In viaggio con Jacqueline: recensione del nuovo film di Mohamed Hamidi

Il regista francese Mohamed Hamidi (di origini algerine ed ex professore associato di economia all’Università di Bobigny), dopo l’apprezzamento a Cannes della sua opera prima Né quelque part, del 2012, confeziona con In viaggio con Jacqueline una pellicola deliziosa puntando su un sistema narrativo, il road movie, che regala sorrisi e qualche consapevolezza.

Le vicende sono centrate su Fatah (Fatsah Bouyahmed), contadino di un piccolo e remoto villaggio algerino, è marito e padre di due bambine, parla correntemente francese e ha un sogno: far partecipare la sua adorata mucca Jacqueline al Salone dell’Agricoltura di Parigi. È talmente infatuato del bovino, da essere preso in giro da tutti gli abitanti della piccola comunità per questa sua particolare amicizia. Un giorno come tanti però, Fatah riceve una lettera da Parigi: dopo innumerevoli e insistenti richieste finalmente il suo desiderio è stato realizzato, lui e Jacqueline sono attesi per l’annuale evento agrario. Ma il viaggio è lungo e costoso e così tutta la comunità unisce le forze per permettere ai due di raggiungere Marsiglia in nave e da lì proseguire a piedi verso la capitale; inizia così un viaggio ricco di peripezie, risate e incontri fortunati.

In viaggio con Jacqueline: Hamidi si riconferma con una commedia frizzante e sincera

Fatah e Hassan al Salone dell’Agricoltura

Fatah è un uomo solare, un pò ingenuo ma, soprattutto, diverso dai suoi compaesani; dotato di quella spontaneità che lo rende “cittadino del mondo”, non teme di chiedere aiuto e viene accolto con gentilezza e naturalezza dai vari personaggi che incontra sul suo cammino.

Ci sono dei parallelismi tra l’arrivo di Maria e Giuseppe a Betlemme, quando vengono ospitati in un’umile capanna, e Fatah che trova rifugio presso una contadina che gli prepara un giaciglio nella stalla. O ancora quando Fatah (con uno slogan degno di hashtag) affermando: “non è colpa mia, è colpa delle pere!“, riallaccia un filo con la storia biblica del Peccato originale. Il regista, con un film gioioso e brillante, lancia un bellissimo messaggio al suo paese natio e a ogni spettatore che vive in un clima politico e sociale assai delicato e compromesso. Senza finzione, Hamidi non punta sul cliché del razzismo e del rifiuto dei migranti a prescindere, sottolineando anzi anche la difficile situazione dell’economia francese (la manifestazione degli agricoltori ne è una conferma); mira, al contrario, con grazia e senza pregiudizio all’incontro umano sincero tra culture e mentalità differenti (dalla campagna alla città), ottenendo un risultato irresistibile.

In viaggio con Jacqueline: un road movie bucolico

Philippe, Hassan, Jacqueline e Fatah in posa davanti alla Torre Eiffel

Con una regia pulita e una sceneggiatura strutturata, Hamidi non sbaglia: In viaggio con Jacqueline – La Vache, è un film fresco e ben fatto, che cita direttamente lo storico La vacca e il prigioniero del 1959 di Henri Verneuil ma richiama anche il meraviglioso Little Miss Sunshine, 2006 grazie a un furgone sgangherato e pittoresco che permette al protagonista di raggiungere il suo obiettivo (come dimenticare “la spinta” al volkswagen giallo che è anche la copertina del film?!). Nel cast ritroviamo anche Jamel Debbouze, che deve alla sua carriera di comico una capacità d’improvvisazione ammirevole e l’attore francese Lambert Wilson, nei panni di un Conte in disgrazia ma con un gran cuore.

Campione d’incassi in Francia, In viaggio con Jacqueline – La Vache è una pellicola da non perdere, che regala un sorriso difficile da cancellare; il film è in uscita nella sale italiane dal 23 Marzo, distribuito da Teodora Film.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 5

3.3