La ragazza con il braccialetto: recensione del film di Stéphane Demoustrier

Il film ha conquistato diversi premi e menzioni a Locarno e ai César e arriva in Italia dal 26 agosto distribuito da Satine Film.

Film franco-belga del 2019, La ragazza con il braccialetto arriva in Italia distribuito da Satine Film a partire dal 19 agosto 2021, dopo aver raccolto diversi premi e riconoscimenti nei principali festival di cinema d’autore europeo. Il motivo di tanto successo è ben chiarito dalla visione del film, un’opera intensa e ricca, che unisce uno sguardo raffinato alla rappresentazione degli aspetti più disturbanti dell’essere umano. E, come ogni buon film, induce lo spettatore a porsi delle domande, che partono dai fatti raccontati ma arrivano inevitabilmente e se stesso e alla propria visione del mondo. Nulla è come sembra, ne La ragazza con il braccialetto, poiché tutto sfugge al cliché e immortala sullo schermo una porzione di realtà spietata e desolante, che si esplica nei 96 minuti fino al finale a dir poco perfetto.

La ragazza con il braccialetto: “Conosciamo davvero chi amiamo?”

ragazza braccialetto

Con questa domanda, scelta dalla distribuzione italiana per il lancio del film di Stéphane Demoustrier, ben si sintetizza la trama e lo spirito di quest’opera. La storia parte già con una scena scioccante (ed esteticamente magnifica, per la scelta del regista di osservare l’azione da lontano, lasciando le voci come sottofondo che si unisce al rumore del mare e del vento). Lise (Melissa Guers) sta trascorrendo un tranquillo pomeriggio in spiaggia con i genitori (Roschdy Zem, il padre e Chiara Mastroianni, la madre) quando la polizia arriva per portarla in stato di fermo. La ragazza li segue apparentemente docile, come se si aspettasse che quel momento sarebbe arrivato. E qui arriva già la prima domanda: è davvero così? Possiamo realmente giudicare da una visione così limitata quello che sente la protagonista?

Dopo questa introduzione (che già di per sé giustificherebbe ogni entusiasmo per la pellicola), ci si avvicina alla famiglia di Lise, se ne conoscono i componenti osservando come reagiscono all’evento che ha cambiato per sempre le loro vite: l’accusa di omicidio a carico della figlia maggiore, per la morte della migliore amica di lei Flora. La ragazza è stata trovata all’indomani di una festa a casa sua massacrata da sette coltellate: l’unica indagata per questo delitto efferato è proprio Lise, che ha dormito con lei per quell’ultima notte.

Viaggio nella testa di un’adolescente

ragazza braccialetto

Non è affatto facile capire cosa passa per la testa di Lise. La bravura dell’attrice protagonista Melissa Guers (che si spera di vedere in tantissimi altri film) sta proprio nel dosare le emozioni dispensandole in dosi più che minime, lasciando intravedere tutto il mondo interiore della protagonista da un movimento di palpebra o da un cambio impercettibile dello sguardo. Le diverse versioni dei fatti che hanno condotto all’omicidio sono ricostruite in tribunale, il cui svolgimento costituisce pressoché la totalità de La ragazza con il braccialetto. Per cui, tutti coloro che si appassionano sui giornali e in TV dei casi di true crime, ritroveranno nel film di Demoustrier esattamente quel senso di appagamento per il quale chi guarda acquisisce informazioni assieme ai personaggi, ed è messo nelle condizioni di costruire la propria interpretazione. L’unica che sa tutta la verità, senza alcuna ombra di dubbio, è proprio la defunta Flora, che – però – ovviamente non può raccontarla.

L’interrogatorio serrato a cui Lise è sottoposta, invece, mette in scena passo dopo passo quella che è la vita “segreta” degli adolescenti di oggi. “Segreta” perché in realtà non c’è nulla di occulto, ma solo il grande e talvolta impenetrabile filtro di ciò che gli adulti non osano chiedere. I genitori di Lise, che hanno guardato l’adolescenza della figlia con gli occhi di chi la vorrebbe eternamente bambina, scoprono così, davanti a un Pubblico Ministero, quelli che sono gli impulsi, i desideri, ma anche l’indifferenza della figlia e la totale non-romanticizzazione della sua sessualità. E, forse, questo è tra gli elementi che più disturbano gli altri personaggi e gli spettatori.

La ragazza con il braccialetto: l’arte di porsi delle domande.

Come si diceva in introduzione, la sensazione più importante che lascia la visione de La ragazza con il braccialetto, è proprio quella di specchiarsi nelle proprie contraddizioni. Si parte, infatti, con il voler capire chi ha ucciso Flora e perché, per poi domandarsi se non si è avvinti nei lacci del perbenismo che l’accusa vuole muovere contro l’imputata. La naturalezza e il risentimento con cui la ragazza rivendica il proprio diritto a una sessualità libera è ben espresso nell’arringa finale della difesa, dalla voce imponente, roca e profonda dell’attrice Annie Mercier.

Il duello tra la P.M. e l’avvocata di Lise, infatti, è un pezzo di cinema sensazionale, che scava a fondo e dimostra l’importanza di un’ottima scrittura. Le personalità di tutti i personaggi sono ben delineate, limitate – e questo è anche dichiarato in una linea di monologo – dai propri ruoli. Accusa, difesa, madre, padre, giudice, fratello. Imputata. Anche se è solo Lise a indossare un braccialetto elettronico, nessuno di loro è realmente libero. La tragedia ha condizionato inevitabilmente il loro privato, segnando – che sia colpevole o meno – la giovinezza della protagonista e la vita della sua famiglia. Anche in questo La ragazza con il braccialetto aiuta a porsi delle domande, in un periodo in cui i riflettori puntati sui crimini reali sono diventati abitudine dello show business: mettersi nei panni dell’accusato e dei suoi cari, domandarsi quanto sia facile giudicare dalle proprie posizioni sicure. E quanto l’opinione sulla personalità incida sul giudizio delle sue azioni.

Insomma, un film che merita assolutamente di essere visto e che continua il suo lavoro anche molto dopo la fine. Tecnicamente ineccepibile, contenutisticamente importante.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.8