La notte arriva sempre: recensione del film Netflix con Vanessa Kirby 

Vanessa Kirby è la protagonista di un’odissea metropolitana piena di tensione che Benjamin Caron ha tratto dal romanzo omonimo di Willy Vlautin. Dal 15 agosto 2025 su Netflix.

Tratto dal bestseller dello scrittore statunitense Willy Vlautin, Night Always Comes, con il titolo italiano di La notte arriva sempre, il film diretto da Benjamin Caron è arrivato su Netflix lo scorso 15 agosto 2025. La scelta della piattaforma a stelle e strisce di rilasciare la pellicola in questione il giorno di Ferragosto mirava probabilmente a regalare ai propri abbonati qualche brivido e una dose massiccia di tensione nel corso di questa torrida estate. E se questo era l’obiettivo del broadcaster, allora lo si può considerare centrato, con la tensione che nella timeline non viene mai meno grazie a un sali e scendi continuo che raggiunge punte piuttosto elevate.

La costruzione e la gestione della tensione sono, insieme alla performance di Vanessa Kirby, i punti di forza di La notte arriva sempre

La notte arriva sempre cinematographe.it

La costruzione e la gestione della tensione sono sicuramente i punti di forza, ciò che consente di tenere a sé lo spettatore per l’intera durata anche quando, come avremo modo di vedere, l’opera presta il fianco a delle fragilità nell’architettura narrativa e drammaturgica riguardanti la credibilità di certe dinamiche. Caron, la sceneggiatrice Sarah Conradt e l’autore della storia originale riescono tuttavia a trasmettere l’angosciosa sensazione del tempo che fugge  e della disperazione che cresce con lo scorrere dei minuti in questo tour metropolitano senza sosta in Portland malata che trascinerà sempre più in basso la protagonista. Il suo nome è Lynette e a interpretarla una straordinaria Vanessa Kirby, che per l’occasione sfodera una delle sue performance migliori nei panni di una donna in lotta con il proprio passato, le incomprensibili decisioni della madre e con l’ansia di offrire una vita migliore al fratello maggiore, affetto dalla Sindrome di Down. Con lo sfratto alle porte e una città ormai fuori dalla loro portata tra inflazione e crisi degli alloggi, la donna si getta in una frenetica e rischiosa notte alla ricerca di 25.000 dollari, quelli utili a riscattare l’abitazione che altrimenti lei e la sua famiglia dovranno lasciare da lì a poco. Il risultato è un’adrenalinica corsa contro le lancette che scorrono inesorabilmente nel più classico dei “tutto in una notte”. Il ché si traduce in una pericolosa odissea, che la porterà ad avere a che fare con conoscenti interessati e loschi personaggi di un passato oscuro che da tempo cercava di dimenticare, e di un viaggio che potrebbe distruggerla o definitivamente liberarla.

Il problema di La notte arriva sempre sta nell’eccesso di retorica e di patetismo, ma soprattutto nell’abbassamento della soglia della credibilità che affligge alcune dinamiche

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Alla visione il compito di mostrare gli accadimenti e di rilevare al pubblico a quale destino il personaggio principale andrà incontro. La linea mistery che scorre parallelamente al dramma umano che si consuma in questa corsa contro il tempo che ricorda Minuti contati, Good Time, Non riattaccare, Lock e Cash Only, nella quale l’azione si sviluppa in una notte apparentemente interminabile, scandita da una sorta di conto alla rovescia, impedisce di approfondire ulteriormente altri passaggi nevralgici del racconto per evitare spoiler. Ciò che possiamo anticipare è che al netto della discreta resa della tensione della quale si parlava in precedenza, che resta insieme alla performance della Kirby la scialuppa di salvataggio, il problema di La notte arriva sempre sta nell’eccesso di retorica e di patetismo che finiscono con il prendere il sopravvento. A un certo punto, a circa venti minuti dall’inizio, sei quasi pronto a veder esplodere la furia vendicativa assoluta della protagonista sommersa da ogni sfortuna possibile. Il film però decide di non imboccare la strada del revenge movie per continuare su quella del dramma sociale, sviando così le aspettative che aveva creato. Questo a seconda dei punti di vista può essere da una parte un limite per gli amanti del filone, dall’altra un strategia mirata per non scivolare nel déjà-vu di situazione già viste. Per sua e nostra fortuna, anche se alcune dinamiche rischiano a più riprese di non essere credibili, il film non sfocia nel ridicolo come accaduto ad esempio a una pellicola simile come Straw – Senza uscita dove anche l’overacting della recitazione ha amplificato tale problematica.

La notte arriva sempre: valutazione e conclusione

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Vanessa Kirby, in una delle sue performance più riuscite, si cala nei panni di una donna alle prese con una disperata corsa contro il tempo in un’America in piena crisi economica. Un tutto in una notte che si traduce in un’odissea metropolitana dal ritmo serrato e dalla grande tensione. Peccato che alcune dinamiche poco veritiere finiscano con il minare la credibilità generale della vicenda. La scrittura si trascina nella trasposizione del romanzo omonimo punti di forza e deboli della matrice, ma l’angoscia crescente che si respira per tutta la timeline rende la fruizione coinvolgente, consegnando allo spettatore una film discontinuo pieno di alti e bassi.

Regia  - 3.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 3

3.3

Tags: Netflix