Il Rituale (The Ritual): recensione del film Netflix

La recensione de Il Rituale (The Ritual), il film horror presentato nel 2017 al Toronto Film Festival, diretto da David Bruckner, tratto dal romanzo omonimo di Adam Nevill. The Ritual è interpretato da Rafe Spall, Arsher Ali, Robert James-Collier e Sam Troughton

Il Rituale (The Ritual) è un film horror presentato nel 2017 al Toronto Film Festival, diretto da David Bruckner, tratto dal romanzo omonimo di Adam Nevill. Il Rituale, disponibile dal 9 febbraio su Netflix, è interpretato da Rafe Spall, Arsher Ali, Robert James-Collier e Sam Troughton. 

Il Rituale orbita attorno ad un gruppo di amici, che si incontrano per pianificare un viaggio all’estero. Dopo varie proposte scelgono di andare in Svezia per un’escursione libera, lontani dal caos cittadino. La stessa notte, uno di loro, Rob, viene ucciso durante una rapina in un supermercato. Rob però non era solo: era accompagnato da Luke che, impaurito e immobilizzato, si nascondeva senza sapere cosa fare per salvarlo. Nonostante tutto il viaggio procede, e i quattro amici decidono di commemorare Rob tra le desolate montagne svedesi, cercando di riappacificarsi con l’accaduto.

Ma Luke è scosso da inquietanti incubi in cui rivede in modo ossessivo l’omicidio del suo amico, afflitto da un insostenibile senso di colpa. Durante un’esplorazione tra i boschi, a causa del mal tempo e dell’infortunio di Dom, decidono di fermarsi a dormire in una dimora arroccata tra i monti. Da quel momento i quattro si imbatteranno in un realtà oscura, tra riti pagani, altari e sacrifici, scovando un mondo fosco e minaccioso da cui è impossibile riemergere.

Il Rituale

Il rituale costruisce bene la tensione e il mistero

Il Rituale è un buon horror soprannaturale, che pone al centro della sua narrazione l’archetipo del bosco, che rende sia visivamente che a livello acustico la tensione e il mistero di ciò che si cela all’interno di quella selva impenetrabile. Un film che suscita un certo timore ossessivo per quegli spazi, tra scricchiolii dei rami e figure plumbee occultate dalle ombre. Le pietre di paragone de Il Rituale non possono che essere Wrong TurnLe colline hanno gli occhi e The Blair Witch Project. Ma dal canto suo, nonostante sia imparagonabile ai film sopracitati, questo film si distingue per una bella fotografia di Andrew Shulkind, e una colonna sonora, di Ben Lovett, davvero disturbante.

Dal punto di vista narrativo il film non brilla per originalità, per quanto alcune scene sono davvero ben realizzate, a partire dagli incubi notturni che i quattro amici sperimentano, tra terrificanti visioni oniriche che senza dubbio rendono il tutto più efficace. Qualunque cosa stia depredando e inseguendo i protagonisti, la creatura svela la sua ferocia e la sua mostruosa figura solo verso la fine, mentre per il resto del film è per lo più invisibile.

Il Rituale

Il Rituale presenta una storia già vista ma realizzata con solidità

Ciò a cui si assiste sono versi disumani, segni e iscrizioni runiche intagliate sui tronchi e avvertimenti sanguinosi, come quando i quattro amici trovano un’alce sventrato e incastrato tra i rami. Il rituale costruisce bene la tensione e il mistero, i personaggi navigano tra le ombre di un bosco che testa il loro terrore, inseguiti da un essere che sembra somigliare ad un antico dio nordico. Il film sembra riportarci in un certo folklore svedese, in cui ad essere messo in scena è lo Jǫtunn (mangiatore di uomini), un essere realizzato con dovizia, un’entità mitologica resa in modo convincente, con il suo corpo animale, la testa che si ramifica fino a incrociare l’uomo in alcune forme.

Il Rituale in fin dei conti è un horror ben fatto che, con qualche difetto, presenta una storia già vista ma realizzata davvero con solidità, ben recitata e che merita la sicuramente la visione. Ricordiamo che il film è disponibile su Netflix dal 9 febbraio.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3
Sonoro - 3.5
Emozione - 2.5

3

Tags: Netflix