L’amante di Lady Chatterley: recensione del film Netflix

La recensione del film Netflix tratto dal romanzo di D. H. Lawrence e interpretato dall'ex Lady D Emma Corrin.

Il film Netflix L’amante di Lady Chatterley, ultimo adattamento del romanzo di David Herbert Lawrence, curato da Laure de Clermont-Tonnerre, è uno dei più eleganti mai realizzati. E coglie a perfezione i fondamenti della poetica del grande autore inglese, attualizzandone l’attenzione alla sessualità femminile e l’istanza liberatrice.

L’amante di Lady Chatterley: l’importanza di liberare la sessualità femminile e di non svilire la pulsione erotica

L'amante di Lady Chatterley, recensione, Cinematographe.it
L’amante di Lady Chatterley, storia della passione amorosa tra la moglie di un baronetto rimasto paraplegico e un guardacaccia, all’apparenza rude, ma in verità intelligente e sensibile.

L’amante di Lady Chatterley è un romanzo capitale del Novecento europeo: a lungo colpito dalla censura per il modo (e il linguaggio) scoperto con cui affronta il tema della sessualità, in Italia fu possibile leggerlo solo a partire dal 1945, anno in cui uscì la traduzione, piuttosto edulcorata – to fuck diventa “baciare” –, di Manlio Lo Vecchio Musti. L’autore, David Herbert Lawrence, proveniva dalla working-class inglese: era figlio di una maestra di scuola, di cui ereditò la professione, e di un minatore. Lui stesso cominciò a lavorare a molto presto, ma fu costretto, dopo pochi anni, a smettere a causa di un’insufficienza polmonare, conseguenza di una polmonite mal curata in giovane età, che, ad appena quarantacinque anni, lo condusse alla morte. Nella sua breve vita, viaggiò (in Italia, soprattutto) e scrisse molto, e anche il suo maggior successo – L’amante di Lady Chatterley, appunto – risente dell’ambiente di provenienza, il distretto industriale di un’Inghilterra intossicata dagli scarti inquinanti delle fabbriche, un contesto avvelenato e angusto in cui dominano le leggi del classismo e della castrazione dei ‘padri’ – anche e soprattutto quelli simbolici – nei confronti dei figli, intimamente sospinti alla vita, ma repressi alla morte.

Molto più di un inno alla vita liberata dalle inibizioni

L'amante di Lady Chatterley, recensione, Cinematographe.it

Sarebbe dunque miopia vedere nell’opera di Lawrence soltanto un’ode alla vita liberata dalle inibizioni e ricondotta alla sua urgenza pulsionale, perché c’è molto di più. Questo “molto di piùLaure de Clermont-Tonnerre, cineasta francese classe 1983, sembra coglierlo e tradurlo con rispetto filologico e grande eleganza formale nell’ultimo adattamento, reso appena disponibile agli abbonati da Netflix, di quella che è una lunga serie di versioni audiovisive del testo narrativo lawrenciano. La scelta degli attori protagonisti de L’amante di Lady ChatterleyEmma Corrin, ex Lady D di The Crown, come Lady Chatterley; Jack O’Connell, nella parte del guardacaccia Oliver Mellors; Matthew Duckett, quale Sir Clifford – si rivela perfetta a restituire nuovi corpi ai personaggi del romanzo: la prima, in particolare, pur ammorbidendone un po’ il fascino decadente, a tratti perverso, ricorda Charlotte Rampling, nell’aspetto, nell’allure e nella disposizione ad assumere nella carne (e nelle ossa che vi si intuiscono nascoste) le nervature di una protesta.

Connie, poi Lady Chatterley, scoperto il sesso nella prima adolescenza grazie a un soldato tedesco, è costretta a rinunciarvi quando il marito baronetto, Sir Clifford, ritorna dalla guerra paraplegico: se inizialmente vedeva nell’uomo sposato, esponente della nobiltà britannica minore, proprietario di una miniera di carbone, un uomo gentile e dotato di apertura mentale, nel tempo impara a riconoscerne la natura cinica, solo apparentemente benevola e progressista. Ebbene, la sua protesta, di cui Emma Corrin si fa corpo mediatore, si rivolge a suo marito e soprattutto a quello che incarna: se per lui non è, infatti, un problema che la moglie si cerchi un altro uomo per concepire un bambino da riconoscere come proprio, la storia cambia quando quest’uomo scelto ‘a supplenza’ appartiene a una classe sociale inferiore e, soprattutto, nel momento in cui emerge l’impossibilità, per Connie, di separare amore e desiderio, di condividere con il marito impotente la visione sacrificale e brutalmente strumentale del sesso.

