Giovani Aquile (Flyboys): recensione

James Franco protagonista del film sulla squadriglia Lafayette

Girato nel 2006 da Tony Bill e con un budget di oltre 60 milioni di dollari, Giovani Aquile (FlyBoys) è sicuramente uno dei film che più fecero discutere nell’anno in cui Fabio Grosso ci portava in paradiso. Il cast infatti comprende l’astro nascente James Franco coadiuvato da Martin Henderson, Jean Reno e Philip Winchester, e si propone di raccontare l’epica vicenda della Squadriglia Lafayette, corpo militare di aviazione composto nel 1916 da volontari statunitensi e che servì sul fronte occidentale venendo incluso nell’Aviazione Francese.

Il nome della squadriglia era un omaggio all’omologo Generale Gilbert De Lafayette, tra i più amati eroi dell’era della Guerra d’Indipendenza Americana e comandante delle forze francesi che aiutarono Washington e soci a liberarsi dal giogo di Re Giorgio III. La squadriglia era inizialmente composta da 42 aviatori ed era concepita più come arma propagandistica che militare, dal momento che l’obiettivo era smuovere le coscienze di quegli americani (ed erano la maggioranza) che non volevano saperne di entrare nel primo conflitto mondiale contro gli Imperi Centrali. Dal momento che non si voleva violare lo stato di neutralità, i piloti erano equipaggiati e armati dall’Aviazione francese, ma nonostante le evidenti difficoltà, riuscì ad appassionare il “pubblico” da casa, aiutando non poco il Presidente Wilson nella sua corsa all’intervento.

Giovani Aquile  parte mostrandoci la volontà di Blaine Rawlings (James Franco) e di altri giovani americani nell’onorare la secolare amicizia con i francesi, arruolandosi volontari nella squadriglia.

Rawlings in realtà dalla sua città deve scappare, mentre Jensen (Winchester) vuole percorre la strada del padre, anch’egli veterano di guerra. Altri come il pugile afroamericano Eugene Skinner (Abdul Salis) per ringraziare la Francia per averli accolti senza il razzismo riscontrato in madrepatria…insomma ci sono tutte le premesse perché il film sia fin da subito abitato da un meelting pot interessante.

A completare il quadro lo statuario e tenebroso comandante Georges Thenault (Jean Reno funziona sempre e comunque), che ha il compito di addestrare e guidare i giovani scavezzacollo tra le nuvole di un cielo dove la morte può arrivare per mille ragioni diverse, non solo a causa del nemico, e che nemico!

I tedeschi infatti hanno un vero e proprio predatore nella loro formazione: il malvagio e crudele “Falcone Nero” (Gunnar Winbergh) che combatte infischiandosene del codice cavalleresco che era usato all’epoca dagli aviatori, sorta di paladini dell’era moderna. Blaine, tra un volo e un’altro, troverà anche il tempo di corteggiare la bella e sfortunata Lucienne (Jennifer Decker).

Giovani Aquile partiva da una delle vicende più curiose del primo conflitto mondiale e da un’arma, quella dell’aviazione, che donò alcuni degli eroi più leggendari; costoro, distanti dal carnaio delle trincee, rappresentavano i moderni cavalieri medievali e allo stesso tempo il futuro tecnologico ed individualista che il grande pubblico si era abituato ad inseguire fin dall’inizio del secolo. Da Francesco Baracca a Manfred Von Richthofen, da Billy Bishop a René Fonck, i piloti sfrecciavano a bordi di velivoli fragili, senza paracadute e si sfidavano in mortali evoluzioni dove contavano abilità, coraggio, sangue freddo e fortuna; erano idoli in madrepatria e rispettati anche dal nemico.

Da questa base purtroppo Tony Bill ha saputo crescere la peggiore costruzione cinematografica di quel 2006. Giovani Aquile infatti è attraversato dalla stessa corrente retorica, glamour e patinata che ancora oggi fa in modo che Pearl Harbor (altro film su aerei ed assi) sia uno dei più fastidiosi da seguire di tutti i tempi.

Del kolossal di Bay questo Giovani Aquile è il fratello minore, in tutti sensi. Gli effetti speciali altrettanto eccessivi e senza costrutto, le inesattezze storiche si sprecano, la regia banale e scolastica, i dialoghi triti e ritriti in ogni loro parte, la fotografia dello sconosciuto Henry Brahman  tronfia e pomposa e  i personaggi sono tagliati con l’accetta: dall’afroamericano emarginato (ancora????), al figlio rejetto, dal comandante duro ma dal cuore d’oro al tedesco canagliesco.

E proprio il Falcone Nero rappresenta il peggior errore del film, condizionandone la natura che doveva (doveva si!) essere bipartisan in un conflitto così orrendo come la prima guerra mondiale, da sempre noto per una tragedia immane senza buoni o cattivi. Invece tanto per cambiare assistiamo ad una mistificazione storica e ad un cliché (il tedesco cattivo vestito di nero) che già di per sé giustificherebbero il cambio di canale in favore di una qualsiasi telenovela austriaca sui monti.

Alla fin fine tutto ciò che si salva di Flyboys è la colonna sonora di Traver Rabin (ex membro degli Yes e autore di numerosissime colonne sonore di successo) e l’interpretazione di Martin Henderson che fa del suo Reed Cassidy l’unico personaggio credibile e interessante, ispirato in modo chiaro a come era negli ultimi mesi di vita il grande Von Richthofen e al malinconico Billy Bishop. Schivo, traumatizzato, disincantato e senza alcuna speranza per sé stesso o gli altri, è la personificazione della perdita dell’innocenza di chi salì su un Caproni o uno Spad pensando di toccare l’immortalità ed invece seguì il triste destino di Icaro.

Giovani Aquile fu un sonoro fiasco al botteghino e venne ridicolizzato dalla critica per quello che era: un film fallito in partenza grazie all’orrenda sceneggiatura di David Ward, Phil SearsBlake T. Evans. Del resto fare un remake del già di per sé deludente Lafayette Escadrille del 1958 vuol dire anche andare a cercarsela!

Improponibile il confronto con capolavori come Young Eagles, Hell’s Angels, Blue Max, The Red Baron e sopratutto Aces High, forse il migliore del genere, e Flyboys è alla fin fine più assimilabile alla stessa categoria a cui appartiene il già citato Pearl Harbor e l’altrettanto tronfio e insulso Red Tails di George Lucas del 2012.

Dispiace soprattutto per James Franco, che per quanto ci provi era proprio fuori parte e poco ispirato, ma per fortuna ha trovato il modo di rifarsi ampiamente da allora!

Regia - 2
Sceneggiatura - 1
Fotografia - 1.5
Recitazione - 1
Sonoro - 3
Emozione - 2

1.8