Halal Daddy: recensione del film di Conor McDermottroe

Halal Daddy è una commedia brillante sull'incontro tra culture diverse che bilancia con intelligenza risate e drammi

Mentre i telegiornali continuano a riproporre storie di immigrazione e sedicenti politici infiammano l’opinione pubblica rinfocolando l’odio e la diffidenza per il diverso, il cinema , al contrario, guarda con interesse a tutte quelle situazioni in cui differenti culture entrano in contatto tra di loro. Halal Daddy, opera del regista e scrittore irlandese Conor McDermottroe, è una commedia piacevole e brillante che trae la sua ispirazione dalla fondazione del primo stabilimento di lavorazione della carne Halal in Irlanda.

Halal Daddy è una commedia brillante che bilancia perfettamente risate e drammi affrontando sia scontri generazionali che culturali sullo sfondo della città balneare di Sligo

Halal Daddy: recensione del film di Conor McDermottroe

Raghdan Aziz (Nikesh Patel) è un giovane inglese musulmano di origini indiane che vive a Sligo, in Irlanda, con lo zio e la compagna. Nel giorno del suo 21esimo compleanno, il padre Amir (Art Malik) da cui era scappato anni prima perché troppo conservatore e oppressivo ricompare nella sua vita con la proposta di aprire insieme un macello Halal. Inzialmente sembra andare tutto per il meglio: alcuni abitanti disoccupati della città vengono assunti, il vecchio manager della fabbrica ricopre nuovamente il suo ruolo e diverse culture riescono a integrarsi perfettamente. A seguito di una discutibile decisione di Amir si acuiranno alcuni problemi e la situazione comincerà a volgere in peggio.

Halal Daddy si presenta come un bildungsroman in veste cinematografica in piena regola. Raghdan è giovane, innamorato di una ragazza del luogo con un lavoro poco gratificante, circondato da amici di varie origini a formare un perfetto melting-pot culturale. Ma Raghdan è anche un ragazzo che non ha ancora risolto i problemi con il padre, che ha preferito scappare piuttosto che fronteggiarlo quando era il momento. L’arrivo in città di Amir metterà finalmente in moto un cambiamento nella sua vita, aprendogli gli occhi su quali siano le cose realmente importanti e cosa voglia dire appartenere davvero a un luogo da chiamare casa.

Halal Daddy ha l’acume necessario per ironizzare con grazia su quelle differenze culturali che genuinamente ci sorprendono e che, magari, non riusciamo mai pienamente a comprendere

Halal Daddy: recensione del film di Conor McDermottroe

Non è solo il turbolento rapporto padre-figlio, che si declina anche in un perfetto scontro generazionale tra l’incosciente ambizione giovanile e la paura del cambiamento mista a incancrenita maturità dell’età adulta, a tenere salde le redini di questa avvincente commedia. Halal Daddy affronta con delicatezza e acume l’incontro tra culture diverse, tra gli abitanti della città di Sligo, irlandesi da generazioni, e le nuove comunità pakistane e indiane. Come di consueto, all’inizio è la diffidenza a farla da padrone, e anche un vago provincialismo che rende tutte le culture altre una grossa nebulosa, per cui al ristorante indiano si mangia con le bacchette e se una persona è di religione musulmana automaticamente deve anche parlare arabo.

Inoltre, è estremamente significativo che luogo di incontro – e scontro – sia il nuovo macello Halal. Luogo tipicamente legato alla cultura islamica, il macello servirà da crogiuolo di incomprensioni, goffi tentativi di aprirsi e integrarsi col diverso e, infine, aspre rotture. Sullo sfondo, poi, la città balneare di Sligo, con i suoi ameni paesaggi, le onde che richiamano i giovani a fare surf e uno stile di vita rilassato.

Halal Daddy è un film che ci prende per mano e ci conduce al cuore della vita di un giovane inglese musulmano, aprendoci gli occhi sull’universalità dei problemi e delle aspirazioni che muovono i giovani, facendoci capire che casa non è necessariamente il luogo in cui siamo nati ma il posto in cui sappiamo circondarci di amore e dove decidiamo di mettere in gioco tutto per realizzare un sogno.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 4.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 4

3.6