L’amante di Lady Chatterley: il pericolo di confondere la donna con la madre

L'amante di Lady Chatterley, recensione, Cinematographe.it

Clifford ha, infatti, del sesso una concezione ‘maschile’, in fondo frigida: Lawrence ci mostra, in accordo con Freud, che i costi psichici della repressione sessuale femminile sono molto alti e che la frigidità non è mai questione biologica, ma culturale, un prodotto di una società maschiocentrica che oblitera la sessualità femminile e la concepisce soltanto in un rapporto di dipendenza o di antagonismo alla misura fallica. Per Clifford, il sesso è fatto meramente meccanico, è come “prenotare la visita da un dentista“. Prestare la sua donna a un altro affinché la insemini non è per lui un problema. Inconsciamente, per il marito di Lady Chatterley, ogni donna è una madre, e pertanto una vergine, una creatura asessuata: non è un caso che instaura con Mrs Bolton, la sua balia di quando era piccolo, tornata ad occuparsi di lui dopo l’incidente, una relazione ambigua, quasi incestuosa. A lei lo legano maggiore comprensione e maggiore complicità rispetto a quelle che avverte nel rapporto con la moglie: è più facile amare e farsi amare da figlio che non da marito, soprattutto se la propria moglie rifiuta di identificarsi a un’infermiera e di servire il culto della vittima, a cui lui pretenderebbe di consacrare, insieme a sé stesso, anche lei.

Oliver Mellors, il guardacaccia all’apparenza ruvido, ma in verità intelligente e sensibile, con cui Lady Chatterley riscopre la sua sessualità ‘addormentata’, ha invece ben chiaro che una donna non è una madre – le due funzioni restano separate, anche quando una donna diventa madre – e che la sessualità è un’energia che eccede la sola finalità riproduttiva. Lui, a sua volta marito abbandonato dalla moglie legata ad un altro uomo, restituisce a Connie ciò che il marito le ha tolto, non soltanto perché disabile, ma perché, in fondo, spaventato dalla femminilità che percepisce in lei, che vorrebbe vestale e che è invece desiderante, reclamata dal e al suo corpo: Mellors restituisce a Connie l’occasione di sperimentarsi viva, animata da un godimento autentico, non mortificata da un godimento inibito o sublimato verso mete culturali o di sterile rappresentazione sociale. Verse mete di potere. Una riflessione urgente, se pensiamo a quanta confusione le stesse istanze femministe oggi fanno rispetto alla differenza sessuale, spesso insistendo non tanto per una rimodulazione della dialettica tra la posizione femminile e quella maschile, ma caldeggiando la sostituzione del femminile al maschile, sempre, però, sotto il patrocinio di valori che non mutano, ma restano rigorosamente (e vigorosamente) d’impronta fallica. Anche perché, spesso, il padrone è soprattutto interno. Lady Chatterley, quel padrone, ha imparato a non ascoltarlo, persino a sbeffeggiarlo.

La necessità di tornare a un classico ‘di vita’ per imparare a riconoscere le tante e subdole forme di potere (e, quindi, di morte)

L'amante di Lady Chatterley, recensione, Cinematographe.it

Un classico è tale perché perde mai d’attualità. Non smarrisce mai la sua voce, non mette mai la museruola alla sua parola, se non polisignificante, senz’altro risonante: tornare a un classico è, di tanto in tanto, necessario e chi sente che è arrivato il momento di farlo ha il compito di rinfrescarne la persistenza, di trovare nuove soluzioni perché rinnovi la sua richiesta d’attenzione, perché torni a parlare a voce alta. L’adattamento di Laure de Clermont-Tonnerre si rapporta al testo di partenza con grande capacità di ascolto, con uno spirito di servizio e di abbandono: il risultato è che la versione Netflix de L’amante di Lady Chatterley non impone didascalicamente una lettura femminista – di conseguenza liberatrice, eccedente rispetto al recinto maschile – alla fonte, ma lascia che questa si riveli delicatamente, accompagnata da un lavoro interpretativo – drammaturgico e attoriale – che rifiuta forzature, ma risulta nondimeno – o forse proprio in virtù di ciò – efficace.

Anche l’immagine, nel film cesellata superbamente e cromaticamente esaltata, aiuta: i corpi nudi dei due amanti sotto la pioggia, in dialogo con la natura che brilla loro tutt’intorno, si stagliano nel loro spessore e nella loro vibratilità sull’immobilismo innaturale degli altri, gli uomini morti: i capitani d’industria, gli intellettuali velleitari e vanesi, gli aristocratici castrati e castranti, che vorrebbero che le vite di tutti assomigliassero alla loro esistenza sepolcrale, cristallizzata nell’icona di potere, incapace di muoversi e di godere se non di astrazioni mortificanti. Per una volta, diciamo – non a caso – “viva!” a Netflix che, grazie a questo film, ritorna ancora – e speriamo ci siano altri ancora, e ancora e ancora – a un autore immenso, Lawrence, e alla ‘sua’ non più scandalosa, ma sempre necessaria Lady Chatterley.

Regia - 4
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 4
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3.5

3.6

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