La bella gente: recensione

Sulla strada che collega alla statale, in mezzo alle distese di campi e il passaggio delle macchine, una seggiolina è accostata sul ciglio della strada. Fatta la spesa al paese, Susanna (Monica Guerritore) compie tranquillamente il viaggio di ritorno verso casa come ogni volta durante l’estate, fin quando un giorno il suo occhio non viene colpito da una scena amareggiante: una ragazza, una giovanissima ragazza, viene picchiata ed umiliata da un uomo molto più grande. Nadja (Victoria Larchenko), che è solo una bambina, è lì ferma, trucco colato e gonna striminzita, e Susanna, da sempre attiva nella difesa contro gli abusi sulle donne, sente di non poter far altro che salvarla. Convinto così il marito Alfredo (Antonio Catania), la donna prende con sé Nadja e la ospita nella sua casa delle vacanze, ma la buona azione di Susanna sembra non riuscire a dimostrarsi un progetto a lungo termine.

La bella gente – un buon film italiano

Girato nel 2009, ma distribuito nelle nostre sale soltanto ora, l’inedito secondo lungometraggio del regista de Gli Equilibristi e I nostri ragazzi Ivano De Matteo è la storia di una famiglia dai valori saldi che vanno pian piano sgretolandosi quando questi entrano in contatto con la realtà. Non accettando le mani addosso ad una ragazza così piccola, ma soprattutto mossa dalla solida convinzione di avere le qualità per migliorare il suo mondo, la protagonista interpretata dalla Guerritore è lo specchio di una società illusa dal possedere caposaldi imprescindibili che non riesce poi a mettere in atto, un gioco che più si fa concreto, più è difficile da accettare. Presa con sé la bella Nadja, solo il suo essere un’animale ferito saprà colmare di una personale tona di orgoglio la buonista Susanna, ma non appena quel lato indifeso della ragazza col tempo saprà cicatrizzare le ferite facendo uscire fuori non più la vittima bensì la persona, allora tutto il bene che un atto di estrema generosità avrà saputo dare verrà messo in dubbio con asprezza e risentimento. Non più separati per caste sociali, quella “bella gente” protagonista del film è l’insieme delle personalità che oramai costellano la nostra collettività, che sanno gridare ai quattro venti i proprio ideali, ma non sanno perseguirli e sul quale anche De Matteo continua ad interrogarsi: “Mi sono sempre chiesto se nella nostra società esistano ancora classi sociali. Apparentemente no, apparentemente siamo solamente divisi tra chi ha i soldi e chi non ce li ha. Ma ognuno di noi comunica all’altro a che cerchia appartiene e, quasi per caso, passa tutta la vita circondandosi di gente della sua stessa “specie”. “La bella gente” è proprio questo. La sensazione di fastidio che ho provato nasce forse dalla consapevolezza di far parte di questa storia come si fa parte di questa società pronta a far finta di nulla di fronte alle differenze e alle prime difficoltà.”

Tutta la "bella gente" a cena fuori

Tutta la “bella gente” a cena fuori

Quanto mai attuale pur a distanza di sei anni, con un’intuizione profonda e riflessiva senza bisogno di eccessivi momenti di intensità drammatica, La bella gente è il risultato del pensare al bene, ma non riuscire a compierlo, il desiderio di voler salvare finchè l’aiuto non diventa veramente tangibile. Con un buon cast che conta anche la partecipazione di Elio Germano, alla seconda collaborazione con il regista dopo Ultimo stadio, La bella gente è un film italiano di qualità girato con una lieve sensibilità, seppur carente in qualche punto della sceneggiatura e quasi confuso nella prima parte sul destino della storia.

Un treno che sul finale dà l’occasione per chi in fondo dalla vita ne ha avute poche ed una porta chiusa di chi ormai è già ad un nuovo, calmo, inizio.

Giudizio Cinematographe

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3
Recitazione - 3.2
Sonoro - 2.5
Emozione - 3

2.7

Voto Finale