Indirizzo sconosciuto (2001): recensione del film di Kim Ki-Duk

La recensione di Address Unknow diretto da Kim Ki-duk, un film che prende in esame il peso della storia moderna su una società spiritualmente corrotta.

Indirizzo sconosciuto (Address Unknown) è un film del 2001 diretto da Kim Ki-duk , presentato in apertura alla 58ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e proposto nella sezione dedicata al regista in occasione del Korea Film Fest 2021. Il regista coreano prende in esame il peso della storia moderna su una società spiritualmente corrotta e governata da ostilità, tensione e violenza, proponendo una storia che segue le vite di tre adolescenti in difficoltà in una città isolata dominata da una base dell’esercito americano.

Address Unknown esamina i continui riverberi della guerra di Corea e l’influenza potentemente corruttrice dell’esercito, ponendo la sua attenzione in modo un po’ troppo superficiale tra i diversi personaggi chiave; il dramma manca di un centro narrativo forte e la serie di tragedie culminanti che colpiscono tutti i protagonisti alla fine risulta esagerata.

Indirizzo sconosciuto: l’estetica della violenza

Address Unknown - Cinematographe.it

Address Unknown è ambientato negli anni ’70 nella città isolata di Pyongtaek, i personaggi del dramma sono tutti segnati dalla guerra e dalla presenza militare degli Stati Uniti che condiziona le loro vite. Tutti loro sono incapaci di esprimere le proprie emozioni in un modo normale; anche le anime più gentili tra loro non riescono a sfuggire al loro triste destino di infliggere e sopportare atti di crudeltà.

Chang-Guk (Yang Dong-Kun) vive con la sua giovane madre (Pang Eun-Jin) in un autobus convertito ad abitazione. È ossessionata, in stile Madame Butterfly, dal padre del ragazzo e gli scrive regolarmente delle lettere che tornano indietro contrassegnate dal timbro: “Address Unknown”, da cui prende il titolo il lungometraggio. Chang-Guk soffre dell’instabilità di sua madre e della riluttanza a dimenticare l’uomo. Il suo amante è il macellaio di cani locale (Cho Jae-Hyun). I metodi disumani dell’uomo causano ulteriore ansia a Chang-Guk, che lo assiste nella cattura e nell’uccisione di cani randagi da servire alla tavola calda locale.

Uno degli aspetti più controversi di Address Unknown è il modo in cui descrive liberamente il consumo di carne di cane in Corea del Sud, mostrando apertamente come i cani vengono allevati, catturati, macellati e cucinati. Mangiare carne di cane è una pratica che ha una lunga storia in Corea, che ha avuto origine durante l’era di Samkung (Tre Regni, dal 57 a.C. al 676 d.C.), ma solo di recente è diventata una questione etica tra la Corea del Sud e il resto del mondo. Durante le Olimpiadi del 1988, ospitate a Seoul, il governo sudcoreano ha vietato tutti i ristoranti per cani per evitare di offendere la sensibilità e il palato dei visitatori.

Eun-Ok (Ban Min-Yung) invece è stata accecata a un occhio durante i giochi di guerra infantili con suo fratello. Nasconde la deturpazione sotto i suoi capelli, vive isolata ed è capace di mostrare affetto solo al suo cagnolino. Il figlio di un veterano di guerra disabile (Myung Kye-Nam), Ji-Hum (Kim Young-Min) è attratto da Eun-Ok ma incapace di superare la sua dolorosa timidezza.

Address Unknown: la potenza visiva di Kim Ki-Duk

Address Unknown - Cinematographe.it

Lo sceneggiatore e regista Kim Ki-Duk integra con successo le storie dei vari personaggi, creando un’efficace illustrazione della schiacciante eredità della guerra, dell’incapacità di comunicare e amare e, in un certo senso, una metafora della pervasività della colonizzazione culturale americana. Ma l’escalation di esiti raccapriccianti delle storie dei protagonisti rasenta involontariamente il ridicolo, a volte, minando il messaggio di fondo del film che invece porterebbe ad empatizzare con la loro disperazione. Sebbene serva a illustrare il punto di vista del regista su un paese diviso la cui società è paralizzata dalla rabbia repressa, la tendenza a risolvere ogni conflitto facendo in modo che i personaggi si facciano violenza a vicenda diventa avvilente e ripetitivo.

Questa palese rappresentazione della crudeltà anche sugli animali ci spinge, come pubblico, a riconsiderare i casi di crudeltà umana in tutto il film. Una delle prime scene del film consiste in Chang-guk che picchia senza sosta sua madre, dimostrando di non essere estraneo alla violenza né incapace di usarla.

Sebbene Address Unknown non sia un film horror convenzionale, condivide molte delle convenzioni generiche che sono arrivate a caratterizzare il genere del film horror: in primo luogo, la sua estrema violenza e in secondo luogo, la prevalenza dell'”occhio dello schermo”. L’occhio dello schermo rappresenta le singole inquadrature degli occhi nel film, un elemento formale che consente ai film horror di introdurre una narrazione che necessariamente gioca con diversi tipi di inquadrature.

L’interpretazione della madre incline all’isteria di Chang-Guk non è quella più potente, invece la recitazione dei membri del cast più giovani sono uniformemente forti anche se la messa in primo piano di uno di loro piuttosto che di tutti e tre avrebbe potuto fornire un focus più drammatico. Anche se i personaggi statunitensi hanno un peso relativamente minore, i dialoghi americani sono scritti e interpretati male. Sulle orme dell’impressionante ambientazione fisica de L’Isola (The Isle), il nuovo film di Kim Ki-Duk mostra lo stesso forte senso visivo con immagini di notevole intensità. La sottile partitura per archi e pianoforte di Park Ho-Joon inoltre  fornisce un accompagnamento toccante e pieno di poesia fino agli ultimi fotogrammi del film.

Regia - 4
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 4
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.8