Biografilm 2020 – Half Dream: recensione del film di Dandan Liu

Half Dream di Dandan Liu racconta, come da titolo, di un sogno a metà, quello di diventare artisti in una società che non sembra avere più bisogno dell'arte.

Dandan Liu, giovane regista cinese, ricontatta tre suoi ex compagni di Accademia di Belle Arti per porre loro qualche domanda su come sono andate le cose finiti gli studi. Si ritrova, così, a guardarsi allo specchio e a fare i conti con le disillusioni di una generazione, quella della politica dei figli unici, che si è voluta dare una chance per poi vedersi schiantare contro la realtà di un mondo in cui l’arte nutre lo spirito ma affama il corpo, isola affetti, genera frustrazioni e sentimenti di fallimento. Half Dream è un documentario cinese e affronta la questione secondo una lente antropologicamente connotata e sociologicamente definita: il ritratto della Cina che ne emerge è quello di un paese che soffoca le individualità, che mortifica le autostime, che riduce qualsiasi iniziativa personale a discorso di sistema. Tuttavia, è altresì un documentario in grado di trascendere gli angusti confini della specificità socio-antropologica e di parlare con la stessa forza ed eloquenza anche a chi vive in paesi occidentali democratici senza spinte totalitarie né patenti né sommerse.

Opera di critica ma priva di livore critico, Half Dream individua nella scuola il primo anello di una catena di distorsioni. La scuola mette nella testa dei suoi studenti un sacco di idee, accende di idealismi che, alla prova del reale, si frantumano: così lamenta, a un certo punto, uno degli intervistati. La ricerca di una professione che corrisponda alla preparazione ricevuta, che permetta di far fruttare ciò che si è studiato, diventa in fretta uno slancio utopico e il desiderio di vivere “in modo spirituale e sensuale insieme” è costretto a spegnersi di fronte all’inevitabile presa di coscienza che gli studi artistici scavano sì uno spazio di libertà e di auto-affermazione creativa, ma è anche vero che quello spazio si restringe presto fino a farsi buco che inghiotte e strangola per assenza di prospettive concrete.

Half Dream: un film sui sogni d’affermazione e di libera espressione di fronte alla prova del reale

Nessuno dei tre ex compagni che accetta di aprirsi e di confidare alla regista il proprio fallimento – un fallimento totale o parziale che sia, e soprattutto soltanto relativo all’obiettivo di diventare artista e di vivere d’arte – rimpiange la scelta. Studiare arte apre la mente, consente l’espressione, forgia lo spirito critico, approfondisce la capacità di sentire: il valore che un percorso di studi assume è spesso intrinseco allo stesso, ma vi è comunque qualcosa di dolente in una formazione che isterilisce perché incapace di creare un ponte tra ideale e reale, tra vagheggiato e sperimentato. L’universalità del tema affrontato sottrae quest’opera sobria nei suoi accenti sempre temperati allo spauracchio del settorialismo elevandola a saggio elegiaco su una costante dell’umano: la lotta esterna – per i romantici tedeschi di fine Settecento era titanica e struggente, per i Millennials cinesi è amara e soffocata – tra individuo e società e quella interna tra le necessità intime del sogno e gli sbarramenti del reale.

Quando Dandan Liu, infine, incontra colei che era stata negli anni universitari la sua migliore amica e che ora si è rifugiata in un monastero buddista, non la riconosce più. Nel vederla rinunciare al suo ‘io’, nel vederla sacrificare anche l’ultimo residuo di narcisismo, scoppia in lacrime, perché rivorrebbe indietro l’amica con cui aveva combattuto per un sogno di affermazione, per un sogno di libera espressione del sé. Forse piange perché con quell’amica che ora ha il cranio rasato e l’animo (apparentemente) più sereno ha perso anche l’immagine di quella che lei era una volta, o forse perché comprende che quella lotta ora deve condurla in solitario. Half Dream è un film che parla a tutti perché è, in fondo, un film sul diventare adulti e alcuni più di altri fanno fatica ad accettare che diventare adulti significa in primo luogo abbandonare il lato di sé più idealista e sognatore, zittire i capricci del bambino che si è stati, un bambino scalpitante perché desideroso di veder soddisfatto il suo bisogno di esprimersi e di differenziarsi. E gli artisti, tra gli adulti, senza dubbio sono quelli che di fatica ne fanno di più.

Regia - 3
Fotografia - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.1