Ipersonnia: recensione del thriller futuristico con Stefano Accorsi

Con la visione foucaultiana della prigione come “un potere tecnologico” che si avvale però di un nuovo linguaggio del punire: il sonno detentivo. Ipersonnia, diretto da Alberto Mascia, si presenta come un film intricato: un coraggioso esperimento di fantascienza italiana affidato a una sceneggiatura innovativa scritta insieme a Enrico Saccà (vincitrice del Premio Solinas Experimenta) e al gioco di sguardi e gesti di due attori in stato di grazia, Stefano Accorsi e Caterina Shulha. Il thriller prodotto dalla Ascent Film in collaborazione con NIghtswim e Rai Cinema, sfida continuamente la linearità del racconto filmico e promette uno spettacolo con cambiamenti di direzione che riescono a stuzzicare l’attenzione. Racconta una storia ambientata nell’Italia del futuro in cui il sistema politico introduce una controversa riforma delle carceri che punta ad eliminare completamente la criminalità. Ipersonnia è disponibile per la visione streaming in esclusiva su Amazon Prime Video, a partire dal 30 gennaio 2023, per tutti gli utenti abbonati al servizio.

Ipersonnia: nella trama futuristica, i detenuti scontano la pena in un sonno profondo

Le influenze sull’opera prima di Alberto Mascia sono cinematografiche (lo stile di Nolan che ha contribuito allo scardinamento dei precetti del cinema tradizionale per stimolare un nuovo linguaggio cinematografico) ma anche filosofiche (la teoria del totalitarismo di Hannah Arendt – di uno Stato che non si accontenta solo dell’obbedienza dei cittadini, privati di tutte le loro libertà, ma che va alla conquista delle loro coscienze e anime) e letterarie (Philip Dick e Jorge Luis Borges). Con una fotografia curata da Matteo Vieille Rivara dove un passivo freddo e intenso blu (con le sue sfumature) resta sempre in una proporzione consistente dell’immagine, e in questo caso simboleggia soprattutto il sonno, il sogno o la realtà incerta, ambigua, vissuta dal protagonista: David Damiani (Stefano Accorsi). Troviamo che la frase più bella affidata alla recitazione di Accorsi sia una domanda: “Fare il possibile, a questo si riduce il nostro lavoro? Tutto qua?“. Perché David, che è uno psicologo carcerario, e lavora quindi a contatto con i detenuti, “è un’anima di troppo” nel freddo contesto che lo vede impegnato tutti i giorni ad occuparsi degli uomini e le donne che – nelle rinnovate carceri italiane aderenti al programma “Hypnos” – scontano la loro pena in anni di ipersonno. Fantasmi del passato a parte, tutto sembra scorrere liscio fino a quando l’uomo non incontra Viola (Caterina Shulha), la femme fatale di questa storia-, e l’agguerrito detenuto 517 (Paolo Pierobon), non più identificabile poiché la sua scheda anagrafica non si trova, si risveglia da un sonno di emergenza …

Un bel film “rompicapo”, che il regista ci sfida a decifrare seguendo la nostra sensibilità

Il regista (che abbiamo anche intervistato nei giorni scorsi -, leggi qui l’articolo) mette sullo sfondo del film un sistema di potere che basa il proprio dominio sullo stato di incertezza, una dinamica che prova a portare alle estreme conseguenze con il personaggio principale di David. Ipersonnia è lasciato quasi interamente sulle spalle di un inappuntabile Accorsi, sempre ricco di fascino; è uno di quei film dalle trame impossibili, che però sa intrattenere. Abbiamo apprezzato i giochi narrativi di Mascia che, come detto, vorrebbe camminare sulla scia segnata da quelle pellicole che vogliono trovare un modo nuovo di raccontare, capaci di renderle più interessanti di quanto non lo siano; che mescolano gli ingredienti e ingarbugliano il plot, sfidandoci a decifrarlo. E qui ci sono anche congegni visivi che riguardano, ad esempio, i costumi di scena dei protagonisti (la camicia rossa di Viola, che nel finale avrebbe la forza, con il suo colore caldo, di sfondare finalmente la parete dell’ipersonno di David – risvegliarlo definitivamente) o le scritture a specchio che interessano i numeri dei carcerati (i detenuti n. 517 e n. 715 hanno molte cose in comune, vengono aiutati o torturati ?). Ci sono il personaggio della dottoressa Levi interpretato da una non convincente Astrid Meloni; un interessante rovesciamento di prospettiva; l’ambiguità della conclusione che richiederebbe la trottola di Dominic Cobb; qualche (apparente?) incongruenza nello script che però svanirebbe, se l’impressione soggettiva dello spettatore risentisse degli effetti dell’ipersonno… “No assurance” ragazzi e nessuna certezza! Vedrete nel film solo quello che vorrete vedere.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.5

3.3