Giochi di Potere: recensione del film di Per Fly

La recensione di Giochi di potere, il film di Per Fly basato su uno scandalo di vaste proporzioni che fece tremare i vertici dei maggiori esponenti mondiali.

Ci sono storie che vale la pena raccontare. Ci sono avvenimenti, nella vita reale, che sembrano spingersi oltre le fantasie dello sceneggiatore più inventivo, diventando per questo, con il tempo, puro materiale per il cinema. Ma non tutti sanno trattare fatti reali con la stessa pertinenza e la stessa efficacia. Soprattutto non tutti sanno tramutare delle buone premesse cinematografiche in vere opere da distribuire.

È quanto è successo a Per Fly, regista danese che si è ritrovato a scrivere e dirigere un film basandosi su uno scandalo di vaste proporzioni che fece tremare i vertici dei maggiori esponenti mondiali. Un terremoto politico e giornalistico che rimane del tutto statico nella messa in scena e nella trasposizione filmica di Giochi di potere, per cui la definizione di thriller affidatagli sembra quasi usata impudentemente.

Giochi di potere – Quando la diplomazia non può farci nienteGiochi di potere Cinematographe.it

Michael (Theo James) ha sempre desiderato diventare un diplomatico per rendere orgoglioso suo padre, che perse la vita mentre lavorava per il suo paese. Ma, quando per lui si stanno spalancando le porte di una nuova carriera nelle Nazioni Unite come coordinatore del programma Oil for Food, viene a conoscenza di una cospirazione intorno ad alle riserve petrolifere dell’Iraq. Così giovane eppure già parte determinante di un sistema corrotto. Michael dovrà dunque scegliere tra il valori che lo hanno sempre sostenuto o i compromessi del mestiere scelto.

La diplomazia è sempre la soluzione più ragionevole, ma non probabilmente se si sceglie come declinazione a cui deve sottostare il cinema. Soprattutto quel determinato prodotto audiovisivo che cerca di riportare a galla verità scottanti del nostro passato storico, che non sempre trovano soluzioni narrative o visive all’altezza dello scandalo che hanno suscitato a loro tempo. Eppure non si smette di tentare, fondendo insieme i parametri della politica e del cinema, cercando di trarre fuori un lavoro soddisfacente che possa appassionare come hanno saputo fare le vicende accadute ed emozionare chi da questa arte aspetta di potersi sentire coinvolto. Tutti presupposti a cui si spera che il realizzatore di Giochi di potere abbia pensato, ma che vengono del tutto falliti dal principio della pellicola fin proprio alla sua fine.

Giochi di potere – Un film senza inizio, senza fine, senza climax, senza thriller

Basato sull’autobiografia di Michael Soussan Backstabbing for Beginners: My Crash Course in International Diplomacy, il film di Per Fly è la via di mezzo tra storia reale e apparato cinematografico che, al fine dei suddetti giochi, sembra soltanto il risvolto di un reportage finito male che non ha saputo trovare la sua collocazione in nessun altro genere. Didascalico da infastidire lo spettatore, che si ritrova a diventare primariamente uditore e a non vedere mai gli eventi avvenire sullo schermo, essendo così costretto a seguire le spiegazioni minimali e sentimentali del protagonista, Giochi di potere alterna immagini di repertorio e riprese smorte di finzione non scaturendo alcun risultato, narrando una storia che un documentario avrebbe saputo rendere più pertinente e strutturata con maggior criterio.

Ben Kingsley, attore straordinario, sa muoversi con sicurezza in questo film da cui è difficile trarre conclusioni positive, se non quelle di aver riconfermato che per produrre opere sul tema politico bisogna comunque avere elementi filmici solidi da saper sfruttare. Un interprete che risulta quasi fuori contesto per la sua esperienza attoriale, del tutto in contrasto con l’atteggiamento dimesso e costantemente in posa del giovane Theo James. Giochi di potere non possiede un inizio, è privo di climax e di una concatenazione di eventi che non risulti piatta e, di conseguenza, inesistente, in cui l’unico slancio energetico arriva da una colonna sonora composta da Todor Kobakov, ma troppo simile alle musiche sintetizzate di The Social Network. Un gioco che non ha partita, in cui la diplomazia non può risolvere niente.

Giochi di potere è al cinema dall’11 luglio.

Regia - 2
Sceneggiatura - 1.5
Fotografia - 2
Recitazione - 2
Sonoro - 2
Emozione - 1.5

1.8