Il Verdetto – The Children Act: recensione del film con Emma Thompson

Una storia che pone delle questioni interessanti sul rapporto tra convinzioni personali e obblighi legali.

Il Verdetto – The Children Act è un film del 2017 diretto da Richard Eyre con protagonisti Emma Thompson, Stanley Tucci e Fionn Whitehead. Si basa sul romanzo La Ballata di Adam Henry di Ian McEwan, che ne ha curato anche la sceneggiatura per l’adattamento cinematografico.

Fiona Maye, giudice dell’Alta Corte Britannica specializzata in diritto familiare, porta avanti con dedizione totale e grande equilibrio la sua professione, avendo sempre come faro l’adesione sostanziale ai principi di legge. La sua abnegazione lavorativa ha però delle ripercussioni sulla sua vita privata ed in particolar modo sul suo matrimonio, dove il rapporto col marito vacilla. Contemporaneamente le si presenta il caso di Adam Henry, diciassettenne appartenente a una famiglia di Testimoni di Geova, malato di leucemia, il quale rifiuta una trasfusione di sangue che potrebbe salvargli la vita, per rispetto dei dogmi della sua religione. La minore età del ragazzo non permette però il rispetto della sua decisione e il caso viene portato in tribunale. Fiona decide dunque, andando oltre la normale prassi, di far visita personalmente a Adam in ospedale, in un incontro che cambierà radicalmente le esistenze di entrambi.

Il Verdetto: l’equilibrio precario tra legge e morale

il verdetto - cinematographe.it

Il film si presenta come un legal drama, che si discosta in buona parte dalle caratteristiche più canoniche dei legal movie, per puntare maggiormente sulla componente drammatica e sull’introspezione interiore dei protagonisti.
Fiona è un giudice molto empatico e umano ma completamente aderente e rispettoso nei confronti dei principi di legge, applicandoli anche al di là delle personali convinzioni, come nel caso specifico che si basa sul Children Act del 1989, secondo il quale un giudice può intervenire a tutela di un minore nel caso in cui lui stesso o i suoi genitori siano giudicati incapaci di prendere la decisione adeguata per il suo futuro.
La vicenda si incentra sulla personale crisi morale della protagonista, dilaniata tra il rapporto inaspettato con il ragazzo e la crisi matrimoniale, elementi che mettono in discussione la solidità di Fiona e ne modificano la percezione dell’esistente.

Il Verdetto – Un film con ottime premesse e un buon finale, ma che lascia in superficie alcuni sviluppi e approfondimenti sulle questioni poste

il verdetto cinematographe.it

Il Verdetto parte con delle solide premesse, portando alla luce degli interrogativi di grande interesse e ponendo una serie di riflessioni non banali, sulle quali ci sarebbe molto da dibattere. Il film si incentra difatti sul rapporto tra legge e morale, tra convinzioni personali e libertà di scelta, mostrando talvolta come una decisione che in un primo momento può apparire scontata, ad uno sguardo più approfondito risulti complessa e sfaccettata.

Leggi anche “Il Verdetto: Emma Thompson protagonista delle due nuove clip”

La prima parte del film dunque funziona molto bene disegnando una panoramica d’un certo interesse e stimolando lo spettatore nell’immedesimarsi con la vicenda – umana piuttosto che legale – dei personaggi principali. Purtroppo la seconda parte del film, con gli accadimenti che si sviluppano a partire dalla decisione assunta da Fiona in tribunale, non si dimostra all’altezza delle premesse e non si addentra in maniera sufficientemente intrigante nelle questioni precedentemente poste. In primis sono i dialoghi a risultare talvolta superficiali, così come alcuni accadimenti non vengono sufficientemente delineati e rischiano di mancare del necessario realismo. In compenso il finale risolleva una storia che si stava parzialmente sfilacciando, riportando il film su un binario positivo.
Complessivamente convince l’alternanza delle visioni – ed in un certo senso di contrapposizioni – impostate dal regista tra la vita pubblica e quella privata del giudice Fiona Maye, e le domande che dà qui emergono sono quelle giuste, necessarie. Più sfumate invece sono le risposte e le focalizzazioni necessarie per giungere ad esse.

Il Verdetto si regge sulle eccellenti interpretazioni di Emma Thompson e degli altri protagonisti

Impeccabile è l’interpretazione della Thompson, che valorizza in maniera meticolosa la lacerazione morale del suo personaggio, le sue convinzioni messe in discussione e il precario equilibrio che oscilla tra la semplice rigidità dell’adesione alla legge e la complessa sfaccettatura definita da valori e credenze. È evidente come il film ruoti attorno a lei e su di lei faccia leva, tanto che la sua prova attoriale riesce a tenere sollevato il film anche nei suoi momenti meno riusciti. Al suo fianco ottimi comprimari sono Stanley Tucci, nel ruolo del marito trascurato, e Finn Whitehead, che già avevamo apprezzato in Dunkirk, e che ora ritroviamo ulteriormente maturato nei panni del ragazzo malato, reso con grande efficacia nella costruzione delle sue difficoltà, sia sotto l’aspetto fisico, sia soprattutto sotto quello interiore.
In definitiva siamo di fronte a un buon dramma, ben diretto e ottimamente interpretato, che impatta sicuramente sulle coscienze, ma che a tratti pare voler caricarsi eccessivamente di quesiti e questioni che non sempre riesce a dipanare in maniera impeccabile. Merita sicuramente una visione e la costruzione di un dibattito attorno ai suoi contenuti, lasciando però un pizzico di amarezza per non aver sfruttato completamente l’ottimo potenziale presentato.

Regia - 3.5
Sceneggiatura  - 3
Fotografia - 3
Recitazione  - 4
Sonoro - 3
Emozione - 2.5

3.2