Le Confessioni: recensione del film con Toni Servillo e Pierfrancesco Favino

Cosa accade quando un fattore esterno penetra in un gruppo di potenti che condivide un segreto? Quali meccanismi impliciti si mettono in moto al cospetto di un uomo silenzioso ed enigmatico, fedele servo di Dio?
Questi e molti altri interrogativi, la maggior parte dei quali destinati a rimanere privi di una risposta univoca, alla base de Le Confessioni, il nuovo film di Roberto Andò, già regista del premiato Viva La Libertà (2013).

Roberto Salus (Toni Servillo) è un monaco italiano votato al silenzio e alla meditazione. Con l’unico vezzo di un piccolo registratore sul quale è solito imprimere i suoni della natura, l’uomo accetta il singolare invito del direttore del Fondo Monetario Internazionale, Daniel Roché (Daniel Auteuil) a prendere parte ad un G8 di ministri dell’economia, pronti ad incontrarsi in un albergo di lusso in Germania, al fine di approvare una manovra segreta quanto devastante per l’economia di alcuni Paesi. Tra gli ospiti dell’incontro fra potenti, oltre il monaco, una celebre scrittrice di libri per bambini ed una rockstar, “vittime” inconsapevoli del bisogno dei politici di mantenere un alone di leggerezza e legittimità intorno al loro losco incontro.
L’instabile equilibrio dell’improvvisato gruppo sarà destinato a vacillare in seguito ad un evento tragico, che porterà i ministri a sospettare che Salus sia custode del loro inconfessabile segreto. Comincerà così una subdola lotta per far infrangere al monaco il segreto della confessione, un percorso che porterà il gruppo di potenti direttamente al cospetto della loro dubbia moralità.

Le Confessioni: i retroscena di un potere che si regge sul segreto

Le Confessioni utilizza un doppio registro, sospeso fra realtà e dimensione spirituale, per evidenziare gli inaspettati risvolti  della corruzione e dell’avidità, laddove l’eccessiva confidenza nella propria influenza sugli eventi, con le relative sicurezze può sgretolarsi al cospetto di una figura umana che, in quanto tale, è dominata dal dubbio. La pretesa di dominare il tempo e le persone attraverso il denaro lascia così il posto alla disperazione per la presa di coscienza della propria reale posizione: deboli pedine il cui destino è nelle mani di un voler superiore.
Padre Salus non è una figura divina ma un uomo pieno di dubbi e debolezza terrene, animato tuttavia da un profondo senso di pietà che spiazza e disorienta gli spietati calcolatori che si trovano al suo cospetto. Scatta così un desiderio inconscio di aprire il proprio cuore a quest’uomo, confessando le proprie debolezze ed i propri peccati nella speranza di una redenzione che non può, tuttavia, prescindere da un reale pentimento per il proprio operato.

le confessioni

Una scena del film

Spostando l’accento dalla presunta confessione di Roché, intorno alla quale ci si aspetterebbe che la pellicola ruoti, Andò mette invece in evidenza le confessioni di tutti gli altri ospiti del summit, che si trovano inconsapevolmente spinti a rivelare se stessi a Salus, convinti forse che il suo sguardo stralunato celi un potere più grande del segreto del quale pensano sia custode.

La sceneggiatura di Andò ed Angelo Pasquini si pone adeguatamente al servizio di tale intento, attribuendo all’enigmatico Salus frasi concise ed ermetiche ma allo stesso tempo cariche di possibili spunti di riflessione, in grado di destabilizzare e far vacillare improvvisamente le certezze dei suoi  interlocutori. Il tanto importante segreto diviene progressivamente lo sfondo di una più profonda lotta interiore, della quale Salus si fa unicamente mediatore passivo, lasciando che – come farebbe un abile psicoterapeuta – il da farsi fluisca liberamente dalle menti dei ministri, ormai non più certi di proseguire la strada intrapresa.
Il film, tuttavia, non si accontenta di questa buona chiave di lettura, andando a calcare la mano sulle presunte o immaginate qualità ultraterrene del monaco, aspetto che viene liquidato frettolosamente attraverso alcune scene chiave di discutibile opportunità. Un passo più lungo della gamba che appare forzato nell’economia di un film che si sarebbe potuto giocare meglio mantenendosi sul filo realistico dei retroscena psicologici dell’immoralità o approfondendo con più cura la componente metafisica, magari inserendo qualche scena in grado di rompere un ritmo eccessivamente lento, cadenzato e privo di sorprese.

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Una scena del film

Accompagnato dalle soavi note del maestro Nicola Piovani (che ha realizzato la colonna sonora in modo tradizionale, facendo suonare l’orchestra in contemporanea alla proiezione del film), Le Confessioni vi aspetta al cinema dal 21 aprile grazie a  01 Distribution. Nel cast anche Pierfrancesco Favino, Connie Nielsen, Marie-Josée Croze, Morit Bleibtreu, con la partecipazione di Lambert Wilson.

Leggi qui l’intervista al cast

 

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 2

3.2