L’Esorcismo di Emma Schmidt – Il Rituale: recensione dell’horror con Al Pacino

Al Pacino e Dan Stevens sono i protagonisti di un horror di possessione ispirato a un'inquietante storia vera. L'Esorcismo di Emma Schmidt - Il Rituale arriva nelle sale italiane il 29 maggio 2025.

Una volta Stanley Kubrick stupì tutti rivelando che considerava Shining un film ottimista, perché non si può parlare di fantasmi senza alludere alla possibilità di una vita oltre la morte. L’Esorcismo di Emma Schmidt – Il Rituale, nelle sale italiane il 29 maggio 2025 per Midnight Factory, regia di David Midell, condivide un’analoga, bizzarra fiducia. È l’adattamento per il cinema di una storia vera, l’estenuante esorcismo concluso nel 1928 – durò diversi anni – di una giovane donna, il più importante e il più documentato nella storia degli Stati Uniti. L’horror demoniaco, satanico, di possessione, è uno dei filoni di maggior presa nella storia del genere perché tematizza la paura di un Male trascendente, assoluto, oltre l’umano e più forte della nostra immaginazione, e il timore della perdita del controllo di sé (corpo, spirito, azioni). Ci sono poche possibilità più inquietanti e bisogna ricordare che il parere degli esperti sul caso Emma Schmidt è tutt’altro che unanime: forze soprannaturali all’opera o, più semplicemente, una patologia mentale spinta a estremi parossistici? Il film, non potrebbe essere altrimenti, sceglie da che parte stare e qui sta la radice del suo paradossale ottimismo: dato il Male assoluto, deve per forza esistere, a bilanciarlo, un Bene ancora più puro. Di questo si tratta, di Bene vs. Male, e di come l’uomo deve attrezzarsi per affrontare e vincere la battaglia. Cast: Dan Stevens, Abigail Cowen, Al Pacino.

L’Esorcismo di Emma Schmidt – Il Rituale: la storia vera che ha ispirato tanto horror a venire

L'Esorcismo di Emma Schmidt - Il Rituale; cinematographe.it

L’horror satanico ha un pregio, è molto flessibile. Se la storia del genere è riassunta dalla controversa opposizione tra due modi di intendere e mettere in scena la paura, l’uno fondato sull’atmosfera e l’altro più carnale, macabro e raccapricciante, vanno riconosciuti i meriti al sottogenere che sa prendere il meglio da entrambi: quando il diavolo è in scena, c’è l’atmosfera, ma anche il disgusto. In più, l’horror satanico ha molte facce. Sostanza impeccabile e forma disgustosa – dai letti che danzano all’uso non convenzionale del crocifisso – e si arriva al capostipite spesso imitato, mai eguagliato: L’esorcista (William Friedkin, 1973, se ne riparlerà poi). Un pretesto, per parlare d’altro e costruire un immaginario tentacolare (leggi, franchise) e di grande successo: The Conjuring – L’evocazione (James Wan, 2013). Divagazione biografica dal kitsch sublime, esagerata, autoironica, dagli esiti discutibili ma, ehm, comunque interessanti: il super cult L’esorcista del Papa (2023, con Russell Crowe nei panni del vero esorcista Gabriele Amorth, e attenti al sequel). L’Esorcismo di Emma Schmidt – Il Rituale sta nel mezzo tra i primi due riferimenti. Il primo, soprattutto.

La storia di Emma Schmidt (Abigail Cowen), e c’è qualcosa che non va dentro di lei. Disturbi della personalità, malnutrizione, disidratazione, uno strano morbo dell’anima che si porta dentro da chissà quanto. Padre Theophilus Riesinger (Al Pacino) non ha dubbi sulla radice dei problemi. Da esorcista è abituato a liquidare la maggior parte dei casi di cosiddetta possessione demoniaca come espressione di umanissimi squilibri mentali per cui il rituale non porterebbe alcun beneficio; stavolta è diverso. C’è qualcosa, qualcuno – forse più di uno – dentro Emma, e bisogna liberarla. A mali estremi, estremi rimedi.

È d’accordo la Madre Superiora (Patricia Heaton) che accetta di ospitare la ragazza per l’esorcismo, da praticare anche con il supporto delle suore del posto, tra cui l’insicura Sorella Rose (Ashley Greene). L’unico che non sembra convinto della necessità del rituale è Padre Jospeh Steiger (Dan Stevens). Ha un passato burrascoso, una fede salda ma tormentata, e la storia lo costringe a recitare la parte del paladino della razionalità anche quando le sedute di esorcismo cui partecipa in qualità di testimone lo mettono faccia a faccia con un orrore che di razionale ha ben poco, e che il fan del genere conosce bene: sibili, lingue sconosciute, contorsioni irrazionali, forza e agilità prodigiose, occhi all’insù. L’Esorcismo di Emma Schmidt – Il Rituale riporta l’horror demoniaco a casa – racconta la storia vera che ha ispirato tutti i film successivi – rivisitando convenzioni e mitologia del genere. Non funziona del tutto.

