La mossa del pinguino: recensione e storia vera del film di Claudio Amendola

Con La mossa del pinguino, Amendola rilegge l'impresa della squadra giamaicana alle Olimpiadi invernali di Calgary del 1988 in chiave romanesca. 

Claudio Amendola debutta alla regia con La mossa del pinguino, una commedia che vede protagonista un’improbabile squadra nazionale di curling, tanto convinta delle proprie potenzialità da ritrovarsi addirittura alle Olimpiadi invernali di Torino del 2006. Bruno e Salvatore lavorano insieme ormai da tempo: il primo è incapace per natura di concentrarsi sulle reali possibilità di trovare e tenersi un lavoro, mentre il secondo galleggia quotidianamente nell’incertezza del suo precariato pur avendo più spirito critico. Il loro è un lavoro notturno di pulizie che li vede protagonisti, con sapone e scopettoni, nei lunghi corridoi delle aziende. Da lì, l’idea è giusto dietro l’angolo: l’Italia ha diritto a partecipare alle gare di curling olimpioniche in veste di paese ospitante e quindi perché non rimboccarsi le maniche e tentare l’impossibile?

La mossa del pinguino: la rivincita degli emarginati

In questa “ode alla romanità” che è La mossa del pinguino, Claudio Amendola resta dietro l’obiettivo, lasciando ai vari personaggi e alle diverse situazioni la declinazione delle variegate forme di essenza romana. Da Ricky Memphis ad Antonello Fassari, passando per una serie di ambientazioni e panorami urbani, il film ha la possibilità di esplorare le varie sfumature della vita nella capitale. Nonostante l’utilizzo di alcuni elementi che rischiano di sembrare retorici e stanchi, come Edoardo Leo ancora una volta impiegato nei panni di un bambino o suo figlio Yuri piccolo uomo più maturo del padre nell’affrontare la vita, il film scorre veloce addirittura sorprendendo in alcuni passaggi per la sottile ironia alternata a momenti di più aperte battute ridanciane.

La mossa del pinguinola storia vera del film

Tra le varie curiosità che La mossa del pinguino cela dietro la sua uscita c’è anche la storia vera che ha ispirato Amendola e Leo nelle vesti di sceneggiatori, ossia la partecipazione al limite dell’incredibile della nazionale giamaicana di bob alle Olimpiadi invernali di Calgary del 1988. L’impresa è diventata celebre nel corso degli anni ed è stata più volte sfruttata in varie forme sia in tv che al cinema, quasi a diventare l’emblema della possibilità di rifarsi, una rivincita dei falliti finalmente portata a compimento. Già protagonista di Cool runnings – Quattro sotto zero, la squadra caraibica fece appassionare gli spettatori dell’edizione invernale delle Olimpiadi per la sua incredibilità, un’impresa resa possibile dalla volontà di due statunitensi pronti a battersi per unire atleti giamaicani di varia provenienza nelle due squadre di bob (maschile e femminile). Al di là della simpatia, la loro prima prova in gara fu un vero fallimento: il bob si cappottò, decretando la sconfitta sportiva della squadra ma accrescendo la loro figura ormai quasi mitologica. La disfatta agonistica dette la possibilità alle nazionali giamaicane di rifarsi nelle edizioni olimpiche successive, in cui riuscirono a superare altre squadre ben più blasonate.

La mossa del pinguino - Cinematographe.it

La formazione sportiva di La mossa del pinguino in una scena del film.

Così, in La mossa del pinguino, Claudio Amendola trova una buona alternativa alla storia delle rivincite morali già molte volte presentate sullo schermo, variando sul tema di una storia che ha fatto affezionare tutti. Anche il film, proprio celebrando la romanità nelle sue varie forme, gioca sul registro di una squadra improbabile e fuori contesto, dando finalmente giustizia agli underdog, gli emarginati, nostrani. In questo Amendola mette in campo uno spirito innovativo che attinge da un filone prettamente anglofono, quello delle imprese sportive e professionali di personalità apparentemente poco interessanti e prive di capacità, per renderlo profondamente romano e, dunque, italiano. Che sia un’improvvisata squadra di precari e pensionati di periferia a sfidare i grandi mostri sacri olimpici o una preparata ma inverosimile formazione giamaicana a giocare sul ghiaccio, l’effetto comico ma benevolo sul pubblico è assicurato.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 2
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 4

3