I racconti della domenica: recensione del film di Giovanni Virgilio

Con Alessio Vassallo, Stella Egitto e Nino Frassica, per la regia di Giovanni Virgilio, I racconti della domenica è la storia di un uomo e un politico perbene. Al cinema dal 10 novembre 2022.

I racconti della domenica è un film particolare. Lo dirige Giovanni Virgilio, nel cast Alessio Vassallo, Nino Frassica, Stella Egitto. In sala arriva il 10 novembre 2022 per Movieside Distribution. Fino a qui, tutto bene. Non ci sarebbe niente da obiettare neanche sul “disclaimer” (in realtà, una serie di foto) strategicamente posizionato che proprio sul finale ci informa, meglio, ci fa intuire, la verità. Che un film sia isipirato a fatti realmente accaduti è quanto di meno sorprendente ci si possa attendere, oggi, in tempi di creatività stiracchiata e proprietà intellettuali. Non è per pigrizia che il film si appropria di una storia vera, di una vita vera. Ci sono però due elementi da tenere in considerazione e che spiegano l’anomalia rappresentata dal film.

I racconti della domenica cinematographe.it recensione

Prima di tutto, l’identità del protagonista. Sappiamo che è realmente esistito, sappiamo che i fatti aderiscono, con tutti i limiti del caso, alla verità nuda e cruda, ma non si va più in là di così. Giovanni Virgilio non vorrebbe fare nomi e cognomi, se costretto cede, ma preferisce che il pubblico arrivi alla storia di Francesco nella maniera più neutra possibile. Meglio rispettare la sua volontà. Quello che conta, in fondo, è altro. La vera, grande, anomalia del film è che sia esistito sul serio un uomo, un politico, un sindaco come Francesco. Una vita contromano, ma non dovrebbe essere così.

I racconti della domenica, o quarant’anni di vita (pubblica e privata) in Sicilia

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Quarant’anni di storia. Siciliana, italiana, intima, filtrata dallo sguardo e dalle scelte di un uomo felicemente diverso. Gli estremi sono il 1934, l’anno in cui il papà di Francesco, che qui è un bambino e lo interpreta Raffaele Cordiano, parte per l’America e scompare materialmente dalla sua vita. E il 1978 circa, più o meno in corrispondenza della morte di Aldo Moro. A volte I racconti della domenica si appoggia a estratti di repertorio perché sente il bisogno di chiarire in che punto ci troviamo all’interno del grande discorso generale. Altrove basta l’esposizione dei fatti, senza bisogno di aiuti esterni. C’è poco da equivocare con un bombardamento e la guerra, va detto, gioca un ruolo fondamentale nell’apprendistato alla vita del giovane Francesco.

Al tempo dell’occupazione nazifascista il protagonista lascia la madre, Irene Maiorino, per andare in collegio a spese del padre emigrato. Qui lega con il dolce e zoppicante Don Peppino, un Nino Frassica insolitamente drammatico, con cui comincia a coltivare un’abitudine che lo accompagnerà per tutta la vita e che è un motivo portante dell’architettura del film. Francesco prende l’abitudine di raccontare la propria vita al padre assente, scrivendogli lunghe lettere, una domenica dopo l’altra o giù di lì. Non basta a colmare il vuoto della distanza, ma è importante lo stesso. I racconti della domenica non è solo affresco storico, biografia esemplare, educazione civica (non film politico, però). Nell’omaggio insistito alla sicilianità dello sfondo e dei caratteri, il tentativo di recuperare il gusto del racconto, della testimonianza, della rievocazione.

Avanti di un po’. Francesco (Alessio Vassallo) è un uomo fatto e finito. La madre, sparita, gli resta un fratello prelato (Paolo Briguglia) e fuori dagli schemi. Francesco vuol fare il medico ma scopre un’inattesa coscienza civica e si dona, letteralmente dona, anima e corpo, alla politica. E alla piccola comunità in cui vive e cresce e della quale diventa sindaco, senza spostarsi mai. Primo cittadino democristiano, al suo fianco l’aiutante/amico/diavolo tentatore Ture (Emmanuele Aita) e il grande burattinaio, l’Onorevole Di Nardo (Vincent Riotta). Francesco non capisce, non vuole capire, fino in fondo, che alla DC delle sue battaglie civili non importa granché. Si servono di lui perché hanno bisogno di un volto pulito, educato e istruito, per andare avanti con certi progetti e certi interessi.