Il focus è sul rituale, e sul modo giusto di tenere testa al Male

L'Esorcismo di Emma Schmidt - Il Rituale; cinematographe.it

Non c’è nulla oltre l’esorcismo, nello script firmato David Midell e Enrico Natale, e infatti L’Esorcismo di Emma Schmidt – Il Rituale è un film furiosamente concentrato sulla sua premessa. Della protagonista e del suo passato si vede il giusto o forse anche meno, anche se qualcosa di importante la veniamo comunque a sapere, sugli esordi del suo male e il rapporto, pregresso, con Padre Riesinger, un Al Pacino trasandato, poeticamente sopra le righe e dal cuore fermo, di cui andrebbe recuperato l’intenso lavoro sull’inflessione del personaggio (tedesco di origine) in versione originale. Il focus sul rituale è una scelta coraggiosa e serve a mettere in contatto lo spettatore con il Male assoluto, demoniaco o psicologico, senza tracce di speranza all’interno dell’inquadratura a smorzare la paura. La speranza si recupera accettando l’esistenza del Male e riconoscendo la fragilità della condizione umana, senza scoraggiarsi, tenendo testa alle avversità con le armi a propria disposizione.

È in fondo questa la morale della favola (nera) di David Midell, da interpretare in termini spirituali ma anche laici. Il rituale è una litania di vuote parole e gesti insondabili e vani, se non è percorso da autentica convinzione. E la convinzione arriva, sostenuta dalla presa di coscienza delle proprie potenzialità, animata dall’accettazione del proprio destino, sorretta dall’aiuto degli altri. L’Esorcismo di Emma Schmidt – Il Rituale è un film sull’onnipresenza del Male (sempre maiuscolo) nella vita dell’uomo, e anche una sorta di teso, inquietante e diabolico (!) manuale di sopravvivenza esistenziale.

Gli manca la forza, doppia, di una visione e di una scrittura più sottile. La messa in scena è nervosa, elettrica, la macchina a mano è un’idea di regia – e di fotografia, di Adam Biddle –  che serve ad arrivare a una verità non pretenziosa ma che finisce, senza volerlo, per approfondire la distanza con lo spettatore, esasperando l’artificiosità della confezione. La scrittura rinuncia a tutto quello che può distrarre dall’esorcismo – banalizzando la profondità del disagio esistenziale di Dan Stevens/Padre Steiger – e manca di quel confronto tra un prima e un dopo, felicità e orrore, Male razionale contro Male satanico, che è la forza di un genere e del suo film di riferimento. Il problema di L’Esorcismo di Emma Schmidt – Il Rituale è, appunto, L’Esorcista. Il film di David Midell vale, soprattutto, nel recupero di un’enigmatica e perturbante storia vera, per come ci illustra la forza del caso di Emma Schmidt e come abbia influenzato decenni di cinema e letteratura. Ma il rapporto tra arte e vita è impreciso: il film non aggiunge molto alla mitologia horror, e non sa far brillare la vita di una luce sinistra.

L’Esorcismo di Emma Schmidt – Il Rituale: valutazione e conclusione

Ci sono idee interessanti, dentro L’Esorcismo di Emma Schmidt – Il Rituale, l’impatto del rituale sulla vita degli esecutori (spoiler, è molto forte) e un racconto più realistico dell’esorcismo stesso – la formula, la gradualità dell’intervento, le conseguenze sul corpo e la personalità della presunta indemoniata – ma si tratta di piste narrative che il film coglie senza granché volontà di approfondirle. L’elemento di maggior interesse è di carattere, verrebbe da dire, filologico: scoprire in che modo la vicenda umana di Emma Schmidt abbia funzionato da blueprint, da impronta, da traccia o progetto per i più grandi classici del genere, a partire dal film di William Friedkin.

C’è l’ombra di tutto il cinema che verrà, in questa enigmatica storia vera: la coppia di sacerdoti, la crisi spirituale, voci insinuanti e sospetti di levitazione, la possessione di una giovane donna (anche se la vera Emma Schmidt, al tempo dell’esorcismo definitivo, era più in là con gli anni). Indirettamente, il film di David Midell ci mostra la complessità del rapporto tra arte e vita. L’Esorcismo di Emma Schmidt – Il Rituale è una storia vera adattata sul grande schermo tenendo in considerazione la verità ufficiale (comunque molto ambigua) dei resoconti e il modo in cui il cinema ha saputo riscriverla. Una riflessione intelligente, ma serviva più audacia nella forma e finezza nella scrittura. La paura c’è, ma forse è troppo stereotipata.

Bonus: il nostro consiglio

A chi è interessato al genere possessione, il consiglio è di recuperare Il demonio, film del 1963 diretto da Brunello Rondi. Non è quello che si definirebbe un horror canonico – ha una fondo antropologico e esprime una critica sociale molto forte – ma la sua influenza sul genere (Esorcista compreso) è indiscutibile. Vedere per credere!

Regia - 2
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2.5
Recitazione - 3
Sonoro - 2
Emozione - 2.5

2.3