Io sono nessuno 2: recensione del film con Bob Odenkirk

Il sequel del film action del 2021 con Bob Odenkirk, Connie Nielsen e Christopher Lloyd, vede l'ingresso nel cast di Sharon Stone nelle vesti del villain

Nuovamente l’apparente normalità quotidiana che si piega di fronte all’irruzione di una violenza repressa, la ricerca di serenità che inciampa sulle tracce mai cancellate di un passato irrisolto, la duplice natura dell’uomo – padre e carnefice – che si insinua nel tessuto domestico fino a stravolgerlo. Io sono nessuno 2 è il secondo capitolo della saga action con protagonista Bob Odenkirk, sequel diretto del sorprendente Io sono nessuno del 2021. Alla regia, per la prima volta in lingua inglese, troviamo Timo Tjahjanto – regista indonesiano di culto, già autore di The Night Comes for Us – che sostituisce Ilya Naishuller portando con sé un’estetica più sporca, frenetica e grottesca. La sceneggiatura è nuovamente firmata da Derek Kolstad, affiancato questa volta da Aaron Rabin, Umair Aleem e dallo stesso Odenkirk, qui anche nelle vesti di produttore insieme a David Leitch e Kelly McCormick per 87North. La produzione rimane saldamente ancorata alla Universal Pictures, mentre la distribuzione italiana è affidata a Eagle Pictures. Il cast conferma le presenze fondamentali del primo episodio: Connie Nielsen, Christopher Lloyd, RZA e i giovani Gage Munroe e Paisley Cadorath. A questi si aggiungono le nuove entrate Colin Hanks ( Fargo, Dexter), nei panni di uno sceriffo ambiguo, John Ortiz (American Gangster, Fast & Furious), gestore del parco giochi e figura moralmente oscillante, e soprattutto Sharon Stone, in una prova sopra le righe che la vede calarsi nei panni della villain, Lendina, una criminale elegante e spietata, vera antagonista di questo secondo capitolo.

Io sono nessuno 2: il ricordo si fa in vacanza

Io sono nessuno 2 cinematographe.it

La famiglia Mansell parte per una vacanza a Plummerville, piccolo centro immerso nel verde, sede del parco acquatico Wild Bill’s Majestic Midway, luogo che Hutch ricorda con affetto, teatro di una lontana ma indimenticata spensieratezza infantile. L’intento è semplice: costruire nuovi ricordi, scivolare in giorni spensierati che possano curare, o quantomeno ovattare, le ferite del passato. Ma il ricordo, invece che crearsi nuovo, torna a galla deformandosi e deformando le idilliache attese della famiglia. Quel luogo che Hutch aveva idealizzato come rifugio, era in realtà già un fronte operativo: il padre David, all’epoca, portava i figli al parco mentre lavorava sotto copertura per sgominare una rete criminale locale. Rete mai del tutto estinta, che oggi risponde alla figura carismatica e ferale di Lendina (una Sharon Stone che oscilla tra un’elegante lucidità e l’esasperazione della propria eccentricità), spalleggiata dallo sceriffo Abel (Colin Hanks) e dal gestore del parco Henry (John Ortiz), quest’ultimo inizialmente nemico, poi alleato di Hutch, costretto dal ricatto e, anch’egli, da un passato familiare dal quale non può esimersi. La tensione esplode in un finale in crescendo, con il parco acquatico trasformato in teatro di guerra: tra giostre in fiamme, acque torbide e colori sgargianti si consuma lo scontro definitivo, orchestrato attraverso scene d’azione accuratamente coreografate, degne delle iconiche scene che avevano fatto le fortune del primo capitolo.

Sequel o remake?

Bob Odenkirk Io sono nessuno 2

Da subito appare chiaro: Io sono nessuno 2 si muove sulle orme del primo film, ripetendone dinamiche e struttura. Di nuovo Hutch cerca di seppellire il proprio passato, di soffocare la pulsione al castigo con il conforto di una vita borghese. Ma la violenza non è solo un’ombra che lo insegue: è la sua seconda pelle, pronta a riemergere al primo strappo dell’ordine. La costruzione della quiete domestica – della vacanza, del pranzo in famiglia, della memoria condivisa – è ancora una volta disinnescata da una minaccia esterna che, in verità, è la proiezione stessa di un’identità mai riconciliata. Il racconto si sviluppa con coerenza, ma anche con una certa prevedibilità.

Eppure, in questa ripetizione c’è una leggera espansione del nucleo tematico. Le dinamiche familiari vengono appena scalfite, ma sembrano pulsare sotto la superficie. Hutch è richiamato alla battaglia non solo dal sangue versato, ma dal sangue che condivide: oltre al padre a al fratello, anche moglie e figli si rivelano, a modo loro, contaminati da un senso di giustizia brutale, un’idea di protezione che si esprime attraverso la forza. È la famiglia stessa a replicare – geneticamente e moralmente – la spinta alla violenza. In questo universo narrativo, proteggere significa colpire, e il colpo ben assestato è spesso la risposta più empatica che ci sia. Il tono ironico e le coreografie d’azione, ancora una volta impeccabili, tengono insieme la serietà del sottotesto con l’intrattenimento più schietto. Ma la sensazione finale è che Nobody 2 sia più un’estensione o una ripetizione, piuttosto che un’evoluzione.

Io sono nessuno 2: valutazione e conclusione

Sharon Stone Io sono nessuno 2 cinematographe.it

In definitiva, la pellicola firmata da Timo Tjahjanto ripropone in modo fedele la formula che aveva sorpreso quattro anni fa, ma non la reinventa. Se da un lato il mantenimento di una ricetta vincente può rassicurare, dall’altro il film rischia di arenarsi in una ripetizione piacevole ma priva di scarto significativo. Bob Odenkirk, instancabile, regge ancora il film sulle spalle: la sua interpretazione continua a oscillare tra ironia e malinconia, disegnando con finezza un personaggio spesso disorientato, incapace di amministrare la propria duplicità. Le sequenze d’azione sono ancora una volta il vero motore dell’opera: energiche, sorprendenti, quasi fisiche nella loro messa in scena, palpabili, reali. Accanto a lui, però, spicca Sharon Stone, che regala a Lendina una performance teatrale e febbrile, capace di passare dal controllo glaciale alla furia isterica con una naturalezza disturbante. C’è in lei una gioia viscerale nel vestire i panni della cattiva, e si vede. L’ambientazione – un parco acquatico popolato da vecchi mostri e nuovi spettri – rappresenta forse la variazione più marcata rispetto al primo film, e dà al sequel una colorazione estiva, vacanziera, che funziona tanto da contrasto quanto da cornice. Ma ora che si parla già di una trilogia – o addirittura di una saga – ci si chiede: quali altri territori narrativi potrà esplorare Hutch? Per ora, la vacanza si è trasformata in un campo di battaglia. Ma il rischio è che, continuando su questa scia, la saga resti bloccata in un eterno ritorno del sempre uguale.

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Regia - 3
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 2

2.8