Roma FF16 – Ghostbusters: Legacy – recensione del film di Jason Reitman

L'opera, evento di apertura di Alice nella Città nell'ambito della Festa del Cinema di Roma 2021, è un cavalcata nostalgica tra sequel e reboot dei due film originali.

Ghostbusters: Legacy, diretto da Jason Reitman (Juno, The Front Runner – Il vizio del potere) nasconde già un potente indizio all’interno del sottotitolo, magistralmente trasformato dalla localizzazione italiana. La parola Afterlife, infatti, usata sul suolo americano, non riesce ad esprimere per nulla il valore profondo della pellicola e richiama solamente un concetto di ripartenza di un franchise morto più di 30 anni fa e ripreso nei tempi moderni. Il termine “Legacy”, eredità, invece, ha un impatto decisamente più calzante, sia a livello contenutistico che più strettamente progettuale. Ve ne parleremo, ovviamente, senza fare nessuno spoiler, che significherebbe un tradimento grave per tutti coloro che amano la saga in modo viscerale.

Ghostbusters: Legacy, presentato ad Alice nella Città (in anteprima europea), rassegna parallela e indipendente nell’ambito de La Festa del Cinema di Roma 2021, è un perfetto ponte tra passato e presente del brand, un’esplosione di nostalgia, malinconia e tante idee amorevoli che palesemente sono state pensate con un’attenzione particolare nei confronti degli amanti della saga (e la supervisione di Ivan Reitman, padre di Jason e regista dei primi due capitoli, lo dimostra ed una è una garanzia di qualità). Una cifra stilistica, quindi, che è dedicata principalmente alla celebrazione dei tanti appassionati di Ghostbusters e che pone anche delle basi per un possibile futuro. La realizzazione arriva nelle sale italiane il 18 novembre 2021, con la distribuzione di Sony Pictures Italia e Warner Bros. Italia.

Ghostbusters: Legacy – La forza della saga racchiusa in una formula matematica

Ghostbusters: Legacy

In religioso e sacro silenzio, Jason Reitman, in compagnia del padre Ivan e del co-sceneggiatore Gil Kenan (Monster House, Ember – Il mistero della città di luce), hanno analizzato tutto quello che è stato costruito negli anni ’80, lo hanno ripreso, rielaborato e in seguito hanno colpito direttamente al cuore di tutti i nostalgici che sono vissuti a suon di flussi incrociati e trappole per fantasmi. La storia ne è un esempio lampante: una nuova generazione pronta a prendere le redini dell’impresa, sostituendo i leggendari Peter Venkman (Bill Murray), Raymond Stantz (Dan Aykroyd), Egon Spengler (Harold Ramis) e Winston Zeddemore (Ernie Hudson).

Abbiamo una famiglia che si trasferisce in una spaventosa casa con una giovane protagonista carismatica e geniale, Phoebe (McKenna Grace); un fratello più disilluso, Trevor (Finn Wolfhard) e una serie di compagni d’armi d’eccezione, a partire da Mr. Grooberson (Paul Rudd). La minaccia, ovviamente, è di proporzioni considerevoli, ma il nostro gruppo non si tira per nulla indietro, anzi. La chiamata all’avventura è cadenzata, sottile e anche ben impostata: l’azione arriva infatti con calma, a piccoli bocconi, intervallata da un umorismo per nulla becero, ma anzi, tagliente e moderno, adatto sia per le vecchie che le nuove generazioni. La sceneggiatura riesce ad accontentare un po’ tutti, lasciando un pochino da parte coloro che partono da zero, senza nessuna conoscenza ectoplasmica, ad ogni modo ci ritorneremo.

La regia di Ghosbusters: Legacy dialoga attivamente con il copione per fornire le giuste coordinate per comprendere il più possibile il film, le sue sfaccettature e anche quella dedica amorevole che Jason Reitman ha voluto fortemente tributare ad uno dei franchise più famosi e apprezzati del mondo del cinema. Ciò non si vede solamente nei continui riferimenti, easter-egg vari e connessioni con gli originali Acchiappafantasmi, ma anche con la prosecuzione di quella mitologia a cavallo tra mistero e soprannaturale. L’occhio del regista trabocca di amore, ma trasmette anche tanta spiccata personalità, non limitandosi, quindi a riproporre una formula giù ampiamente rodata, ma inserendo parecchie trovate curiose ed efficaci.

