Il re di Staten Island: recensione del film con Pete Davidson

Il re di Staten Island segna il ritorno di Judd Apatow alla regia, ma soprattutto consacra il talento cristallino di Pete Davidson.

Il re di Staten Island, storia praticamente autobiografica di un artista fuori dal comune, Pete Davidson, di professione comico. Giovanissimo e con una vita a dir poco travagliata, a partire dalla morte del padre, vigile del fuoco, caduto in servizio l’11 settembre 2001 a New York. Paul aveva sette anni, e basterebbe questo per rendere la vita di un ragazzo problematica. Ma il destino, cinico e baro, ci ha voluto aggiungere il Morbo di Crohn, malattia cronica non bella che colpisce l’intestino, dolorosa e imbarazzante.

Per fortuna, madre natura gli ha fatto anche un dono preziosissimo: ridere delle sue sventure e di se stesso. Lo fa anche ne Il re di Staten Island, in cui racconta, sotto le mentite spoglie di Scott Carlin, la sua vita. Scott è un ragazzo problematico, dipendente dalla marijuana, orfano di padre, pompiere morto nell’incendio di un albergo nel tentativo di salvare delle vite. La madre fa l’infermiera, la sorella ha appena lasciato il nido casalingo per il college, Scott intrattiene una strana relazione con la sua amica d’infanzia. Ha problemi di attenzione, non lavora, non studia, vorrebbe fare il tatuatore, soprattutto vorrebbe trovare un senso alla sua vita.

Finché un giorno, sua madre non comincia a uscire con un altro uomo, anche lui vigile del fuoco. E le cose peggioreranno molto rapidamente.

Judd Apatow torna alla regia con Il re di Staten Island

Il re di Staten Island segna il ritorno di Judd Apatow dietro la macchina da presa e anche alla scrittura dopo Un disastro di ragazza, e lo era anche il film a dire il vero, che doveva lanciare nel firmamento Amy Schumer, comica brillante ma per il momento evaporata. Pur non essendo una storia personale, Apatow la prende come tale, alla stessa stregua delle sue opere migliori. La sua mano si riconosce soprattutto nella costruzione dei rapporti tra personaggi, realistici, sinceri, diretti. Una caratteristica che il regista di 40 anni vergine non ha mai abbandonato e che ha reso il suo cinema molto personale, soprattutto quando sceglie di raccontare storie più complesse e strutturate, come in Questi sono i 40 e Funny People.

Pete Davidson è un novello Adam Sandler

Il re di Staten Island cinematographe.it

Proprio con Apatow, il comico aveva dimostrato, per l’ennesima volta, di non essere solo il caro vecchio Billy Madison, ma un attore a tutto tondo. Davidson ha lo stesso carattere irriverente di Sandler, più bambinesco e meno guascone, ma egualmente iperbolico. Ha una affascinante naturalezza nel porsi nella scena, occupandola con la sua fisicità ma con pudore, a dispetto delle sue battute fulminanti. Sa recitare, sa porre la battuta, ha un linguaggio del corpo ancora acerbo ma naturalmente portato al mestiere dell’attore.

Verrà educato in questo, anche se sono ormai pochi i registi che possono davvero insegnare qualcosa. Per ora ha regalato al pubblico una storia bellissima, raccontata da Apatow con delicatezza e affetto, senza scadere mai nella vera volgarità, nonostante l’abbondante turpiloquio, sempre a fin di bene.

Al fianco di Davidson troviamo Marisa Tomei nei panni di sua madre, Bill Burr, anche lui stand up comedian di razza, in quelli del di lei spasimante Ray, e in un ruolo secondario, ma in cui si ritaglia comunque momenti magnifici, Steve Buscemi. Nota di merito per Bel Powley, londinese di Hammersmith che si trasforma in una perfetta ragazza di Staten Island, un talento da tenere d’occhio come aveva già dimostrato White Boy Rick e soprattutto in Diario di una teenager.

Il re di Staten Island è un film prezioso, sorprendente e profondamente catartico per chiunque abbia subito una dolorosa perdita che ha lasciato un vuoto non colmato. Il cinema, quello fatto bene, può essere anche terapeutico, e questo film lo è, grazie a un approccio mai timoroso nei confronti di temi troppo spesso affrontati con i guanti bianchi, piuttosto che con un po’ di ruvido pragmatismo e la forza di ridere anche delle tragedie.

Il re di Staten Island è uscito in contemporanea in sala e sulle piattaforme VOD il 30 luglio, distribuito da Universal Pictures Italia.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 4.5

3.8