Karamea: recensione del documentario

Recensione del documentario Karamea, nel quale, in Nuova Zelanda, a 150 km da qualsiasi cosa, una piccola comunità di persone ritrova la vita a stretto contatto con la natura

Earth Overshoot Day significa giorno dello sforamento terrestre e viene calcolato ottenendo ogni anno la data in cui le risorse della Terra (raccolti, legna e allevamenti) non bastano più per soddisfare i bisogni di noi abitanti. Quella data si avvicina ogni anno dal 1971. Inizia con questa specie di epitaffio dall’anima ambientalista Karamea, il documentario diretto da Marco Gianstefani. Si tratta di una comunità neozelandese, uomini e donne che vivono non soltanto al fianco del North West Nelson Conservation Park, ma totalmente immersi nella natura, tra mare e foresta. Pochissimi negozi, una dimensione da minuscolo e pacifico villaggio sospeso tra atmosfere far west e new-hippie.

Karamea: Cinematographe.it – FilmIsNow media partner dell’anteprima romana

L’occhio registico di Gianstefani cattura gli orizzonti, accarezza le case colorate e le facce di queste persone ora spensierate in maniera vivida e immediata. Nessun orpello tecnicistico nel suo montaggio dal taglio nature, gli abitanti ritratti dal suo obiettivo hanno lasciato le loro vite aggrovigliate nelle città per accontentarsi della semplicità di sciogliersi. Un uomo racconta alla macchina da presa del suo vecchio lavoro a Tokyo, in una grande società, e di una vita ampiamente monetizzata ma stressata e senza cielo che lui ha mutato in libertà di piccoli lavori di fronte all’oceano. C’è chi si occupa di piccola agricoltura e chi insegna, a Karamea. I bambini vengono seguiti da un insegnante che fa spesso osservare loro gli animali da cortile come galline e conigli. Una sorta di biologia e zoologia applicate che purtroppo per i moderni bimbi occidentali diventa sempre di più misteriosa assenza.

Marco Gianstefani Karamea cinematographe.it

Karamea: storie di uomini, donne e artisti

Alcuni degli abitanti si occupano di offrire ospitalità ad artisti sconosciuti per poter loro permettere di produrre in cambio le loro opere. Un mecenatismo etico che incoraggia il talento creativo in quanto bisogno d’espressione, e si erge proteggendo artisti dal sacrificio di lavori diversi dalle proprie aspirazioni, che altrimenti li allontanerebbero dai loro desideri e talenti piegandoli a una vita vuota, meccanica o, al meglio, soltanto globalizzata.

Così, in un crogiolo di umanità si riscoprono anche le radici del rapporto genitoriale. Una madre descrive fiera il crescere suo figlio dedicandogli tutto il tempo necessario e rimandando di qualche anno le sue fatiche lavorative per questo, mentre il suo dodicenne senza X-Box pilota un piccolo Cessna e ci fa sognare la Nuova Zelanda dalle nuvole mentre la sua cloche punta dritto verso il proprio di sogno: diventare un pilota professionista.

Non ci si può nascondere dalla vita in questa landa tra mare e vegetazione. Agricoltura a misura d’uomo, terra da scegliere per la ricca quantità di ettari, abiti usati, una radio on-air sempre attiva e sorrisi di naufraghi felici dal mondo ipertrofico, Karamea mostra un’idea nuova e originale d’intendere una comunità di persone. D’intendere la vita rinunciando a consumi eccessivi e priva sprechi energetici. Allora non moderni hippie, ma flaneur pentiti. Novelli agroamatori e appassionati naturalisti che aspirano alla semplicità senza rifiutare relazioni e complessità profonde della vita.

Karamea: la colonna sonora del documentario

Certe volte essere ambientalisti non consiste nel salvare le balene, ma sa stessi. Anche così si salva il mondo. È questa la piccola lezione che ci racconta Gianstefani insieme alla sua crew di produzione tutta italiana e le sue immagini che sanno di calma e pace interiore. Tramonti rosa dove farsi il bagno nudi tra le onde, campi sterminati e il verdeggiare dei boschi intorno a ogni casetta. Anche la musica assume in questo documentario un ruolo centrale. Ma non aspettatevi hit del momento. Tra originali raggae, morbide ballads, chitarre folk e rilassanti pop blues come i panorami di Karamea si possono ascoltare artisti indie come Ben Winwood, Kevin Graham, Ian Post, o i Brick Fields e i Duffmusiq.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Sonoro - 3
Emozione - 2

2.7