Roma FF17 – Les Pires: recensione del film di Lise Akoka e Romane Gueret

Presentato sia al Festival di Cannes 2022 nella sezione Un Certain Regard (vincendo) che alla Festa del Cinema di Roma 2022 all’interno di Alice nella Città, Les Pires mette in scena una riflessione sociale e metacinematografica, in cui le registe si mettono a confronto con una realtà e una dinamica produttiva molto difficile da affrontare. Un regista cerca di girare un film su alcuni giovanissimi della periferia francese povera e disagiata; per farlo sceglie un quartiere piuttosto complicato e, dopo una lunga ricerca, decide di arruolare come protagonisti del suo lungometraggio i piccoli Lily, Ryan, Maylis e Jessy, vale a dire “i peggiori” (Les pires, appunto) del circondario. La volontà del regista è di raccontare la storia che ha in mente in maniera più veritiera possibile e per farlo decide si affidarsi ad attori non professionisti, dovendo però confrontarsi con difficoltà per lui ancora inesplorate, relative alla necessità di costruire un rapporto con i suoi protagonisti. I limiti tra realtà e finzione si confondono continuamente, rendendo il discorso sul metacinema sempre più articolato e sottoponendo le velleità artistiche del regista alle priorità definite invece dalle vite reali degli attori da lui chiamati a lavorare.

Les Pires: il metacinema di Lise Akoka e Romane Gueret

Con il loro primo lungometraggio Les pires le registe Lise Akoka e Romane Gueret cercano di analizzare un processo artistico e creativo molto complicato, scegliendo una mise en abyme che le aiuta a porre una certa distanza tra loro e il prodotto finale, volendo approfondire una riflessione già iniziata con il loro cortometraggio precedente, Chasse royale, incentrato appunto sul processo di casting e di ricerca degli attori a cui affidare determinati ruoli. La regia (sia quella effettiva che quella “meta”) resta sempre molto presente, lungo tutta la durata del film, non risparmiando movimenti di camera e aggiustamenti di inquadratura, cosí come affidando il dato sonoro ai soli dialoghi e rumori di fondo della realtà che si cerca di rappresentare, lasciando fuori dal film quai ogni commento musicale possibile. In questo modo, Les pires prova a garantire la massima aderenza alla realtà, spacciando il suo racconto come vero e affidabile in maniera assoluta. In modo forse un po’ furbo, le registe sfruttano una riflessione artistica e culturale pressoché infinita, in cui i concetti di reale e fittizio e di vita e recitazione si mescolano continuamente, rendendo di fatto impossibile definirne metodiche e confini. Les pires in questo caso non aggiunge molto alla già molto prolifica produzione artistica in merito a questo argomento, facendo in modo che questo diventi un mezzo per inserirsi nel discorso retorico, senza però sporcarsi realmente le mani con nuove prospettive o inedite visioni, accontentandosi alla fine di un buon ritratto delle periferie francesi, viste dal punto di vista dei suoi abitanti più piccoli.

Un cast che riesce a reggere la struttura del film

Dalla sua parte, Les pires può comunque sicuramente contare su un cast che, per quanto “allontanato” dagli spettatori con i vari livelli di finzione, regge la parte in ogni suo elemento. Nonostante le difficoltà del caso, infatti, i giovani protagonisti si dimostrano all’altezza dei personaggi loro richiesti, facendoli parte integrante della loro identità per restituirli cosí al pubblico in maniera organica e verosimile. Andando oltre ogni retorica per cui si finisce sempre con il simpatizzare per i bambini più complicati (o semplicemente più in difficoltà), i quattro protagonisti si sottopongono loro malgrado allo sguardo inevitabile giudicante del regista (ma anche delle registe e del pubblico) che deve quindi venire a patti con gli schemi mentali e sociali che tanto vorrebbe negare nella sua produzione artistica.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3

2.8