostrerà quanto la paura, la fiducia e la speranza a volte si pongano in contraddizione con la verità.

Rage è un thriller ben costruito che si segue con grande tensione, calibrato da effetti sorpresa e rivelazioni che porteranno lo spettatore a perdersi nelle menzogne, nella paura e sarà inevitabile partecipare attivamente a questa caccia all’uomo che avrà un epilogo disatteso e disturbante.

Ciò che sorprende è proprio la tematica, la rabbia è la protagonista indiscussa della pellicola, un sentimento che governa e acceca chi lo asseconda, e ne diventa schiavo e poi talmente colpevole di ciò che si compie da volersene liberare, tentando in tutti i modi di redirmersi. Ma la redenzione è impensabile, e tutto ciò in Rage è ben inserito, anche se non sempre in modo esplicativo. I tempi, le scene, il sospetto fanno parte di un meccanismo che rende molto apprezzabile la narrazione di Rage, che nel suo piccolo riesce ad attrarre lo spettatore che subirà, anche se a tratti, il fascino macabro e contraddittorio dell’assassino.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 3.5

2.8