Io sono Mia: recensione del film su Mia Martini

Io sono Mia racconta della carriera e dei tormenti della cantante Mia Martini, in un biopic con più assenze che presenze, al cinema e in onda sulla Rai.

Le canzoni di Mia Martini parlano direttamente al cuore. Le loro fragilità, la forza interpretativa che la cantante esprimeva attraverso la propria voce e la violenza con cui scagliava e interiorizzava quelle strofe bellissime che giungevano dirette al pubblico le hanno permesso di superare la prova del tempo e di sconfiggere le malelingue che, nella sfida dei ricordi, passano in secondo piano al confronto con una stella di tale portata. La musica di Mimì, e la fiducia riposta dall’artista nell’eccellenza degli autori dei propri brani, hanno fatto di una “piccola donna” la versione più grande della canzone italiana, che la Rai vuole ora celebrare sulla scia del successo di ascolto del Principe Libero di Luca Facchini.

Il biopic di Riccardo Donna Io sono Mia parte da Sanremo per finire nuovamente su quel palco che ha segnato il ritorno della cantante, che nel momento della sua ripresa è portata a ripercorrere le gioie, ma principalmente le afflizioni, di una carriera che tanto le aveva dato, quanto il dolore riservatole. L’intervista della giornalista interpretata da Lucia Mascino si materializza davanti agli occhi dello spettatore e ricalca, come un flusso di memorie ancora vivide e perciò sofferenti da rivangare, le tappe di un successo che le ha trafitto l’anima e l’ha consacrata a discapito del privato.

Io sono Mia – Quelle mancanze vive come presenzeIo sono Mia cinematographe

Ma sono veramente i passaggi chiave di una vita piena come quella attraversata dalla protagonista? Siamo sinceramente di fronte al quadro fondamentale di quello che ha dovuto affrontare Mia Martini per restare poi incastonata nel paradiso dei cantanti della nostra tradizione? I voluti addolcimenti, le omissioni imposte, i reali tormenti con cui la cantante ha dovuto combattere. Perché non basta denunciare il suo cattivo carattere. Ed è ingiusto concedersi il lusso di poter offuscare la sua esistenza.

Sono più le mancanze che le presenze a valere nel film scritto da Monica Rametta. Gli spazi vuoti che fanno da contorno a figure volutamente allontanate dalla trasposizione filmica della vita di Mia Martini reclamano la loro presenza e alimentano il dibattito, non potendo contare sulla loro assenza come si era pensato. È inverosimile non sottolineare l’affetto e le tensioni di un rapporto come quello tra Loredana Bertè e Mia, limitando la sorella minore sullo sfondo, sbiadendo l’iconografia musicale e scandalistica che l’ha caratterizzata, in un tentativo di non perdere la bussola che punta verso la direzione della Martini. Cosa che, nel paradosso, invece accade, andando a ricercare proprio quella privazione da cui il film credeva di essersi ben guardato – per non sbilanciarci oltre e notare la scomparsa di un intero nucleo famigliare intorno alla protagonista. Meccanismo che scatta in ugual modo in rapporto al personaggio del fotografo Andrea, per regista e sceneggiatrice summa delle relazioni rovinose della cantante, ma di cui ogni indizio tratteggia le dinamiche con il cantautore italiano Ivano Fossati e incespica continuamente nel non poterne rivelare l’identità predominante.

Io sono Mia – La speranza di poter dire un giorno “Non è la Rai”Io sono Mia cinematographe

Nascondere sembra più importante che mostrare. E l’ambiente intorno a Mia Martini ne è ulteriore prova, edulcorando le voci che affliggevano lo statuto e il rispetto artistico dell’artista, lasciando quella sfortuna, quasi ad averne paura loro stessi, nel fuori campo più innocuo, tenendola più intuita che sottolineata. Un depotenziamento dell’inversione di rotta della carriera di Mimì che non permette alla tensione tragica di potersi alimentare, bandita dallo schermo e poco trattata, quindi privata nel poterne sfruttare le possibilità drammaturgiche.

Io sono Mia rimane in superficie, lasciandosi guardare, ma dovendosi veder affibbiato quell’appellativo “prodotto Rai” che speriamo, prima o poi, di non dover più usare. Serena Rossi interpreta e sa farlo bene, costretta però in un lavoro che, nella propria ristrettezza, non le concede di poter approfondire l’entrata nella pelle del personaggio. Un’immagine su un palco, un Sanremo come rilancio, un film in cui raccontarlo. Ma saranno sempre le canzoni a parlare di Mia Martini. Sarà sempre e solo la sua musica a impersonarla.

Io sono Mia, prodotto da Rai Fiction, Eliseo Fiction e Luca Barbareschi, sarà distribuito il 14, 15 e 16 al cinema grazie a Nexo Digital e andrà in onda su Rai 1 a febbraio

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2.5
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 2.5

2.6