Lea Garofalo: tra ribellione e coraggio il political crime di Giordana

“Io sono Lea Garofalo. Non sono la moglie di nessuno, la sorella di nessuno”. Lea Garofalo, nata a Petilia Policastro il 4 aprile 1974 e morta a Milano il 24 novembre 2009. È il 2002 quando decide di collaborare con la giustizia e viene sottoposta, insieme alla figlia Denise, al regime di protezione. Marco Tullio Giordana torna dietro la macchina da presa per un Tv movie dedicato a questa donna e al suo coraggio. Lea, film d’apertura del 9. Roma Fiction Fest (11-15 novembre 2015), andrà in onda su Rai 1, il 18 novembre 2015. È una delle serie più attese della stagione e ha come interpreti Vanessa Scalera, Linda Caridi, Alessio Pratico’, Mauro Conte e Matilde Piana. Vanessa Scalera, volto già noto per Mia Madre di Nanni Moretti e in Vincere e Bella Addormentata di Bellocchio, presta corpo e anima al ricordo di Lea Garofalo, donna del sud.

Lea Garofalo funerali

Giordana, non estraneo a storie di coraggio e ingiustizia, come I cento passi e il più recente Romanzo di una strage, racconta ancora una volta una vicenda vera. La storia di una donna che trova la forza di andare oltre i sistemi della ‘ndrangheta, scegliendo la via più tortuosa, quella dell’onestà, per salvare il futuro di sua figlia. Ed è Denise che diventa protagonista di questa lotta in seguito alla scomparsa della madre. È lei che denuncia il padre e il fidanzato per avere giustizia, lei che conduce una battaglia legale a testa alta per riavere il corpo di Lea.

Il regista affronta la storia di Lea Garofalo come è suo solito fare, in chiave realistica, diretta e rivolta alla buona giustizia che per fortuna esiste ancora nel belpaese. Lea, cresciuta in un paesino della Calabria e in una famiglia macchiata dalla malavita, racconta ai magistrati gli sporchi affari dell’ex compagno e della sua ‘ndrina. Dopo aver vissuto sola, sotto false identità, cambiando continuamente residenza, nel 2009 esce dal sistema di protezione sfiduciata dalle Istituzioni ed esasperata dalle continue pressioni dei Cosco. Rimasta senza soldi e senza documenti, quindi senza la possibilità di trovare un lavoro, torna a chiedere per disperazione aiuto a Carlo per il mantenimento di Denise e lui ne approfitta per “regolare i conti”. Lea viene rapita per strada, torturata, bruciata e fatta in mille pezzi (così sono stati ritrovati i resti del suo corpo). Denise, appena diciottenne, sceglie di non piegarsi e sottomettersi al padre. È lei che permette di individuare e processare tutti i responsabili dell’omicidio della madre, costituendosi parte civile. Sul processo per la scomparsa, l’omicidio e la distruzione del cadavere di Lea Garofalo la Cassazione si è pronunciata il 18 dicembre del 2014, con la condanna definitiva dei cinque imputati: quattro ergastoli e 25 anni di reclusione.

Nel caso di Lea c’è qualcosa che non aveva Peppino Impastato, cioè una figlia, che ha avuto il coraggio di assumere quello che era stato fino ad allora il ruolo di ribelle della madre…

Lea Garofalo come Peppino Impastato non è stata solo una vittima del sistema mafia, ma una persona coraggiosa che ha osato contro la propria famiglia , “ha mancato di rispetto” a chi pensava di comandare, ha pestato i piedi e si è resa scomoda e giusta. “Sono storie abbastanza simili – spiega il regista – anche lì c’è un contesto familiare, c’è una ribellione rispetto a questo contesto familiare, c’è la punizione tremenda, ma nel caso di Lea c’è qualcosa che non aveva Peppino Impastato, cioè una figlia, che ha avuto il coraggio di assumere quello che era stato fino ad allora il ruolo di ribelle della madre e di andare contro i suoi assassini, e quindi di reggere il peso del processo, della solitudine, il coraggio, che è una qualità rara”.

Il Tv movie di Marco Tullio Giordana, coprodotto da Rai Fiction e Bibi Film Tv, può essere definito in gergo un piccolo ma autentico political crime si basa sul materiale d’inchiesta giornalistico e sulle sentenze dei processi. Denise Cosco ha testimoniato al processo contro il padre e vive ora sotto protezione. Il film è dedicato a queste due donne coraggiose, ma è anche un omaggio a tutte le vittime della ‘ndrangheta.