Lui segue il suo percorso, perché il partito è prodigo di finanziamenti e con quei soldi e quell’appoggio riesce a migliorare in modo sostanziale la qualità della vita nel paese. Porta la luce, i servizi essenziali, non cede ai privilegi, consacra ogni parte della sua esistenza, anche privata, al senso di un dovere civile interpretato come una missione. Lo aiuta la donna speciale che gli resta accanto sempre, Maria (Stella Egitto), che per Fracesco si ribella alla volontà del padre e per questo finisce emarginata. Un amore moderno, tenace, che sopravvive a tutto, alle cose belle e alle crisi. La peggiore nei primi anni ’70. La Democrazia Cristiana ha progetti diversi da quelli di Francesco. Vuole sbarazzarsi di lui, farlo deputato, finge di premiarlo ma vuole solo allontanarlo. L’uomo resiste, non accetta compromessi, difende la comunità e i suoi interessi. Una prova di coerenza estrema.

Raccontare la Storia. Raccontare una storia. Semplicemente, raccontare

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Giovanni Virgilio non vuole girare un film politico, piuttosto creare l’illusione dell’album di ritagli. Cronaca e frammenti di un’esistenza nobile e fuori dagli schemi, manifesto di umiltà e dirittura morale, orchestrato in modo che il piacere del racconto, la rivalutazione della memoria comune e la forza della testimonianza, il contenitore insomma, valga quanto il contenuto. I racconti della domenica si posiziona a metà strada tra il biopic più o meno convenzionale e il collage di fatti esemplari. Francesco mette in discussione l’avidità e il particolarismo degli interessi che ispirano un certo modo di avvicinarsi alla cosa pubblica. La forza politica del film emerge con prepotenza, al di là delle intenzioni del suo autore. Pure, il senso del film è altro. Raccontare la storia di un uomo che perde il padre e per colmare il vuoto si fa padre per gli altri.

La chiave è la conciliazione di Storia e vissuto sentimentale, l’incastro di velleità cronachistiche e una narrazione piegata dal tempo ma non compromessa. Ci sono cose che al film riescono bene e altre un po’ meno. Il caso esemplare, la vita di Francesco, ha un impatto forte sullo spettatore. Perchè di politica al servizio dei cittadini, ispirata da rigore morale, rispetto per le persone e un certo grado di efficacia, in giro ce n’è davvero poca. Il film è ambiguamente pessimista al riguardo; mette in scena la politca migliore, ma non ha troppe speranze sul futuro. Alcuni aspetti della vita di Francesco, Alessio Vassallo trova il giusto compromesso tra l’esposizione di una sensibilità inquieta e il richiamo a una solida autorevolezza, meriterebbero di essere spiegati meglio.

Ingannato amaramente, il protagonista, nel momento in cui si dona alla politica cedendo alle lusinghe della DC; che sia riuscito comunque a mantenere la schiena dritta, nonostante il marcio che lo circonda, è il capolavoro di un’idea fissa portata alle estreme conseguenze: l’ossessione di un uomo perbene. Il film corteggia l’argomento, ma lascia deliberatamente in ombra alcuni angoli.

Meriterebbe più spazio la cronaca di un matrimonio che ha la sua parte di modernità e innovazione. Soprattutto da parte di lei; Maria/Stella Egitto vive da donna libera e ne paga il prezzo. I racconti della domenica prova a conciliare il piacere della narrazione con la cronaca di una vita meritevole. Non trova sempre il corretto equilibrio ma ha dalla sua la forza di una diversità irrimediabile, la diversità di Francesco. Funziona meglio quando si concede qualche parentesi di libertà. Viene da pensare a Nino Frassica e al suo veloce ma incisivo passaggio sul film: che sia surrealmente comico o più dimesso, dalla sua ha un’umanità e una dolcezza innegabili.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 3
Sonoro - 2.5
Emozione - 3

2.7