Venezia 75 – Happy Lamento: recensione

Happy Lamento è un film che provoca, diverte, inquieta; un film che potreste odiare o amare. In ogni caso, merita almeno una visione!

Scrivere di Happy Lamento vuol dire cercare di guidare il lettore dentro un funambolico ed anarchico viaggio fatto di immagini, suoni, musica, colori e stravaganza, che porta la firma di Alexander Kluge e anche di Khan De la Cruz, ma significa soprattutto far comprendere la difficoltà nel valutare in modo univoco un’opera a dir poco indecifrabile.
Non c’è un inizio e non c’è una fine. Non c’è una trama in quest’opera, ma più momenti, microcosmi filmici che coesistono in virtù dell’autore, dell’essere gli uni dopo gli altri, ma che spaziano dalla Luna alle gang di Manila, dalla bellissima Blue Moon di Elvis Preasley alle sofferenze degli animali nei circhi e nei mattatoi, dalle luci artificiali al caos della politica globale dei nostri giorni.

Happy Lamento: un film indecifrabile che vuole farci capire ciò che abbiamo perso durante il percosro

Ma quindi? Di cosa ci vuol parlare questo Happy Lamento? Di noi? Del nostro mondo? Del passato perduto? Del futuro incerto? Sicuramente la nostalgia per i bei tempi poetici che furono ha il suo peso in questo viaggio musicale e visivo, ma anche l’ironia (talvolta dissacrante) così come il voler parlare della terrificante realtà dei nostri cuori cinici, ridotti in cenere da noi stessi ha il suo peso.
E se tutto questo fosse la fantasia di uno dei tanti bambini di strada di Manila? Avete presente Manila?
Thrilla in Manila con Alì e Frazier che quasi si ammazzano sul ring, combattimenti di galli. Manny Pacquiao, la povertà assoluta, la prostituzione più universale che c’è, combattimenti di galli. La violenza, i bambini che a 3 anni fumano come Humprey Bogart, il tifo, la malaria, combattimenti di galli…

happy lamento cinematographe.it

Partiamo da loro, anzi no partiamo dagli elefanti schiavizzati del circo, dal circo dei politici che amabilmente conversano, fingono sorrisi e strette di mano, portando a spasso vestiti da 1600 euro che non sanno indossare, il parrucchino biondo ridicolo di Trump con moglie siliconata a rimorchio, i satrapi dai modi eleganti e le mani sporche di sangue e petrolio, la luna di Debussy e Chopin, la stessa canzone cantata da Elvis o da tenori orientali.
Ma lasciamo gli elefanti e torniamo agli elefanti, al circo degli uomini, ai clown del circo e a quelli che votiamo, alle luci della città, alle lucciole di 12 anni, ai cimiteri dove tutti muoiono nel 2053, al fatto che un piano non puoi mica portarlo su un’astronave perché lì manca la gravità e col piffero che senti Debussy e il suo Claire de Lune, ma quanto è bella la Luna? Ma la Luna non è meglio lasciarla lì dove sta invece di farci un film da due ore e passa, Chazelle? Magari era meglio fare un film sull’amore che muore, no Chazelle? Ah no lo hai fatto due anni fa pardon…

Happy Lamento: un film che provoca con ironia e che, volente o nolente, vale la pena di essere visto

Happy Lamento Cinematographe.it

Ecco in dieci righe o poco più un assaggio di cosa è Happy Lamento: un’opera che unisce e mischia elementi disparati accomunati però dal volerci far capire quanto l’umanità abbia perso qualcosa lungo il percorso, a metà strada tra le elezioni per il Parlamento Europeo e la nuova campagna nazi-vegana contro i bastoncini di pesce.
Happy Lamento provoca, diverte, inquieta, tuttavia non dà riferimenti di sorta allo spettatore, né potrebbe, andrebbe contro la sua stessa natura, un po’ come chiedere ad un elefante di lavorare in un circo, per intenderci!
È un esperimento riuscito? È fallito? Difficile dare una risposta. Ma è! E tanto basta per dirvi che questo Happy Lamento di Kluge merita di essere visto. Magari lo odierete, magari no.
Dipende da voi e da cosa volete dalle strade di Manila, dalla Luna e dalle luci di questo mondo.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 2.5
Recitazione - 3
Sonoro - 4
Emozione - 3.5

3.2