Le onde dell’amore: recensione del film polacco su Netflix
La più tradizionale delle scritture per un teen romance che viene dalla Polonia e, sebbene coccoli, si lascia velocemente dimenticare. A meno che non si abbiano quattordici anni.
Le onde dell’amore, il film polacco diritto da Kristoffer Rus con Sonia Mietielica e Jakub Sasak, è disponibile alla visione sul catalogo Netflix dal 10 febbraio 2022.
Si tratta di una scelta di visione che può rivelarsi adatta a trascorrere una serata in tranquillità, dal momento che gli elementi di maggior pregio del film risiedono soprattutto nelle atmosfere distese, valorizzate, anziché svilite, dalla patina polverosa delle spiagge ventose, delle acque scure e dei colori spenti che caratterizzano la sua ambientazione, affascinante proprio perché non retorica o cartolinesca: la baia di Puck.
Le onde dell’amore: la passione tra Ania e Michał in una località vacanziera del Mal Baltico, affascinante proprio perché non patinata
Sulle rive del Mar Baltico, uno scenario appunto poco rappresentato al cinema o nelle produzioni seriali e che appare come particolarmente rilevante nell’economia estetico-narrativa del film, Ania (Sonia Mietielica), studentessa di medicina brillantemente diplomata in un prestigioso liceo di Varsavia, cerca di elaborare il lutto per la perdita della madre: la sua vita, privilegiata dal punto di vista economico, è in toto controllata dal padre che, seppur mosso da buone intenzioni, tenta la via impossibile della compensazione per mezzo dell’accudimento esasperato e della guida eccessiva della figlia, anche nelle questioni di cui lei più temerariamente dovrebbe occuparsi, come, ad esempio, quelle amorose.
L’incontro con Michał (Jakub Sasak), cameriere e istruttore di kitesurf, consente ad Ania, già ‘promessa’ ad un altro, approvato da papà, di abbandonarsi per la prima volta a un vitale disorientamento e di emanciparsi dalla soffocante influenza paterna. Ma l’amore tra i due giovanissimi, come da copione consolidato, è avversato e minacciato dalla tragedia.
Le onde dell’amore: figlia di papà con vita spianata si innamora di uno spericolato windsurfer
Le onde dell’amore – il titolo internazionale, piuttosto bello, è Into the Wind – propone una storia d’amore adolescenziale dalla scrittura classica e talmente prevedibile da suscitare tenerezza: la figlia di papà si innamora del wild boy e comprende che, per essere felici, bisogna uscire dal seminato. Per chi oggi ha quattordici anni, è il film perfetto perché non scivola in coda a una lunga lista di prodotti simili, ma può ancora assumere la dolce consistenza di una prima volta.
Debitore, a livello di plot, del modello americano ma declinato secondo una sensibilità, soprattutto fotografica, europea, scorre soave e un po’ placido verso un finale lieto che coccola, ma si lascia subito dimenticare, e tanto è delicato il suo gesto da risultare impalpabile. Difficile pensare che Le onde dell’amore possa trovare, però, un pubblico al di fuori dalla fascia d’età – quella strettamente adolescenziale – per cui è pensato.
Oltre all’effetto déjà-vu, il racconto visivo, benché appunto seducente per i suoi cromatismi desaturati, non appare mai in grado di intercettare inquietudini contemporanee e si mantiene nell’alveo di grammatiche stantie. Persino le palpitazioni sentimentali dei suoi protagonisti, a chi abbia da un pezzo finito la scuola, appaiono, più che universali, rispondenti a codici credibili solo nello spazio fittizio del teen romance. Al di fuori dell’angusto sistema del coming-of-age sentimentale, una storia del genere, sebbene nel conflitto che la muove conservi un minimo grumo di verità, ha ben poco – se non nulla – da dire.