Si torna indietro, ma si fanno anche tanti passati avanti: si gettano delle basi per costruire delle solide fondamenta e chissà, magari ripartire nuovamente con il franchise, tenendo sempre conto di ciò che è stato fatto in passato. La stessa natura del film è peculiare: è un reboot o un sequel? In realtà tutti e due e la pellicola funziona proprio in questa particolare posizione, portabandiera della malinconia, ma anche portavoce di un nuovo modo di concepire la saga, più adatto ai giovani di oggi. Cambia quindi anche il linguaggio, ma, se si scava a fondo, lo spirito è sempre il medesimo degli anni ’80, e quindi il pensiero ricade ancora una volta sulla funzionalità del progetto in rapporto al pubblico estraneo al fenomeno cinematografico del 1984.

Ghostbusters: Legacy – Nuova vita, ma stesse abitudini

Ghostbusters: Legacy

Come tutti i film di questo tipo in cui vi è una connessione ad un universo e, soprattutto, dove c’è il rilancio di una IP leggendaria, la mano tesa dal team artistico nei confronti del pubblico in alcuni frangenti è fin troppo calcata, con soluzioni palesemente emozionali e volte alla pura e semplice soddisfazione della fanbase, senza nient’altro dietro. Ghostbusters: Legacy, seguendo questa direzione, riesce perfettamente a soddisfare tutte le asfissianti e pericolose aspettative degli appassionati, ma si taglia, inevitabilmente, una fetta di audience che invece vorrebbe partire più tranquillamente, in punta di piedi, senza essere bombardata da collegamenti più o meno velati alla doppietta di Ivan Reitman (ma anche a tutto il background che la saga ha portato negli anni).

Ciò, di per sé, non è un difetto di natura prettamente contenutistica, ma anche progettuale. Contenutistica perché, di fatto, nonostante Ivan Reitman ci abbia messo del suo, la storia che si ripropone, soprattutto nella parte conclusiva, è sempre la stessa. Il finale è strappalacrime, ma tutto il passaggio che lo precede fa storcere leggermente il naso, sapendo fin troppo di già visto e non possiamo dire oltre. Progettuale, invece, perché non è molto chiaro cosa vogliano fare i produttori, se semplicemente riesumare un franchise vecchio (e lo spirito adottato suggerisce comunque freschezza, non pura commercialità) o anche ricominciare da capo, che però, a quanto abbiamo visto, non sembra essere possibile fino in fondo.

Nonostante tutto questo, passando alle componenti recitative, con Ghostbusters: Legacy si può essere soddisfatti sia delle scelte precise e chirurgiche di casting, che delle interpretazioni vere e proprie. Sia i primari che comprimari, infatti, oltre ad essere ben bilanciati a livello narrativo, dimostrano, con le loro performance, di aver creduto nel lungometraggio fino in fondo, dando un contributo indispensabile per costruire un nuovo capitolo della storia di Ghostbusters. In particolare, senza nulla togliere al resto del cast, McKenna Grace è straordinaria: un talento genuino già ampiamente dimostrato con i suoi precedenti lavori, nonostante la giovane età, che brilla ancora di più di luce propria in questo importante progetto mainstream.

Ghostbusters: Legacy è effettivamente un paradiso per la fanbase degli Acchiappafantasmi più simpatici e carismatici in circolazione. Si parte dalle origini, con uno studio certosino del passato e si punta anche al futuro, con uno sguardo, però, forse fin troppo trasognato sulle componenti nostalgiche e malinconiche della saga. La regia, come anche la sceneggiatura, portano ardentemente su schermo un gigantesco omaggio nei confronti degli appassionati, a tal punto da far rivivere vecchie emozioni, con differenti strumenti. In questo alternarsi tra vecchio e nuovo, però, il bilanciamento contenutistico è troppo tarato per i vecchi fan e poco per le nuove generazioni. Vedremo se successivamente tale scompenso sarà recuperato.

Regia - 4.5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 4.5

4.2