Il profumo dell’oro: recensione del film Netflix

La recensione dell’heist-movie in chiave comica firmato dal francese Jérémie Rozan, disponibile su Netflix dal 6 luglio 2023.

C’è chi la conosce come Cash, chi invece come Gold Brick, mentre in Italia dove è stata rilasciata da Netflix il 6 luglio 2023 è uscita con il titolo Il profumo dell’oro. Una volta fatta chiarezza e sgomberati dalla mente i dubbi in merito all’identità dell’opera in questione si può passare alla fase successiva, quella dell’analisi critica. Il titolo è certamente il biglietto da visita per un prodotto audiovisivo, indipendentemente dal formato di appartenenza. Anche se la sostanza e i contenuti non cambiano, nel caso della versione nostrana, la scelta della piattaforma a stelle e strisce è sicuramente la più calzante. A differenza degli altri titoli attualmente in circolazione che accompagnano il film di Jérémie Rozan, quello pensato dalla grande N è un riuscito gioco di parole che riassume alla perfezione quale sia l’oggetto del contendere, ossia dei profumi di lusso.

Al centro del contendere de Il profumo dell’oro c’è un traffico di profumi di lusso

Il profumo dell'oro cinematographe.it

Il profumo dell’oro è ambientato a Chartres, cittadina francese capoluogo del dipartimento dell’Eure-et-Loir, nella regione del Centro-Valle della Loira. Qui la famiglia Breuil, che gestisce un importante società di smistamento di profumi in tutto il mondo, governa da sempre la città di padre in figlio. Sempre a Chartres, ma lontano anni luce da questo mondo di lusso, Daniel Sauveur non sopporta più l’insolente ricchezza della famiglia Breuil e si guadagna da vivere con piccole truffe. Quando il progetto che aveva messo in piedi con il suo amico d’infanzia viene mandato all’aria dal gruppo, ha in mente solo una cosa: vendicarsi. Come? Colpendola dove fa più male, vale a dire negli affari, trafficando in profumi di lusso sotto il naso di quello che è diventato il suo capo e per farlo mette in piedi un’agguerrita squadra pronta a tutto pur di riempirsi le tasche e svuotare quelle del ricco proprietario dell’azienda che li sfrutta da anni.   

Un classico heist-movie condito con una dose abbondante di humour francese

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Il protagonista de Il profumo dell’oro, qui interpretato da Raphaël Quenard, veste per l’occasione i panni dell’ennesimo Robin Hood dei giorni nostri, rubando ai ricchi per dare a se stesso e agli sventurati nulla tenenti come lui la speranza di una nuova vita. Con una sporca mezza dozzina a disposizione tira su un piano per permettere alla speranza di diventare qualcosa di concreto. Nei novanta minuti circa che vanno a comporre la timeline si assiste alla messa in atto del machiavellico  piano, ma se questo andrà a buon fine e come lo lasciamo alla visione della pellicola del regista francese che per la sua opera prima ha optato da quanto si è potuto intuire dalla sinossi per un classico heist movie. Da quest’ultimo prende in prestito tutto il campionario che lo caratterizza in termini di ingredienti e stilemi per comporre una ricetta che strizza l’occhio ai modelli di riferimento del filone più contemporanei come possono essere i capitoli della saga di Ocean, aggiungendo al preparato un’abbondante dose di humour francese per portare a casa il risultato. Se questo era mirato all’intrattenimento puro e semplice a buon mercato, il film di Rozan può considerarsi in parte riuscito se non fosse per la pigrizia dell’autore nel non cercare di dare qualche pennellata personale al prodotto finito.

Un film che si presenta allo spettatore di turno come un divertissement di buona fattura

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Un film che si presenta allo spettatore di turno come un divertissement di buona fattura che non va però nemmeno un centimetro più in là rispetto al già visto. Le dinamiche e il modus operandi con e attraverso i quali il regista francese alimenta il plot e delinea i personaggi principali e secondari seguono alla lettera i parametri del genere, motivo per cui gli sviluppi portano a dei risvolti in gran parte prevedibili, fatta eccezione per un twist che quasi in zona Cesarini  rimescola efficacemente le carte in tavola. Per il resto Rozan rende il tutto molto dinamico e piacevole ritmicamente attraverso una regia pop nel quale Snatch sembra incrociare il proprio DNA con L’esplosivo piano di Bazil. Un retaggio stilistico, questo, che gli viene dai numerosi trascorsi nel campo degli spot e dei videoclip che conferisce al film e alla sua confezione un’energia e una vitalità tecnica notevoli.   

Il profumo dell’oro: conclusione e valutazione   

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Ci troviamo quindi al cospetto di un heist-movie dalla formula classica che segue alla lettera i dettami e gli stilemi del filone di riferimento. Il ché è un bene e un male, perché se da una parte coglie nel segno intrattenendo, dall’altra non presenta nemmeno una pennellata personale che possa in qualche modo differenziare il film dal già visto. La confezione pop e il ritmo frenetico del montaggio rendono la fruizione un’esperienza piacevole e divertente, con il protagonista interpretato da un efficace Raphaël Quenard che si dimostra un buon direttore d’orchestra di una commedia che si fa via via sempre più corale.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 3

2.9

Tags: Netflix